Adriano, sesso e calcio, donne e alcool. E non è l'unico
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Adriano, sesso e calcio, donne e alcool. E non è l'unico

Da Meazza a Skoglund, da Best a Renato a Romario sono in tanti i giocatori di talento che sono stati ostaggio della bella vita

Adriano, sesso e calcio, donne e alcool. E non è l'unico

La rescissione del contratto del calciatore dell’Inter Adriano, e quindi un suo precoce pensionamento se andrà a fare qualche sgambata in qualche club carioca, rappresentano l’atto culminante di una situazione che andava avanti, o meglio si trascinava sin dall’estate 2006. L’Inter ce l’ha messa tutta per cercare di riassemblare il professionista Adriano, ma è stato tutto inutile; alla prima pausa, dopo un periodo in cui sembrava esser tornato a rigar dritto, si è verificato il consueto buco informativo a voler usare un linguaggio spionistico. Dov’è finito Adriano? Cosa sta facendo? Leggende metropolitane raccontano di droga, pornostar e travestiti, alcool e danze sfrenate. Leggende non confermate perché neanche un’unità del 1º Batalhão de Forcas Especiais, le temute forze speciali brasiliane, entra a cuor leggero nel barrio di Adriano.

La lista dei calciatori genio e sregolatezza è però lunga e Adriano è solo uno della lista, di una lista che comprende anche Giuseppe Meazza, calciatore cui è dedicato lo stadio dove ha giocato Adriano.

Anche il Balilla, così era chiamato Meazza, non era propriamente un modello di professionalità. Negli anni cinquanta nelle file dell’Inter (ancora!) giocava uno svedese anomalo, uno scandinavo basso tutto fantasia e finte a nome Lennart “Nacka” Skoglund, un brasiliano biondo insomma. Skoglund ebbe problemi con l’alcool e i debiti e, seppur non sia mai stata fatta piena luce, con molta probabilità si suicidò a 46 anni. Ovviamente tutti conoscono la parabola dell’Irlandese matto, del quinto Beatles, di George Best. E la sua fine. Tra i più assidui nella categoria “genio e sregolatezza” troviamo diversi connazionali di Adriano. Negli anni ’80 sbarcò in Italia, a Roma, Renato Portaluppi.

 Renato non era proprio un carneade, anzi; aveva già vinto un’Intercontinentale con il Gremio di Porto Alegre, con una sua doppietta ed era titolare della nazionale brasiliana ai mondiali del 1986. O meglio, avrebbe dovuto essere titolare, ma così non andò in quanto fu allontanato dalla squadra per esser scappato dal ritiro. Di lui a Roma si ricordano le frasi “Più che i terzini, dovranno essere le loro mogli a stare attente a me”“Giannini in Brasile non giocherebbe nemmeno in terza divisione”. Capito il tipo… E vogliamo parlare di Ronaldo? Del suo quasi omonimo Ronaldinho, indigesto a Rijkaard anche perché sembrava mirare alle virtù, diciamo così, della figlia? Di Robinho, un altro discotecaro matto? Vogliamo scomodare i mostri sacri Romario e Edmundo, che fece inserire nel contratto la vacanza durante il Carnevale? Tutti personaggi con una forte nostalgia del Brasile, dei suo colori, dei suoi suoni, dei suoi odori, delle sue donne. I carioca sono fatti così, prima viene il divertimento. Prendere o lasciare. Ovviamente non sono tutti così (per fortuna!), ma è bene tenere in mente il carattere nazionale, patti chiari amicizia lunga. Il sottotitolo alla rescissione è: “Andate al diavolo voi, gli allenamenti, le partite e Mourinho. Io voglio solo giocare e divertirmi con le donne”. Punto. Magari lo ritroveremo l’anno prossimo ai mondiali, magari no… Resta il rimpianto per una carriera che poteva essere spesa meglio, una carriera iniziata con una prodezza balistica, raramente si è vista una simile punizione, al Bernabeu contro il Real Madrid e iniziata a declinare nell’estate del 2004 con la morte del padre. O forse semplicemente, come dicono molti brasiliani, “si può uscire dal barrio, ma il barrio non uscirà mai da te”. Il calcio italiano perde un potenziale campione, Adriano, se è questo ciò che vuole, salverà la sua mente da un’inutile tortura, e da qualche follia.

                                                           Massimo   Bencivenga

 
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