Calciopoli, un po' di tempo dopo...
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Calciopoli, un po' di tempo dopo...

Gianluca Paparesta, attraverso il suo blog, parla del suo coinvolgimento, detta la sua versione e punta il dito verso le consorterie del calcio

Calciopoli, un po' di tempo dopo...

L’estate del 2006 fu una torrida estate, se non dal punto di vista meteorologico, perlomeno sul fronte scandali e giustizia. In quel tempo un pm dal nome comico, Woodcock, indagava nel ventre molle dello show business italico mettendo alla berlina magnaccia politici, tipo Salvo Sottile, reali, i Savoia, e subrettine pronte a tutto, Elisabetta Gregoraci non ancora signora Billionaire. Fu anche l’estate del trionfo mondiale e di calciopoli. Nelle intenzioni le indagine di calciopoli avrebbero dovuto spazzare via buona parte del sudiciume che galleggiava intorno al pallone, ma in realtà le cose non sono andate come si sperava.

La Juventus, smembrata, scontato l’anno nel purgatorio della B, è la seconda forza del campionato. Moggi non è più ds, ma opera lo stesso indisturbato. La Gea, altrimenti detta quella dei figli di Moggi, De Mita, Lippi, Geronzi e così via, ha ancora un potere spropositato e sproporzionato. Lippi allena di nuovo la nazionale. Una rivoluzione che sarebbe piaciuta all’autore del gattopardo. L’unica novità è rappresentata da un’Inter che vince gli scudetti sul campo, ricordiamo a Mancini e agli amici interisti che prendevano 15 punti di distacco e che uno scudetto le è stato assegnato d’ufficio. Tanti gli uomini, tante le facce poi sparite. Albertini durò giusto il tempo di consegnare le nazionali in mano agli amici Donadoni e Casiraghi; il commissario straordinario Guido Rossi, amico di Prodi, si dimise dopo poco andando al fare il commissario alla Tim, in quel tempo Rossi era dappertutto, si vocifera che gli volessero affidare anche la Cei silurando Camillo Ruini. Tutto però ruotava attorno agli arbitri; arbitri conniventi con Moggi e i designatori, all’epoca era Bergamo; arbitri chiusi negli spogliatoi alla stregua di quanto avviene nelle periferie del calcio minore del sud Italia. Di tutti questi arbitri a pagare più di tutti è stato Gianluca Paparesta. Che paga ancora. Dal suo sito l’ex arbitro, non so se sia giusta la dicitura ex, racconta la sua verità non risparmiando frecciate e tirando in ballo uomini e fatti poco noti. Paparesta racconta di un mondo autoreferenziale, abituato a scegliere con metodi bulgari, vedi i casi di Abete, Gussoni e della superstar Collina; io ho in mente un arbitraggio scandaloso di Collina in un Roma-Napoli del ’93, con Hassler che, al momento di tirare il rigore, lo tocca due volte e con Mihajlovic a fare il terrorista autorizzato; un mondo laddove chi non è “funzionale al sistema”, parole del numero due della federazione Antonello Valentini, non molto conosciuto ma molto potente, viene messo ai margini. Racconta di Rosetti e di strane telefonate ricevute negli intervalli delle partite ( si possono ricevere telefonate?); Paparesta indica nelle ammonizioni scientifiche uno dei metodi per favorire la Juventus, una volta di questa “strana casualità” si lamentò pubblicamente il presidente Zamparini, li per lì pensai ad un soggetto paranoico. Nel sito troviamo riferimenti, e ringraziamenti, ad arbitri per il concreto e fattivo aiuto nell’ascesa della Fiorentina alla massima serie; non mancano inoltre riferimenti al ruolo, importante, svolto dal designatore degli arbitri, sempre Bergamo, e dalla sua potentissima segretaria. Che dire? Che una volta tanto farebbe bene ascoltare “una voce fuori dal coro”, la voce di chi sta pagando mentre le persone “funzionali al sistema” vanno in tv o arbitrano in Champions League.

Ecco il sito www.paparesta.com

Un doveroso saluto anche a Giovanni “Flash” Parisi, boxer prematuramente e tragicamente scomparso, olimpionico di Seul nonostante un arbitraggio sfacciatamente ostile. Campione del mondo negli anni novanta e araldo dell’italica boxe. Ciao.

                                                  Massimo   Bencivenga

 
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