Europei 1992. Quando la cenerentola Danimarca si fece Regina
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Europei 1992. Quando la cenerentola Danimarca si fece Regina

La Danimarca, da esclusa che era, diventò Campione d'Europa

Europei 1992. Quando la cenerentola Danimarca si fece Regina

 

A volte le favole avvengono anche nello spietato e efferato mondo del calcio. Anzi, forse sono le favole che ci aiutano ad accettare tanto marciume, a farci amare, nonostante tutto, il gioco del calcio. Perché, qualche volta accade davvero che il pallone è rotondo e va dove viene indirizzato dai calci e non da ciò che con il calcio non ha niente a che fare. Se fosse una favola allora Danimarca ’92 non potrebbe che essere Cenerentola.

Perché? Perché la Danimarca non avrebbe dovuto partecipare agli Europei del 1992 che si svolsero nel 1992, fu invitata all’ultimo momento in seguito alla dissoluzione dell’ex Jugoslavia che aveva vinto il girone di qualificazione, ricordiamo che ai tempi, con la fase finale a 8, passavano solo le prime classificate.
Ad un certo punto si cominciò a sperare anche per l’Italia di Vicini che era partita maluccio e non riuscì a vincere la sfida cruciale con l’Unione Sovietica.


Le speranze azzurre che si fermarono sul palo di Ruggero Rizzitelli ripresero quota per colpa della geopolitica che stava ridisegnando il mondo. Non fu solo la Jugoslavia a disgregarsi ma anche l’Unione Sovietica, che però si presentò in Svezia con la sigla CSI (Comunità degli Stati Indipendenti).

Niente da fare per l’Italia. Giusto così, perché le cose bisogna conquistarle sul campo e non nelle trattative burocratiche e politiche. Via l’Italia, le favorite sembrano essere la Germania e l’Olanda, subito dopo lnghilterra e una ritrovata Francia mentre la Svezia di Thomas Brolin è la mina vagante. Svezia, Danimarca, Francia e Inghilterra sono in un girone, mentre l’altro è formato da CSI, Olanda, Scozia e Germania. In quest’ultimo girone le cose filano lisce, nel senso che Olanda e Germania tennero fede alle attese piazzandosi prima e seconda. L’Olanda mise in evidenza il talento del giovane Denis Bergkamp che poi si trasferirà a Milano, sponda Inter, per una cifra monstre. Nell’altro girone il patatrack avvenne all’ultima giornata. L’inghilterra per passare doveva battere la Svezia. E non vi riuscì perché al gol di Platt risposero Eriksson e Brolin. Inghilterra go home.

La Francia aveva due risultati su tre per passare ma s’incartò e andò sotto con la Danimarca, che marcò con Henrik Larsen, uno che aveva fatto vomitare nel Pisa, il primo punto.

I galletti riuscirono a pareggiare con JPP, alias Jean-Pierre Papin, peraltro pallone d’oro in carica, ma a 12 minuti dalla fine Elstrup mandò a casa i francesi allenati da Platini e in semifinale la Danimarca, che uguagliò così il risultato del 1984, quando c’era la Danish Dynamite di Larsen-Elkjaer e Michael Laudrup.

Michael Laudrup non rispose alla convocazione di Moller Nielsen perché riteneva la Danimarca non all’altezza di una competizione. E in realtà i tempi e le gesta della già citata Danish Dynamite sembravano lontani e tramontati. La Danimarca affrontò in semifinale l’Olanda di Van Basten, di Rijkaard e di Bergkamp.

L’Olanda forse sottovalutò la Danimarca, o forse no; fatto sta che Henrik Larsen portò due volte avanti la Danimarca, ripresa entrambe le volte prima da Bergkamp e poi da Rijkaard. I supplementari finirono 2-2 e allora via alla lotteria dei rigori. I danesi furono infallibili mentre Van Basten sbagliò il rigore più importante della sua vita.

L’altra semifinale, quella tra Germania e Svezia andò come doveva andare, con i tedeschi che rispettarono il ruolo di favoriti andando avanti 2-0 per effetto delle segnature di Hassler e di Kalle Riedle.

La Svezia accorciò con Brolin, ma a due minuti dalla fine ancora Riedle sembrò mettere fine alla partità.
Sembrò… Perché un minuto dopo Kenneth Andersson marcò il 3-2 che mise un po’ di tremarella ai Campioni del Mondo in carica.

A questo punto, eliminata l’Olanda, la Germania si sentiva in tasca il titolo. Mai nessuno aveva vinto Mondiale e Europeo in successione. Per la verità la Germania Ovest fece qualcosa del genere, tra il ’72 e il ’74, ma vincendo prima l’Europeo e poi il Mondiale in casa.

I danesi, dal canto loro, arrivarono leggeri all’appuntamento, questo di sicuro giovò loro. Il loro ostracismo mise in crisi le geometrie offensive, peraltro poco fantasiose, della Germania Ovest che si ritrovò incartata nel tatticismo esasperato dei danesi che poi riuscirono a imporsi per 2-0 per effetto delle marcature di Jensen e Vilford. Alla fine fu grande festa.

Per la verità non fu un grande europeo, anzi…

L’eccessiva paura di vincere fece da freno e forse non fu un caso se da qual punto in poi si introdusse la regola del divieto al portiere di raccogliere con le mani un retropassaggio.

L’impresa della Danimarca rimarrà comunque nella Storia. 10-15 calciatori che trovarono il mese della vita. Henrik Larsen, bidone in Toscana e bomber in Europa, ne fu la palese dimostrazione. Sivabaek al Pescara fece ridere e così via. Gli unici Big di quella nazionale furono Brian Laudrup e Peter Schmeichel per anni goalkeeper e star del Manchester United.       

Gli undici leoni erano: Peter Schmeichel, John Sivebæk, Lars Olsen (C), Torben Piechnik, Kent Nielsen, Kim Christofte, John Jensen, Kim Vilfort, Henrik Larsen, Brian Laudrup, Flemming Povlsen.

Forse la loro impresa diede vigore alla Grecia 12 anni dopo. O forse no… Fatto sta che nel 1992 la Cenerentola Danimarca divenne Regina.

Massimo Bencivenga
 

 

 
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