I 15 calciatori più importanti nei mondiali degli anni '50
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I 15 calciatori più importanti nei mondiali degli anni '50

Dopo i 15 calciatori anni '30, adesso passiamo agli anni '50. Anni tumultuosi.

I 15 calciatori più importanti nei mondiali degli anni '50

Secondo appuntamento, dopo quello relativo agli anni ’30, con i calciatori e i momenti migliori dei mondiali del 1950, del 1954 e del 1958.

 

15 - Joe Gaetjens. Meno, molto meno di un Carneade del calico. Joe Gaetjens si trova in questa classifica per un motivo semplicissimo. E’ l’uomo che segnò il gol vittoria per gli Usa contro l’Inghilterra, che per la prima volta partecipava a una rassegna iridata, a Brasile 1950. Era un haitiano, a riprova che il melting polt statunitense è sempre stato un valore e non un freno. Morì nel 1964, probabilmente ucciso dagli squadroni della morte haitiani: i tristemente famosi Tonton Macoutes.

14 - Kurt Hamrin. Era detto l’uccellino per via del fisico, ma in realtà era un rapace in area di rigore. Un attaccante sottovalutato, pochi si ricordano di lui, se non quando vedono la marea di gol segnati. Al mondiale casalingo ne segnò quattro. Uno, in semifinale, da leggenda.

13 - Sandor Kocsis. La più bella testa d’Europa dopo Churchill. Questo si diceva di Kocsis, per via del suo formidabile gioco aereo. Ma Kocsisi era ben altro, la sua classe lo portava a farsi valere anche palla al piede, al punto che in realtà partiva, come Puskas, dalla posizione di mezzala segnando, sfruttando anche le magnifiche sponde di Hidegkuti, caterve di gol. Da un suo tiro nacque il primo gol per l’Ungheria nella partita che la Storia conosce come “Il miracolo di Berna”.

12 - József Bozsik. L’ Aranycsapat, la formidabile squadra magiara aveva degli attaccanti leggendari, al punto che uno, Hidegkuti, ha dato il nome a un particolare modo di interpretare il ruolo di centravanti: il centravanti alla Hidegkuti. Ma senza József Bozsik a interdire e costruire, anche Puskas e Czibor, Hidegkuti e Kocsis avrebbero vinto di meno.

11 - Just Fontaine. Nessuno come lui è mai riuscito a segnare 13 reti in un mondiale. Anche perché pochi si son potuti giovare degli assist di Kopa.

10 - Ademir. Ademir Marques de Menezes era detto Punta de lanza, ossia punta di lancio per la qualità dei suoi passaggi, ma era anche un marcatore mortifero e letale, al punto che per marcarlo le squadre brasiliane cambiarono modulo. Suggeritore e realizzatore, quindi. Bomber principe a Brasile 1950, in nazionale può vantare uno score di 32 reti in 37 partite.

9 - Fritz Walter. Era il capitano e l’anima della Germania Ovest che fece l’impresa, che batté i fortissimi ungheresi per 3-2 nella finale di Berna a Svizzera 1954. La nazionale che finì all’ospedale e che, precedentemente, nel girone, aveva perso contro l’Ungheria per 8-3.  

8 - Zizinho. Tomás Soares da Silva detto Zizinho. Grandissimo, immenso, ma anche lui macchiato dalla vergogna di Maracanà 1950. Del Brasile già pronto a festeggiare era il giocatore più forte e rappresentativo, più ancora della “punta de lanza” Ademir, la vera star di un brasile fortissimo che, dopo l’affermazione dell’anno precedente, a suon di reti, nella Copa America era il naturale favorito del mondiale del 1950. 
O’ mestre Ziza è stato l’avo naturale di una genia di brasiliani comprendente Pelè, Rivelino, Zico, Romario, Ronaldinho, gente capace di segnare ed incantare. 
Detiene tuttora il record di reti nella fase finale di Copa America (17) e può vantarsi di essere stato preso, come modello di gioco e uomo, dalla futura leggenda carioca corrispondente al nome di Pelè.

7 - Helmut Rahn. Se Fritz Walter era il capitano e l’anima della Germania Ovest Campione del Mondo 1954, allora Helmut Rahn, di quella nazionale, ne era il maglio e il martello capace di stordire e far male. E fu una sua doppietta a stordire e far male i magiari. Rahn, come Walter, poco dopo si ammalò di epatite e non fu più lo stesso.

6 - Ferenc Puskas. E’ uno dei grandissimi di tutti i tempi. E’ stato grande nella magnifica Honved, nella fantastica Ungheria e nel galattico Real Madrid, laddove rivaleggiava, in campo e fuori con Di Stefano. Il suo sinistro era, per precisione e potenza, un’arma non convenzionale; si racconta che spesso dicesse gol, convinto di segnare, come avveniva, dopo aver scagliato, novello Zeus, qualcuna delle sue folgori. Nessuno ha la sua media gol con una casacca nazionale, avendo seganto 84 gol in 85 partite; e nessuno ha mai segnato 4 gol in una finale di Coppa dei Campioni. Pur acciaccato, giocò e segnò, nella fatidica finale di Berna. E per la verità segnò anche il gol del 3-3, annullato per un fuorigioco molto discutibile.

5 - Alcide Ghiggia. Uno dei tre uomini, insieme a Frank Sinatra e Papa Giovanni Paolo II, capaci di zittire il catino ribollente del Maracanà. Il suo è il gol che ha provocato più suicidi nella storia del calcio. O Maracanaço è più Ghiggia che Schiaffino, in effetti.

4 - Obdulio Varela. Capo naturale come Josè Nasazzi, anche Varela era detto El Jefe, e fu l’uomo che diede il là al tristemente famoso Maracanaço quando, leggendo la paura sul volto dei compagni, disse: “Non guardate le tribune. Loro non giocano. La partita si gioca sul campo e quaggiù loro sono undici proprio come noi!”
Vinse, ma ne rimase talmente scosso al punto da dichiarare, anni dopo, che: “Se dovessi giocare di nuovo quella partita, mi segnerei un gol contro. L'unica cosa che abbiamo ottenuto vincendo il titolo è stato di far felici i dirigenti della Federazione uruguaiana che si fecero consegnare le medaglie d'oro e a noi giocatori ne diedero altre d'argento. Questo è stato il riconoscimento.” Perché? Perché leggendo dei suicidi e vedendo la tristezza negli occhi dei brasiliani capì cos’era il dolore per una sconfitta. E lui ne era stato artefice e motore.

3 - Pelè. Basta il nome, no?

2 - Raymond Kopa. Figlio di emigranti polacchi, un giorno rischiò di morire in una miniera. Ne uscì grazie alla classe e al temperamento, al punto che lo chiamarono Il Napoleone del Calcio. Da solo fece grande il Reims e lo portò di peso alla finale, persa di misura per 4-3 con il Real Madrid. 
Nel 1958 portò la Francia alle semifinali del mondiale svedese, venendo eletto miglior calciatore del mondiale, contribuendo, con i suoi geniali assist, ai 13 gol messi a segno da Just Fontaine.
In quel mondiale c’era anche Pelè, ma il migliore fu Raymond Kopa. Ciliegina sulla torta, quell’anno fu insignito del Pallone d’Oro succedendo al suo compagno e rivale nel Real Alfredo Di Stefano.

1 - Juan Alberto Schiaffino. Juan Alberto Schiaffino meriterebbe, oggi, ben altra considerazione. Stella della nazionale dell’Uruguay del 1950 (nella prima partita segno 5 reti), fu uno dei marcatori della partita passata alla storia come O Maracanaço, il disastro del Maracanã. Ho una venerazione per lui, regista sopraffino che metteva la sua classe e la sua intelligenza al servizio della squadra.
Ai mondiali svizzeri del 1954, passati alla Storia come quelli del Miracolo di Berna, in semifinale si ritrovarono di fronte i campioni in carica dell’Uruguay e l’Aranycsapat, la squadra d’oro, la formidabile Ungheria del colonnello Ferenc Puskas, di Nándor Hidegkuti e di Sándor Kocsis.
I magiari erano fortissimi, ma Schiaffino, schiumando rabbia e sciorinando calcio, li costrinse ai supplementari. Una partita bellissima, che fece dire a Brera 
“Ungheria-Uruguay è la più bella partita che abbia mai visto giocare: ho imparato di più in quelle due ore che in vent'anni di calcio giocato e criticamente descritto”. 

Questi i miei 15.
Sono rimasti fuori gli scandinavi Liedholm e Gren, e tutti gli argentini di qualità, i Sivori, i Maschio, gli Angelillo, i Pedernera, che, per un motivo o per un altro, non hanno giocato quei mondiali o, se pure lo fecero, non lasciarono il segno. O comunque non abbastanza.

Tra questi 15 non c’è neanche un italiano.

Uno solo avrei potuto menzionare, e lo faccio adesso: Giampiero Boniperti.

 

Massimo Bencivenga 

 
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