La prima volta di Italia-Uruguay, una storia d'altri tempi
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La prima volta di Italia-Uruguay, una storia d'altri tempi

La prima volta l'Italia con l'Uruguay fu una partita per certi versi, epica.

La prima volta di Italia-Uruguay, una storia d'altri tempi

Il sorteggio mondiale mi offre lo spunto per raccontare la genesi degli incontri di calcio tra l’Uruguay e l’Italia, peraltro la nazionale dell’Uruguay è una delle poche al mondo a poter vantare, nei nostri confronti, un record positivo.

Un record che potremmo facilmente pareggiare semplicemente vincendo a Brasile 2014.

La prima partita avvenne nel 1928, alle Olimpiadi di Amsterdam. All’epoca alle Olimpiadi si schieravano le nazionali migliori, non esisteva una nazionale olimpica, né tantomeno una Under 21 o una Under 23. Non era la prima partecipazione azzurra a una Olimpiade, ma fu una grande Olimpiade per gli azzurri. Le due squadre si affrontarono in semifinale.
Ma l’Uruguay com’era? Era una compagine strepitosa, aveva già vinto tre volte la Copa América e l’Olimpiade precedente a Parigi.

C’era Andrade, la Maravilla Nera, un mediano dai piedi buoni e dal fisico di gomma, che contrastava, impostava e segnava; c’era Hector Scarone, El Mago, che poi venne anche in Italia; c’era il grande 10 Cea; e c’era El Jefe, il boss Nasazzi, un libero ante litteram e un capobranco come raramente se ne son visti su un campo da calcio.

Ma anche l’Italia di Vittorio Pozzo era niente male, con Virgilio Rosetta e con Caligaris, con Magnozzi e Angelo Schiavio, l’eroe del 1934; e soprattutto con i sommi Baloncieri e Levratto (foto), detto lo sfondareti per la potenza del tiro.  

L’Italia era arrivata lì dopo aver battuto di misura la Francia per 4-3, con marcature di Rosetti, Levratto, Banchero, Baloncieri; e dopo aver eliminato la Spagna in due partite.

Perché due partite? Perche la prima era terminata 1-1, per l’Italia aveva marcato Baloncieri. La ripetizione andò un po’ meglio: l’Italia si impose per 7-1 per effetto delle marcature di Magnozzi, Schiavio, Baloncieri, Bernardini, Rivolta, Levratto (2), che manco a dirlo sfondò la rete con il suo primo gol. Il Bernardini che leggete è quello che state pensando, l’allenatore degli scudetti di Fiorentina e Bologna e poi anche della Nazionale. Curioso pensare che anche nel 1934 la partita con la Spagna dovette essere ripetuta.  
Ma torniamo alle Olimpiadi del 1928.

L’Italia in quella semifinale si portò in vantaggio con Baloncieri, l’Uruguay reagì portandosi all'intervallo sul 3-1 in seguito alle reti di Cea, Campolo e Scarone. Partita finita? Niente affatto, perché quella Italia aveva classe e grinta da vendere. Levratto si caricò la squadra sulle spalle e al ’60 segnò il 3-2 che riaprì la partita. Una Italia mai doma attaccò generosamente e nei minuti finali a Levratto venne negato un rigore lapalissiano. L’azzurro fu atterrato da Canavesi, ma l’arbitro, pur tra mille proteste, ignorò il fallo.

Dello scippo se ne accorse anche il quotidiano inglese The Telegraph che titolò «Evviva il perdente!» in omaggio agli italiani vessati. L’Uruguay in finale battè dopo due partite l’Argentina bissando l’oro di Parigi; l’Italia arrivò terza perché nella finalina regolò con un sonante 11.3 l’Egitto con marcature di Schiavio 3, Baloncieri 2, Banchero 3, Magnozzi 3. Levratto venne eletto miglior calciatore europeo delle Olimpiadi.

 

Massimo Bencivenga 

 
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