Chi governerà l'Italia dopo Mario Monti? Qualcuno spera nel bis del professore
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Chi governerà l'Italia dopo Mario Monti? Qualcuno spera nel bis del professore

I più vorrebbero però un ritorno alla centralità della politica. Ben vengano i prof e i tecnici, ma con il sostegno del consenso elettorale e non come cooptazione dall'alto.

Chi governerà l'Italia dopo Mario Monti? Qualcuno spera nel bis del professore

 

Qualcuno, come Casini, ha già da tempo sciolto il nodo gordiano del dopo Monti affermando, più o meno alla lettera, “dopo Monti c’è Mario Monti”.
Montezemolo a suo tempo disse che l’affermazione di Casini era un po’ riduttiva per un paese importante come l’Italia. Tempo neanche due mesi e lo stesso Montezemolo deve essersi convinto della bontà della cosa, infatti adesso è lui ad auspicarsi un Monti bis.

Ad oggi lo scenario che si delinea sembra dire che la lettera A e la lettera B della “strana maggioranza” ABC sono poco propense ad un Monti Bis; Alfano dice sì a patto che si candidi e vinca, o perlomeno faccia parte della coalizione vincente, le elezioni. E come dargli torto?

Bersani non lo dice apertamente, ma lascia trasparire un “mai più un governo tecnico non eletto”. E anche in questo caso come dargli torto? 



Chi vuole Monti al governo dopo il 2013 senza se e senza ma, anche catapultato al comando bypassando le elezioni, sembra essere il lato C (Casini) del già citato triangolo ABC. Il punto è che lo stesso Monti non si decide, qualcuno dice che non lo farà finchè non incasserà il sì sulle ultime riforme che intende fare. Il prof politicamente sembra un tipo attendista, prudente; sa che in ogni caso, ogni futuro politico, a Palazzo Chigi, al Quirinale o come superministro economico passa per i buoni rapporti che riuscirà ad avere con tutto, stante la confusione attuale, l’arco parlamentare. Ecco perché se pure Casini, Fini e qualcuno altro (anche Massimo Cacciari auspica un Monti bis) lo tirano per la giacchetta, l’ex Rettore minimizzerà finchè potrà. Poi può anche darsi che non vuole per sé un futuro politico, non è detto che a tutti piaccia una simile sovraesposizione.
Ad ogni modo la mossa di Montezemolo, fiancheggiato dal ministro Riccardi, dal leader della Cisl Bonanni, da quello delle Acli Olivero, già ribattezzati quelli della Todi 2, potrebbe nuocere a Casini, che si vedrebbe sorpassato e superato lungo l’autostrada dell’area moderata da ricostruire. Perché loro sarebbero il nuovo che sostiene Monti mentre, in tale ottica, Casini sarebbe espressione del "vecchio" che sostiene Monti.
Nel centrosinistra incombono, le ha lanciate anche a centrodestra, ma forse nel Pdl non se ne farà più nulla causa election day che stringe un po’, ma solo un po’, i tempi.

Sia il Pd che il Pdl saranno altresì costretti, a livello locale, ma forse anche in quello nazionale, a dialogare con aree come la Lega Nord, Idv e Sel che hanno fatto dell’ostracismo a Monti una bandiera.
Da registrare che alcuni sondaggi danno i radicali di Pannella a Roma intorno all’7,8%, va detto che il sondaggio è  stato commissionato dai radicali stessi; in ogni caso il partito di Pannella, stando a questo risultato, avrebbe una percentuale maggiore di Idv al 6,6%, La Destra al 4,7%, l’Udc al 4,6% e Futuro e Libertà al 4,1%. Gli indecisi ammonterebbero al 35,2% del totale. 

Ecco perché dico che l’Udc, tra scandali, vecchiume e difesa senza se e senza ma dell’operato di Monti rischia di pagare oltremodo dazio. A sinistra potrebbe nascere una lista arcobaleno, animata da persone conosciute ma per certi versi ancora “nuove”: gente come i sindaci De Magistris e Emiliano, magari anche il pm Ingroia, qualche tuta blu, qualche artista, attore e scrittore d’area sinistreggiante. Una lista che aiuti il centrosinistra a superare ogni asticella percentuale.
In ogni caso la situazione è quanto mai confusa, e i rischi maggiori sembrano correrli l’Udc in termini di percentuali e il Pd perché rischia di fallire un nuovo, ennesimo calcio di rigore.

Massimo Bencivenga 

 

 
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