Girano, tra saggi e candidabili al Quirinale, i nomi di tanti politici. Ecco i miei.
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Girano, tra saggi e candidabili al Quirinale, i nomi di tanti politici. Ecco i miei.

Tra tanti nomi, ne voglio dare un paio anche io. Ci prenderò? Non credo.

Girano, tra saggi e candidabili al Quirinale, i nomi di tanti politici. Ecco i miei.

 

Il vuoto pneumatico che c’è nella nostra politica sta partorendo, allo scopo di colmare lo stesso vuoto, nomi su nomi. Una vera ridda, di gente candidata e candidabile un po’ a tutto. Napolitano ha scelto di non scegliere. E non dimettersi.

Chiuso il tentativo con Bersani, non ha neanche provato a dare il mandato esplorativo a Berlusconi o a qualche grillino. No, ha tirato fuori dal cilindro i dieci saggi: Valerio Onida, Gaetano Quagliariello, Luciano Violante, Mario Mauro, Enrico Giovannini, Giovanni Pitruzzella, Salvatore Rossi, Giancarlo Giorgetti, Filippo Bubbico, Enzo Moavero Milanesi.

Dopo i tecnici “alieni alla politica” (per modo di dire) del Novembre 2011, ecco i Saggi di Napolitano, che tra politici scafati (Quagliariello, Mauro, Violante e Giorgetti), gran Commis di Stato ed ex amministratori, invece con la politica hanno già avuto a che fare.
Dopo i tecnici i saggi, quando arriveremo ai Filosofi dirò: “Oh Platone, avevi alfine ragione”. Toh, ho fatto anche la rima.

E va detto che Platone, quando parlava di Filosofi, non intendeva gli odierni filosofi, bensì Sapienti a tutto tondo.

Ad ogni modo, è ormai ufficialmente partita la corsa per il Quirinale, che giocoforza sarà lo snodo per ogni Governo, attuale e futuro. Anche qui, ad oggi, c’è una ridda di nomi, proposti dai vari schieramenti. Spuntano i nomi di Piero Grasso, attuale Presidente del Senato e di Valerio Onida, attuale saggio. Timida anche la proposta di un altro saggio: Luciano Violante. Sempre per restare in tema di magistrati, ecco le candidature, più a sinistra che altro, di personalità come Stefano Rodotà e Gustavo Zagrebelsky. Poi c’è la banda degli ex premier, molto nutrita invero, e che vede scalpitanti per il colle: Mario Monti, ormai candidato a tutto, ma spesso perdente quando si tratta di trovar consenso; il dottor Sottile Giuliano Amato; Massimo D’Alema, che già 7 anni fa accarezzò il sogno; e Romano Prodi, che sarà spalleggiato, sin dove possibile, dal Pd.

Berlusconi avrebbe eccome delle velleità, ma i voti? L’uomo di Arcore e i suoi gradirebbero sommamente Gianni Letta, anche se il loro asso nella manica potrebbe, più ancora del Richielieu abruzzese, l’ex Presidente del Senato Marcello Pera, messo un po’ in ombra dal 2008 in poi, nella stagione dei falchi, ma uomo che potrebbe anche risultare gradito al Pd.

Ma il Pd, che ha la maggioranza dei parlamentari, vorrebbe un uomo di Berlusconi al Colle? E se sì, in cambio di cosa? Tra gli outsider vanno annoverati gli ex ministri tecnici Anna Maria Cancellieri e Paola Severino, nonché un altro ex Presidente del Senato, vale a dire Franco Marini.

Un nome che vien fatto spesso, ancorchè con pochissime o nulle speranze è quello di Salvatore Settis, ex Rettore della Normale di Pisa. E poi ci sarebbero quelle che reputo provocazioni: Gino Strada e Emma Bonino.

Personalità di spessore sia chiaro, ma uno, il medico, dove li va a prendere i voti? E poi non vorrete mica vedere Ferrara diventare un kamikaze? http://www.articolotre.com/2013/04/ferrara-e-il-chiodo-fisso-del-suicidio-gino-strada-al-colle-mi-faccio-esplodere/156309

Per la Bonino invece il discorso si fa più squisitamente politico.
Sarebbe una bella cosa, una donna, una rivoluzione per la politica misogina italiana pari all’elezione di Obama alla Casa Bianca.

Ma sarebbe davvero adatta? Cosa ne penserebbero in Cina di una che li critica anche ferocemente per il controllo delle nascite? Vero è che da alcuni punti di vista la sua politica sarebbe ampiamente condivisibile, ma davvero vorremmo chiuderci (solo noi, poi!) il più grande mercato emergente?

Dal momento che ognuno ha i suoi preferiti per il Colle, generalmente in base a ciò che fa (uno scienziato propone uno scienziato, un imprenditore un imprenditore e alla via così), voglio fornire anche io i miei preferiti. E saranno due. Non sono un politico, ma indicherò due che con la politica, seppur in modo diverso, hanno avuto eccome a che fare. I nomi?
Voilà: Arturo Parisi e Fabrizio Barca.

Ma tanto non lo diventeranno mai. O forse una speranza c’è?

Massimo Bencivenga

 

 
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