Cosa resterà della Primavera Araba?
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Cosa resterà della Primavera Araba?

La morte del colonnello apre molte domande. Siamo di fronte ad una annata storica? Quali saranno le conseguenze per l'Italia?

Cosa resterà della Primavera Araba?

Sono abbastanza vecchio da ricordare, al momento della caduta del Muro di Berlino, le parole di un mio vecchio prof di Italiano e Storia (ero alle medie ai tempi): “Massimo, un giorno si dirà è successo l’89 al posto del ’48”. 

\Era un comunista vecchio stampo, ma ci aveva preso. Il 1989 è stato veramente un anno cruciale per il mondo, per la globalizzazione, con gli annessi e connessi, per le democrazie.

La fine della Storia, s’azzardò a dire Francis Fukuyama, il fine politologo, ex teorico delle Rand, ex professore della George Mason University ed attuale professore alla Stanford University.

Un altro famoso storico, Eric J. Hobsbawm, parlò del novecento come del secolo breve (1914-1991). I fatti del ’91 sono la diretta conseguenza del processo iniziato nel 1989 a Berlino e Bucarest, laddove il Conducator Ceasescu e la moglie furono brutalmente fucilati.

 


C’è veramente tutto questa differenza tra il colonnello Gheddafi preso a martellate e i Ceasescu inseguiti dai cittadini inferociti? Io dico di no. La Libia ha rovesciato Gheddafi dopo 41 anni, Ceasescu governò, si fa per dire, per 22, ma il comunismo in Romania durava praticamente dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.

Cosa è successo in un’area, quella magrebina, che ci interessa molto dal punto di vista della Geopolitica? Azzardare delle ipotesi può prestare il fianco a degli abbagli mica da ridere.
Una cosa però la possiamo ben dire.

La Primavera Araba, pur con tutta la dietrologia del caso, i complottisti sono come al solito all’opera, ci ha fatto vedere qualcosa di nuovo: i giovani e le donne.

I rivoltosi egiziani, algerini, siriani, libici hanno una età media che noi in Italia ci sogniamo, sono scolarizzati, hanno usato Facebook e Twitter per aggiornare, real time, i fatti, gli scontri, le repressioni.

Già, la repressione. Mentre Libia ed Egitto si sono affrancate dal vecchiume ciò non è riuscito alla Siria, dove il sangue versato non è bastato ad un cambio di regime

La caduta della parte rossa del mondo ha avuto come effetto immediato: una vasta manodopera a basso costo (l’idraulico polacco è l’icona della caduta del Muro); il dilagare della prostituzione, ormai assurta a vero lavoro per le donne in patria come all’estero; nuove mafiye da contrastare, quella russa, quella bulgara. Vien da chiedersi cosa succederà con governi dove questi nordafricani scolarizzati e le donne.

Per la prima volta, forse, c’è anche un vero movimento femminile in un’area che non brillava né ha mai brillato per apertura al gentil sesso, a meno che per aperture non s’intendano quelle delle orifizi del piacere.

Le donne hanno sempre rappresentato la moderazione, la forza del compromesso, della diplomazia in luogo dello scontro fisico quando non armato. Sapranno le donne, mitigare gli animi dal momento che, è la Storia ad inseganrcelo, ogni rivoluzione reca con sé dei sanguinosi regolamenti di conti, faide, nuovo terrore?

Cosa succederà ai contratti italiani stipulati quando il Colonnello veniva accolto, unico caso in Europa, con tutti gli onori in Italia? Come dimenticare la farsa della conversione delle modelle che diventavano musulmane al solo sentire la real parola di Gheddafi?

Di sicuro i Libici acclamano i francesi e gli inglesi. E come dar loro torto?

Loro morivano e noi balbettavamo non capendo che era arrivato il momento di smarcarci.

Dispiace dirlo, ma molte imprese ci rimetteranno dei soldi. Speriamo solo quelli e non la pelle perché in questi casi non si sa mai.  

Massimo Bencivenga

 

 
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