Sono abbastanza vecchio da ricordare l’euforia che l’Italia provò nel 1987 quando si trovò ad organizzare, a Roma, nella città eterna, la seconda edizione dei mondiali. Il tv sorrisi e canzoni mise un inserto speciale con le gare e i risultati ai precedenti mondiali. Il bambino che era in me assorbì avidamente quelle informazioni. Sono passati anni, ma ricordo ancora la partenza bruciante di Ben Johnson nei 100 piani con record del mondo (poi, come sapete, gli tolsero vittoria, medaglia e record!); l’ascesa su su di Stefka Kostadinova nel salto in alto a 2,09; ricordo il tifoso sfegatato per Francesco Panetta nei 3000 siepi, vinse l’oro dopo aver preso l’argento nei 10000 m, e per Maurizio Damilano. L’Italia non sfigurò, ma le star erano altre e si chiamavano Said Aouita, Carl Lewis, Sergey Bubka, Edwin Moses (l’uomo che rimase imbattuto per 10 anni nei 400 m hs), la Jackie Joyner-Kersee, la Silke Gladisch, la già citata Kostadinova, ed altri. Lasciamo per un attimo i ricordi struggenti dell’infanzia e torniamo ai prossimi mondiali di atletica che si terranno a Daegu, Corea del Sud, dal 27 Agosto al 4 Settembre.
L’obiettivo dichiarato è far meglio di Berlino 2009, laddove la spedizione azzurra toccò il fondo con Zero Medaglie. Già, fu una scampagnata molto funesta quella. Come siamo messi per Daegu? Non molto meglio, siamo ai minimi storici o quasi come rappresentanza, e le speranze di medaglia non sono copiose. Ci si aspetta una medaglia da Antonietta Di Martino, data per molto in forma, come del resto anche Blanka Vlasic, la favorita per l’oro nel salto in alto. Nel lungo non ci sarà Andrew Howe, quello della pubblicità del Kinder Bueno con Francesca Perini, perché infortunato.
Qualcosa è lecito aspettarci dalla marcia, disciplina che rappresenta per l’atletica quello che la scherma fa per il medagliere azzurro alle olimpiadi. Insomma, di solito, qualcosina, dalla marcia, arriva sempre. Misere speranze vero? Una volta eravamo temibili nel fondo, i 10000 erano quasi roba nostra con Alberto Cova, Salvatore Antibo, Stefano Mei, Francesco Panetta, adesso invece etiopi e kenioti maramaldeggiano e non lasciano niente al resto del mondo.
Una volta sui 3000 siepi, dopo i keniani (altro modo, più informale ma più usato, per indicare i kenioti), che prendono questa gara come una loro enclave personale, c’eravamo noi con i Francesco Panetta e gli Alessandro Lambruschini. Adesso non so neanche se abbiamo qualcuno a partecipare. Fiona May prima di darsi al cinema aveva portato diverse medaglie, ma anche il suo tempo è passato; Fabrizio Mori e Giuseppe Gibilisco ci deliziarono con due medaglie auree gare, i 400 hs e il salto con l’asta, solitamente riservate ad americani ed ex sovietici.
Ci sarà qualche altro italico eroe? Difficile dirlo, non se ne scorge il profilo, ma il bello dello sport sta nella sua imprevedibilità. I protagonisti? I soliti, Usain Bolt, anche se è dato un po’ sottotono, e Kenenisa Bekele, che potrebbe, vincendo due ori, scavalcare il mitico Bubka fermo a sei ori, ed andare poi all’attacco degli 8 ori di Carl Lewis e Michael Johnson.
Magari nei 110 hs il cubano Dayron Robles (foto) potrebbe mettere un nuovo limite, e vincere l’oro mondiale che gli manca.
Vedremo…
Massimo Bencivenga
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