I Mondiali di Nuoto di Roma 2009 tra paure e speranze
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I Mondiali di Nuoto di Roma 2009 tra paure e speranze

I mondiali nella città capitolina serviranno da test non solo per i nostri atleti, ma per tutto il futuro del movimento

I Mondiali di Nuoto di Roma 2009 tra paure e speranze

Sono abbastanza vecchio da ricordare la salva di giubilo sparata in occasione della medaglia di bronzo conquistata alle Olimpiadi di Seul 1988 da parte di Stefano Battistelli, la prima di uomo nel nuoto, nei 400 misti, impresa bissata a Barcellona ’92, con un recupero spettacolare nell’ultima vasca, nei 200 dorso. Ancora un bronzo.
Ci sono stati poi gli anni bui, anni nei quali l’onore della spedizione azzurra del nuoto veniva salvata dall’ingresso in finale di Emanuele Merisi, di solito finiva 7° o 8°, nei 200 dorso.
In mezzo ci fu la breve onda azzurra di Bonn '89 con Giorgio Lamberti che stabiliva un fabuloso recordone nei 200 sl e a Perth '91 si laureò campione del mondo.


E dopo la nottata il nuoto azzurro riemerse, bello e accecante, in Australia con Massimiliano Rosolino (foto) e la doppia medaglia di Domenico Fioravanti, appiedato in seguito da problemi di cuore.
Dal 2000 la posizione italica nel ranking è sempre cresciuta grazie al già citato Massimiliano Rosolino, a Emiliano Brambilla, ad Alessio Boggiatto, a Luca Marin, a Paolo Bossini, ad Alessandro Terrin, a Federico Colbertaldo e, forse, soprattutto con il Magno, al secolo Filippo Magnini, capace di arrivare davanti ad americani ed australiani nei 100 sl, la gara per eccellenza del nuoto.
A queste prestazioni individuali sono seguite delle ottime performance nelle staffette, e la nostra 4x200, da sempre la misura del movimento di una nazione, è tra le prime 5 al mondo.
Nel sole di Atene '04 facemmo anche conoscenza con una adolescente bionda e capricciosa che per un soffio, e magari solo perché respirando a destra non si accorse del sorpasso sulla sinistra della Potec, non vinse l’oro olimpico a 16 anni.
Sto parlando di Federica Pellegrini che poi si è fatta più maliziosa, e tra un attacco di panico e un altro, ha trovato modo e tempo di soffiare record e fidanzato a Laure Manadou, e a prendersi l’oro alle olimpiadi di Pechino. Intorno a Rosolino, a Fioravanti e alla Pellegrini stessa sono cresciuti altri talenti quali, solo per citarne una, Alessia Filippi, candidata ad un ruolo da protagonista a livello mondiale anche per i prossimi anni.
Questa “fioritura a macchia” di talenti, Lamberti e Battistelli, Rosolino e Fioravanti, Marin e Magnini, Pellegrini e Filippi, più che un dato statistico sembra obbedire a logiche di scelte e programmazione.
In altre parole, nel momento in cui la federazione ha avuto soldi e lungimiranza i risultati sono venuti, viceversa, quando a mancare è stata l’organizzazione, anche i talenti non sono riusciti ad emergere.
E’ il movimento che crea i presupposti per far rendere al meglio i giovanissimi che si avvicinano al nuoto.
La speranza è che il lavoro e l’organizzazione, pur tra pause e singhiozzi, che negli ultimi 20 anni ci ha consentito l’ingresso nella top ten del nuoto non vada del tutto sprecato per colpa di lungaggini burocratiche o politiche.
Per adesso auguriamo buon mondiale non a tutti, ma solo agli azzurri.   

                                      Massimo    Bencivenga

 
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