 Nome omen dicevano i latini. E uno che di nome fa Magnus deve per forza essere destinato a grandi imprese. Di più, Magnus Carlsen è nato con un nome "grande" e con le stimmate del predestinato. Qualche giorno fa, il norvegese Magnus Carlsen, battendo a Chennai l'indiano Viswanathan Anand si è laureato campione del mondo di scacchi, aggiungendo a tutto il fatto di essere, con i suoi quasi 23 anni (è nato il 30 Novembre del 1990), il secondo più giovane campione di sempre. Meglio di lui ha fatto solo il "leggendario" Kasparov.
Va detto che ha battuto un grande avversario, dal momento che Viswanathan Anand era imbattuto dal 30 settembre del 2007, uno che a suo tempo diede qualche problema anche a Kasparov stesso.
Precoce si capisce, ma anche un predestinato dal momento che Viswanathan Anand stesso predisse qualche anno fa per Carlsen un allora mondiale. Kasparov aveva intravisto in lui le qualità, e si fece avanti per "allenarlo", già, proprio così, anche negli scacchi ci sono gli allenatori, forse anche dei mental coach.
Ma Carlsen non ha voluto nessuno, per non avere modelli e non snaturare la sua creatività. Dei grandi, indubbiamente, ha pure la presunzione e la spocchia che servono a farne dei personaggi. Kasparov lo è anche adesso un personaggio, sopra le righe anche per via del suo impegno politico per una Russia che non preveda la Democratura, per dirla con le parole di Predrag Matvejevic di Putin.
Ma torniamo a Carlsen, la sfida con Viswanathan Anand è iniziata il 7 novembre son state due patte per scacco perpetuo, poi altre due patte. Indi è arrivata la prima vittoria di Carlsen, con a ruota la seconda. In totale, su 10 partite disputate il norvegese se ne è aggiudicate tre, a queste vanno aggiunte le patte a suo appannaggio per un totale di sette favorevoli. L'ultimo pareggio ha consentito all'enfant prodige norvegese, il Mozart degli scacchi lo chiamano, di laurearsi campione del mondo con tre sfide di anticipo.
Ha raccolto ciò cui sembrava destinato sin da quando era in età scolare; adesso quanto durerà? La vera sfida non è arrivare in cima, ma rimanerci.
Massimo Bencivenga |