Quei record longevi, troppo longevi dell’atletica leggera
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Quei record longevi, troppo longevi dell’atletica leggera

La calda estate del doping. Dopo ciclismo e atletica adesso (si fa per dire!) nuovi dubbi sulla finale dei Mondiali del 1954. E aspettando i campionati di atletica leggera.

Quei record longevi, troppo longevi dell’atletica leggera

Jarmila Kratochvílová (800m) 1983 (a sinistra in bianco nella foto)
Marita Koch (400m) 1985 (a destra in blu nella foto)
Natalia Lisovskaja (lancio del peso) 1987
Stefka Kostadinova (salto in alto) 1987
Galina Čistjakova (salto in lungo) 1988
Gabriele Reinsch (lancio del disco) 1988
Florence Griffith-Joyner (100m) 1988
Jackie Joyner-Kersee (eptathlon) 1988
Florence Griffith-Joyner (200m) 1988
URSS (4x400 donne) 1988
Mike Powell (salto in lungo) 1991
Kevin Young (400m hs) 1992

Questi i record più datati.
A prima vista sembrerebbe che le atlete degli anni ’80 avessero una marcia in più.
Ma fu vera gloria? La presenza nella lista, con poche eccezioni, di atlete d’Oltrecortina fa sorgere più d’un sospetto. Del resto, Bubka, che non è nell’elenco dal momento che il suo ultimo record è del 1994, detiene ancora il limite nel salto con l’asta, e sul suo allenatore ci sono non pochi dubbi.


Le eccezioni, parlo di nazionalità e geopolitica, nella lista femminile riguardano Florence Griffith-Joyner e la cognata Jackie Joyner-Kersee. E anche qui… i rumors che circondano gli exploit di Florence, anche a distanza di un quarto di secolo, non accennano a diminuire, e i crono della bella californiana non sono stati avvicinati, non più di tanto intendo, neanche da Marion Jones, anche lei californiana, una che non si faceva molti scrupoli, per sua stessa ammissione, nell’aiutarsi chimicamente.

La Jones è stata legata sentimentalmente con due atleti, il pesista Hunter e il velocista Tim Montgomery, che hanno avuto seri problemi con il doping.
Va detto che la Griffith-Joyner fu sottoposta, ai tempi, a numerosi controlli, tutti negativi.
Niente doping o incapacità e non conoscenza nel 1988 di qualche molecola?

Già, il doping. Questa sembra essere una estate calda da quel punto di vista.
Prima gli sprinter giamaicani.
Poi il Tour de France.
E’ notizia di stamane la recrudescenza di forti sospetti in merito alla Germania Ovest, vincitrice dei mondiali del 1954 sulla fortissima Ungheria. Giova ricordare che dopo l’impresa, perché ai tempi battere l’Ungheria di Puskas, Kocsis, Hidegkuti, Bozsik e Czibor era veramente un atto eroico, la quasi totalità dei calciatori tedeschi fu ricoverata per itterizia.
Il Miracolo di Berna sembra adesso meno umano (passatemi la contraddizione) e più chimico?

Non vorrei che a pagare uno scotto pesantissimo al doping fosse solo il ciclismo.
Lancio qui una provocazione.
Dal momento che alcuni giamaicani sono stati beccati, come dovremmo interpretare, poniamo, un 9,85 sui 100 e un 19,90 sui 200 da parte di Usain Bolt?

Più in generale, se i velocisti peggiorassero le loro prestazioni, restando abbastanza lontani dai personali, come dovremmo interpretare la cosa?
Come una giornata storta o come una prestazione più veritiera?

Agli inizi degli anni duemila, ci furono diversi atleti fermati e multati.

Nel 2003 Kim Collins vinse i 100 m ai mondiali in 10,07. Un tempo che gli avrebbe garantito il 6° posto (il sesto!) nella finale olimpica di Seoul 1988, l’anno di Ben Johnson.

Ora, secondo voi è normale, in una ottica di miglioramento continuo, fare dopo 20 anni lo stesso tempo di Carl Lewis a Helsinki 1983?

 

Massimo Bencivenga
 

 
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