Anonymous, il film sulla vera (?) identità di William Shakespeare
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Anonymous, il film sulla vera (?) identità di William Shakespeare

Uscirà in autunno il film che associa l'autore di Amleto a Edward de Vere, 17esimo conte di Oxford. E si sbagliassero? E se fosse stato Bacon a scrivere il Re Lear?

Anonymous, il film sulla vera (?) identità di William Shakespeare

Il prossimo autunno arriverà nelle sale un film che potrebbe far discutere.
Sto parlando di Anonymous, un film di Roland Emmerich sulla figura e sull’identità di William Shakespeare. Nel film si batte la pista de Vere, conte di Oxford.
Già, perché ci sono non pochi dubbi sul chi abbia realmente scritto l’Amleto.
La versione ufficiale, quella del figlio del mugnaio di Stratford-on-Avon, da alcuni decenni non soddisfa appieno storici e critici.
Iniziamo dal nome.

I documenti locali fanno un po’ confusione tra Shaksper, Shaxper, Shakepse, Shackspeare, Shagspere, Shakp, Shaxberd ed un’altra mezza dozzina di varianti sul tema.
A Stratford-on-Avon è realmente esistito un William Shakespeare, ma sembra improbabile che sia stata questa persona a scrivere i versi indimenticabili che tutto il mondo conosce.

 


E tra le persone dubbiose possiamo annoverare, tra gli altri, calibri come:  Orson Wells, Ralph Waldo Emerson, Nathaniel Hawthorn, Samuel Taylor Coleridge, Lord Palmestone, Benjamin Disraeli, Bismark, sir George Greenwood, Oliver Wendell Holmes, Lord Brighton, Lord Penzance e Sigmund Freud; il padre della psicoanalisi era fermamente convinto che dietro il nom de plume si celasse Edward de Vere, 17esimo conte di Oxford.

Freud, nel 1937,dichiarò: “Sono quasi convinto che il nome presunto (Shakespeare) nasconda la personalità di de Vere, conte di Oxford. L’uomo di Stratford sembra non avere nulla per giustificare tale pretesa, mentre Oxford ha praticamente tutto per farlo”.

Walt Whitman disse: “Sono deciso contro Shaksper. Intendo l’uomo di Avon, l’attore.” Attore?

Henry James, nel 1903, affermò: “Sono ossessionato dalla convinzione che il divino William sia la più grande e riuscita frode mai praticata ad un mondo paziente”.

Probabilmente James non conosceva i retroscena dell’altra grande balla: il Cristoforo Colombo figlio di un tessitore genovese.

Ma torniamo a Shakespeare.
Mark Twain dichiarò: “Per quanto fino ad ora si possa conoscere e provare, Shakespeare di Stratford-on-Avon non ha mai scritto un’opera teatrale in vita sua. La sua vasta storia, così come ce la forniscono i biografi, è costruita pezzo dopo pezzo, con congetture, interferenze, teorie, supposizioni: una Torre Eiffel di artificiosità che svetta verso il cielo alzandosi da fondamenta molto piatte e molto sottili di fatti sconnessi”.

Il caso-Shalespeare inizia, formalmente, nel 1770 quando il reverendo James Wilmot cominciò delle ricerche sul suo poeta e drammaturgo preferito. Le ricerche, durate anni, lo portarono a concludere che a Stratford c’era stato un William Shakspeare, ma che, a suo dire, in nessun modo poteva essere l’autore del Giulio Cesare.
Dopo oltre 15 anni di ricerche giunse alla conclusione che Shakespeare non era Shakespeare; Wilmot si spinse oltre, il religioso si persuase che dietro il dolce cigno di Avon si celasse nientemeno che Francis Bacon (Bacone).

Ed ecco qui un altro formidabile papabile, forse il migliore dietro de Vere, per l’identità di Shakespeare, atteso che, come abbiamo già detto, la storiografia tradizionale non ha dubbi sull’associazione dell’autore di Romeo e Giulietta con il figlio di un mugnaio.

I sostenitori della tesi Bacon sono numerosi.

Sir Edwin During-Lawrence, nel 1910, scrisse unlibro dal titolo tranchant: Bacon is Shakespeare.

 

Francis Bacon (1561), figlio di sir Nicholas, Lord Guardasigilli di Elisabetta, studiò al Trinity College ed al Gray’ Inn di Londra e diventò lui stesso Guardasigilli.
Fu un uomo policamente influente (fu fatto barone e Lord Cancelliere), erudito e di vastissima cultura, tanto da diventare, lui, uomo di lettere, un sostenitore entusiasta ed uno strenuo difensore della rivoluzione scientifica che cominciava a permeare tutta l’Europa e che avrebbe trovato l’acme un secolo dopo con Newton (anche lui prodotto del Trinity) e con la Royal Society. Bacon è stato uno dei pilastri dell’Empirismo.
Ma, nonostante, il suo prestigio e la sua influenza fu coinvolto in qualcosa di poco chiaro, fu imprigionato (subito scarcerato) e cadde in disgrazia nel 1621, da quel momento, sino alla morte nel 1626, si dedicò ai suoi interessi ed ai suoi libri.

Bacon aveva tutto, la cultura, il censo, le frequentazioni giuste, per essere il bardo di Re Lear e del Macbeth.
La concezione alta della nobiltà è parte integrante della poetica shakespeariana; una poetica tesa a  glorificare la nobiltà e le virtù cavalleresche e a rendere gretto, ridicolo e crudele un qualsivoglia riscatto sociale, soprattutto quando lo stesso passa attraverso i soldi.
Perchè mai un poveraccio avrebbe dovuto avere un concetto così alto della nobiltà?
E' un dato su quale riflettere.
A proposito di cultura. Nella casa di Stratford il reverendo non trovò nessun libro, e la figlia di William, Judith, si firmava con una X.

Ma perché nascondersi?
Per lo stesso motivo di Edward de Vere. Scrivere e fare teatro, ai tempi, erano considerate azioni disdicevoli e non da farsi per un nobile.
Figuriamoci per un Lord Cancelliere.

Prove concrete? Nel libro ce ne sono diverse, prove che evidenziano l’affinità, per cultura ed interessi, tra Shakespeare e Bacone, laddove si evidenziano riscritture di parti alla luce di mutate considerazioni scientifiche.
Un esempio?

Nel 1603 in Amleto (atto secondo, scena seconda) si legge: “Dubita che all’interno della terra vi sia fuoco (…), ma non dubitare che ti amo”.

Nel 1604, Bacon scrisse le Cogitationes de natura rerum, nelle quali afferma che il centro della terra è freddo. Nello stesso anno la frase dell’Amleto venne cambiata e scritta come: “Dubita che le stelle siano di fuoco (..), ma non dubitare che ti amo”.

Una prova, invero, un po’ tirata per i capelli.

Ma perché il figlio del mugnaio avrebbe dovuto cambiare?
Solo per fare un favore a Bacon, ammesso che avesse letto il libro e che si trovasse d’accordo con lo stesso?
Senza una verifica sperimentale e sensibile poi?

Quelli che sposano al tesi Shakespeare-Bacone riferiscono poi di aver trovato, qua e là, degli indizi criptici e criptati nei quali Bacon si paleserebbe per chi, per dirla alla Dante, ha la capacità di vedere la dottrina che s'asconde sott'il velame delli versi strani .

Esempio?

Nelle Pene d’amor perdute (atto quinto, scena prima) appare la parola honorificabilitudinitatibus, che suona più o meno come “con onore”.
I decrittatori pro Bacon avrebbero riscontrato, anagrammando, qualcosa del tipo: Hi ludi, F,Baconis nati, tuiti orbi cioè Queste opere, prodotte da F.Bacon, sono nascoste al mondo.  

Ci sono altri esempi del genere ma, benché Bacon fosse edotto in crittologia e crittografia, molte prove sembrano, invero, pretestuose e non appagano appieno lo spirito.

In altre parole manca la smoking gun, la pistola fumante per dire, con ragionevole certezza, che Bacone era anche Shakespeare.

Di sfuggita abbiamo parlato di crittografia.

Nel 1586 si verificò la Congiura Babington tesa ad uccidere Elisabetta I, la Regina Vergine, e ad insediare Maria Stuart che poi fu decapitata.

Congiura che fu sventata dai decrittatori di lord Walsingham, una sorta di NSA o Bletchley Park ante litteram.

Tra quelli che, entusiasticamente, si schierarono per l’esecuzione ci fu anche un membro del parlamento di nome Francesco Bacone.

 

Massimo Bencivenga

 
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