
Grida di euforia, pacche sulle spalle e tappi di champagne che volavano. Qualcuno ha vinto le olimpiadi? No, queste scene si sono viste in California, al JPL (Jet Propulsion Laboratory) quando qualcuno ha detto: “We are wheels down on Mars”.
E’ qualcosa che somiglia, per restare in ambito tecnico, con le parole che codice di Enrico Fermi usò per dire che l’esperimento di dava concretezza alla sua teoria di poter produrre grosse quantità di energia bombardando i nuclei di atomi di uranio con neutroni. Fermi disse: “Il navigatore italiano è arrivato poco fa nel nuovo Mondo”.
Ecco, siamo atterrati sul nuovo mondo, sul pianeta rosso che da sempre sentiamo un po’ come il nostro pianeta gemello.
Il rover della NASA Mars Science Laboratory, conosciuto meglio come “Curiosity”, ce l’ha fatta: è atterrato su Marte e ha iniziato la sua esplorazione alla ricerca di segni di abitabilità, acqua in primis, alimentato dalle sue pile atomiche. Riuscirà a trovare qualcosa, pezzetti di ghiaccio o qualche forma di vita capace di poter resistere a condizioni diverse da quelle terrestri. Non è escluso che qualche spora o qualche fungo possa esserci, il problema è trovarli. La durata della missione è di circa due anni terrestri, equivalenti a un anno marziano.
Curiosity ha cominciato a trasmettere senza problemi. Cusiosity rappresenta una naturale evoluzione dei rover Spirit e Opportunity (atterrati sul pianeta rosso nel Gennaio del 2004).
I soliti ben informati sostengono che l’ESA, l’agenzia spaziale europea, nel 2018 lancerà un rover su Marte in grado di trivellare la superficie per due metri. Quelli della NASA invece la grattano al più. La trivella sarà di fabbricazione italiana.
La madre di tutte le missioni sul pianeta chiamato dagli antichi Nergal, Horus, Ares e Marte, è però quella Mars Pathfinder.
Una missione scientifica della NASA per l’esplorazione di Marte, la prima ad aver trasportato un rover, Sojourner, sul pianeta. La sonda atterrò nella Ares Vallis, in una regione chiamata Chryse Planitia, il 4 luglio 1997. Il lander operò come una stazione meteorologica, mentre il rover analizzò il suolo e le rocce del sito di atterraggio ed effettuò diversi esperimenti sulla superficie.
Ad ogni buon conto, la sfida NASA vs ESA è ben lunga dall’essere conclusa.
Massimo Bencivenga
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