I Re Magi tra arte, storia, leggenda e cristianesimo
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I Re Magi tra arte, storia, leggenda e cristianesimo

Solo i cattolici più intransigenti non hanno dubbi su nome, provenienza ed identità dei Magi. Chi erano? Quanti erano? Da dove venivano? Sono domande ancora aperte

I Re Magi tra arte, storia, leggenda e cristianesimo

 

Le feste natalizie si concludono con l’epifania, che tutte le feste si porta via, come recita il vecchio ma sempre attuale adagio; terminano con la festa delle Befana.
Già, ma perché Befana? Qualcuno pensa ad una corruzione lessicale proprio del termine epifania da cui anche Pefana, attraverso bifanìa e befanìa.

Epifania che poi significa manifestazione, apparizione, venuta, presenza divina, indi l’Epifania del Signora è la sua manifestazione, la sua venuta, la sua nascita. Che però festeggiamo il 25 Dicembre. C’è un po’ di confusione nevvero?
Sarà per questo motivo, che la Chiesa ortodossa celebra il Natale del Signore il 6 gennaio? A legare l’epifania, la festa, e la Befana concorrono i Re Magi, altri soggetti sfuggenti, affascinanti, enigmatici, carichi di glamour.
Chi erano? Quanti erano e da dove venivano?
La chiesa, anche con l’aiuto di vangeli non riconosciuti, come il Vangelo Armeno dell’Infanzia, ci ha fatto capire che erano tre e provenivano dalle regioni dell’Asia centrale, presumibilmente.

 



Ma già sul numero le cose non sono concordi. Erano 3 oppure 4, 6, 8, oppure 14? Per vari secoli, il numero dei re magi oscillò tra i 2 e 15. Il Vangelo di Matteo non precisa il numero, non dice neppure che fossero re, si parla solo di magi. Che fossero re lo si presume dalla disinvoltura con cui si recano presso la corte di Erode. Ed da come vengono accolti. Così come che fossero tre lo si desume da 3 doni, ma in numerologia 3 può significare anche 12.

Con i nomi è un altro guazzabuglio: i etiopi cattolici li indicano, anche loro in numero di 3, Hor, Basanater e Karsudan; in Siria la comunità cristiana chiama i Magi Larvandad, Hormisdas e Gushnasaph.
Per noi sono Gaspare, Melchiorre e Baldassarre. Nomi tratti da un vangelo apocrifo. La parola persiana Jasper “Signore del Tesoro” può avere una vaga attinenza con il nome Gaspare, ma siamo sempre nel campo delle ipotesi.

Ma se non erano re, cos’erano? In alcune vetuste versioni della Bibbia, i Magi sono indicati come Uomini Saggi, cioè come sapienti, assimilabili agli antichi filosofi che erano anche astronomi, medici e scienziati.
Per Erodoto, la parola magoi era associata a personaggi dell'aristocrazia della Media ed, in particolare, ai sacerdoti astronomi della religione zoroastriana, che erano anche ritenuti capaci di uccidere i demoni e ridurli in schiavitù. Questi Magi chiesero notizie a Erode e cercarono di portarsi una vecchina che la leggenda e la mitologia raffigura come la Befana.
Per quanto riguarda i doni che questi sapienti portarono li abbiamo imparati al catechismo: Gaspare, Melchiorre e Baldassarre portarono oro, incenso e mirra.
Oro perché Gesù è un Re, Incenso perché è Dio, Mirra perché è un uomo.

Un fatto deve far riflettere. L’arte ad un certo punto ha preso a raffigurare Baldassarre come un giovane africano, un giovane nero, Gaspare con una fisionomia chiaramente orientale e Melchiorre i tratti europei.

La simbologia richiama i tre figlio di Noè: Sem, Cam e Iafet. Non si sa da dove siamo venuti, ma non si conosce neppure con certezza l’ubicazione della loro tomba. Ammesso che ne abbiamo una comune.
Marco Polo afferma di: “In Persia è la città ch'è chiamata Saba, da la quale si partiro li tre re ch'andaro adorare Dio quando nacque. In quella città son soppeliti gli tre Magi in una bella sepoltura, e sonvi ancora tutti interi con barba e co' capegli: l'uno ebbe nome Beltasar, l'altro Gaspar, lo terzo Melquior. Messer Marco dimandò più volte in quella cittade di quegli III re: niuno gliene seppe dire nulla, se non che erano III re soppelliti anticamente.” (Il Milione, cap. 30).

Nel transetto della basilica romanica di Sant’Eustorgio a Milano si trova la “cappella dei Magi”, in cui è conservato un colossale sarcofago di pietra (vuoto), risalente al tardo Impero Romano: la tomba dei Magi. Nel 1164, durante l'assedio di Federico Barbarossa, i resti dei Re Magi furono trafugati e trasportati a Colonia, dove venne costruita una bellissima Basilica per contenerli e dove ora riposano. Agli inizi del ventesimo secolo, l’Italia riuscì a riottenere in parte il maltolto: il 3 gennaio del 1904, il cardinal Ferrari, Arcivescovo di Milano, fece solennemente ricollocare alcuni frammenti ossei delle spoglie dei Magi (due fibule, una tibia e una vertebra), offerti dall'Arcivescovo di Colonia, Fischer, in Sant'Eustorgio.
Furono posti in un'urna di bronzo accanto all'antico sacello vuoto con la scritta “Sepulcrum Trium Magorum”. Ma, ormai lo avrete capito, anche altre nazioni dicono di possedere le “vere spoglie dei magi”. Un po’ come la Vera Tomba di Cristoforo Colombo. Si trova a Siviglia, a Cuba, a Santo Domingo o a Genova? Solo per citarne alcune.

Anche i romanzieri si sono sbizzarriti con i Magi. Ricordo che i Magi, o meglio le loro ossa, furono al centro del techno-thriller La Mappa di Pietra di James Rollins, laddove il comandante Grayson Pierce si ritrovò a combattere su più fronti: contro la sua nemesi Seichan e contro un antico e diabolico ordine. Lui poneva a Colonia i resti dei Magi.

Massimo Bencivenga

 

 

 

 

 
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