I ricercatori italiani che hanno inventato e violato Google
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I ricercatori italiani che hanno inventato e violato Google

La tanto bistrattata ricerca italiana ogni tanto produce dei lampi di genio abbaglianti

I ricercatori italiani che hanno inventato e violato Google

Le Scienze si nutrono di storie, di persone che superano altre per poi venire risuperate in un’eterna dialettica di conoscenza, superamento ed inglobamento della conoscenza stessa. Alcune storie possono finire male. Magari Leibniz arrivò prima di Newton al concetto di derivata, la chiamavano in altro modo per la verità, e il barone De l’Hopital aveva al suo servizio un povero matematico che scopriva per lui i teoremi matematici che abbiamo imparato a conoscere. Sono ugualmente in molti a ritenere che il povero Meucci ha avuto la ventura, o meglio la sventura, a differenza di Bell, di non avere una moglie ricca. La storia che vado a narrare è italiana, molto italiana, troppo italiana direi. La storia è quella di un ricercatore, che chiameremo Massimo il quale, e siamo negli anni novanta, come tanti dopo una laurea in informatica in Italia volò in Olanda per specializzarsi, e tornò successivamente in Italia.

Nell’Italia dei furbetti, dei raccomandati, non gli riesciva di vincere un concorso che fosse uno, gli passavano davanti figli, nipoti e amanti di baronetti e piccola nobiltà accademica che ovviamente ne sapevano la metà di Massimo. Un bel giorno Massimo mandò i suoi lavori in giro per il mondo e, ipso facto, venne chiamato da Tim Bernes Lee ( uno dei creatori del www.) al celebre Mit. Cominciò a lavorare e un giorno, dopo una relazione a San Diego, California, città nella quale era andato per spiegare alcune sue ricerche venne avvicinato da un altro giovane ricercatore, che chiameremo Larry P

 

 

Larry P., P come Page, era il ragazzo che, insieme a Sergej Brin, fondò la società che conosciamo come Google. In realtà Larry e Sergej hanno utilizzato per il loro motore di ricerca un algoritmo l’Hyper search messo a punto dall’italiano. Si sono dimenticati di lui? Ci sarebbero gli estremi per qualche causa sulla proprietà intellettuale? Niente di tutto cio, gli americani hanno sempre citato e lodato Massimo, e l’ultima offerta che gli hanno fatto e di quella che non è possibile rifiutare: 600mila dollari esclusi i benefit. Massimo ha deciso di restare in Italia con un contratto, precario, da ricercatore a Padova per poco più di 1000 euro al mese. E come lui almeno altri mille ricercatori rimarrebbero volentieri in Italia, anche con modeste condizioni economiche, se solo avessero la certezza di poter avere fondi per continuare, e soprattutto terminare le proprie ricerche.

Il governo non riesce a garantire nemmeno questo.

Massimo attualmente conduce ricerche, tra Padova e il Mit, in relazione al Web semantico. Quanti ricercatori dotati come lui ci sono in giro per il mondo, o per l’Italia, che sono impossibilitati a produrre conoscenza, e di conseguenza ricchezza, per l’Italia? Siamo certi, assolutamente certi, che dobbiamo tagliare le ali ai migliori elementi per risollevarci? Non sarebbe metterli in condizione di volare, ma non dall’Italia?

Massimo ha messo a punto uno degli algoritmi base per Google, ma l’hanno scorso un altro ricercatore, che chiameremo Federico, precario alla Normale, violò Google. Massimo e Federico, due ricercatori, forse due geni, di sicuro due precari.

Ah,  si chiamano Massimo Marchiori e Federico Calzolari.

 

                                                               Massimo    Bencivenga

 
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