
Siamo soliti dare inizio alla Storia partendo dai sumeri e dalla zona della chiamiamo Mezzaluna Fertile. E parliamo di qualcosa come 6000 anni fa.
Ma la Storia dell’Uomo è molto più antica. Prima di andare oltre voglio ricordare un simpatico aneddoto. Nel 1650, James Ussher, un arcivescovo anglicano, seguendo alla lettera la cronologia della Bibbia, arrivò, a suo dire, ad individuare la data d’inizio del mondo nel 23 ottobre del 4004 A.C. Grosso modo potremmo essere d’accordo con la comparsa della civiltà sumera.
Ai tempi di Ussher non c’era la datazione al carbonio e la data venne presa per buona. Proprio la datazione al carbonio 14 ha permesso di far risalire, approssimativamente, la grotta di Lascaux in Francia, che viene anche chiamata la “Cappella Sistina del Paleolitico”, a 17500 anni fa.
Quindi altro che 4004 A.C.! In quella grotta ci sono dei dipinti rupestri che possiamo ben considerare come arte preistorica. Queste incisioni, questi disegni su roccia che possiamo chiamare arte preistorica o paleolitica, sono presenti in numerose grotte della Francia, ma anche in Italia (lungo l’arco alpino, come in Val Camonica), in Marocco, in Libia, in Namibia, in Botswana, in Algeria, in Giordania, Perù, in Australia e in California, con buona pace una volta per tutte della Scoperta di Cristoforo Colombo.
Di particolare rilievo sono le incisioni e i disegni presenti nelle grotte francesi. Una cosa che angustia gli antropologi riguarda il perché disegnare queste immagini a centinaia di metri sottoterra, passando e rischiando per passaggi strettissimi, con il rischio di crolli e così via. Erano passaggi iniziatici? Forse.
Se si dà una occhiata al tema dei disegni si arriva a notare che nel periodo paleolitico abbondano le scene di vita quotidiana, legate al mondo dei cacciatori-raccoglitori. Più avanti nel Neolitico, si assiste a un passaggio in più, di tipo mistico-magico. Scene di caccia, animali, donne gravide, strumenti per cacciare, astri sono questi, perlopiù, i motivi dell’arte preistorica.
Proprio in Namibia, nella zona del Damaraland, fu ritrovato un dipinto rupestre che ancora oggi sfida gli storici dell’arte preistorica. Il dipinto è noto come La Dama Bianca e rappresenta una figura bianca all’interno di un gruppo di persone e animali. Gli altri essere umani sono scuri. Solo una figura è bianca. Perché?
Si ritiene il dipinto opera dei Boscimani, una etnia nera che è schifata da tutte le altre etnie nere d’Africa. Schifati e ferocemente cacciati da tutti, i Boscimani sono quasi estinti.
Se La Dama Bianca ha fatto riflettere, lo stesso è avvenuto per la Mano di Pech Merle. In realtà l’immagine di una mano colorata che stampa sulla pietra la propria orma è abbastanza frequente nell’arte preistorica.
Gli archeologi e gli antropologi non ne venivano a capo e decisero di rivolgere la domanda di cosa essa significasse a un boscimano e a un aborigeno australiano.
La cosa che fece riflettere fu che questi uomini, così distanti geograficamente e culturalmente, diedero la stessa risposta.
La mano sulla roccia è una mano che spinge una porta per accedere al mondo dell’oltretomba e del divino.
Massimo Bencivenga
|