 Vittorio Pozzo inclinò la testa, quasi a voler indirizzare verso la porta la staffilata della disperazione di Valentino Mazzola: traversa. Pozzo irrigidì la mascella, guardò l’arbitro e si rese conto che era finita. Voltò le spalle al campo e quasi non sentì il triplice fischio. Il Torino aveva perso la partita e lo scudetto del 1944, il titolo, a sorpresa, sarebbe andato al 42° Corpo dei Vigili del fuoco di La Spezia. Hýbris pensò Pozzo, senza alcun dubbio. Perché solo gli dei possono divertirsi in tal modo; solo delle divinità capricciose potevano brigare in tal modo per evitare al Toro, sponsorizzato dalla FIAT e rinforzato in campo dalla fisicità di Silvio Piola, di vincere di nuovo lo scudetto.
Dei vigili del fuoco che vincono il Torino di Mazzola e di Piola guidato da Vittorio Pozzo? No, non è una ucronia calcistica, magari ho infiorettato un po’ la cosa, ma i fatti andarono così.
E mi rendo conto che urge una qualche spiegazione.
Dopo l’8 Settembre, e l’instaurazione della Repubblica di Salò, la Federcalcio fu trasferita a Venezia. Il reggente Ettore Rossi disse che nella stagione 1943-44 non ci sarebbe stato un campionato di calcio regolare, bensì dei Campionati Misti Regionali con partecipazione aperta a squadre di serie A, B e C.
Nel Gennaio del 1944 partirono sei tornei divisi per zone: Piemonte-Liguria, Lombardia, Veneto, Venezia-Giulia, Mista Emilia, Toscana.
A questi raggruppamenti si aggiunse il campionato romano, vinto dalla Lazio che però non partecipò alla fase finale.
Lo so che la cosa può sembrare un po’ ingarbugliata, ma c’era la guerra. Tanto per dire: e il sud? L’avanzata degli alleati da Sud impose di limitare le partite in ben precise aree, escludendone altre. La scelta dei gironi fu fatta anche per evitare trasferte troppo lunghe e pericolose.
Dal momento che la guerra imperversava ancora, c’era calciatori alla macchia, disertori e altri in servizio regolare. Si scelse allora di far giocare i calciatori nei luoghi ove prestavano servizio militare. Ecco perché Silvio Piola dalla Lazio si ritrovò nel Torino, e il balilla Meazza giocò non già con la Juventus, ma con il Varese. I trasferimenti avvenivano a valle di un nulla osta “obbligato” delle società.
Le sei vincenti di gironi avrebbe poi disputato le semifinali e le finali (a tre) a Milano. Nella città del Duomo arrivarono, nel Luglio del 1944, il 42° Corpo dei Vigili del fuoco di La Spezia, il Torino Campione d’Italia di Valentino Mazzola (con in panca di Vittorio Pozzo) e il Venezia. La prima partita con il Venezia finì 1-1, mentre la partita con i granata terminò 2-1.
Per lo Spezia fu un trionfo. Quel 2-1, sommato al 5-2 ottenuto dai granata contro il Venezia nel terzo e ultimo match disputato il giovedì successivo, consentì alla compagine ligure di laurearsi campione d’Italia. Ma, altrettanto incredibilmente, non poté goderne appieno perché all’indomani dell’inattesa sconfitta del Torino, la Federcalcio emanò infatti un comunicato in cui dichiarava che alla vincente di quel campionato sarebbe stata assegnata una Coppa Federale e non lo Scudetto, come invece previsto dal regolamento iniziale.
Beffa sulla beffa, l’8 agosto, a campionato finito, un ulteriore comunicato della Federcalcio dichiarò che il titolo di Campione d'Italia sarebbe rimasto al Torino (detentore del titolo).
Al 42° Vigili del Fuoco di La Spezia sarebbe stata assegnata la Coppa Federale del Campionato di Guerra 1944.
Il riconoscimento del titolo sportivo onorifico per la vittoria del campionato 1943-44 da parte della FIGC arriverà solo il 22 gennaio 2002, grazie all’interessamento e al pressing di giornalisti ed autorità locali come il sindaco Giorgio Pagano, dando la possibilità alla squadra spezzina di potersi fregiare del distintivo della vittoria sulla maglietta.
Già, ma che c’entrano i vigili del fuoco? Il presidente della squadra spezzina, Perioli, fu catturato dai nazisti e tutto sembrava perduto.
Il capo dei vigili del fuoco, l’ingegner Luigi Gandino, propose ai calciatori di La Spezia, quelli superstiti, di unirsi con quelli del Livorno vicecampione d’Italia. La proposta includeva alloggio e vitto (ricordate che s’era in guerra!!) in caserma, nonché la possibilità di poter evitare il fronte.
Tutto ciò, che per i tempi non era affatto poco, in cambio della vultura del nome della società in 42° Corpo dei Vigili del fuoco di La Spezia.
Per adesso è tutto, più in là, e se mi andrà, parlerò dei calciatori e della tattica innovativa del 42° Corpo dei Vigili del fuoco di La Spezia.
State Tunnati (questa espressione l’ho rubata al mio amico Alessandro Girola).
Massimo Bencivenga
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