
E’ ritornato il campionato di serie A, con il solito corollario di polemiche, discussioni e con il primo gol-non gol nella partita Fiorentina-Napoli, partita terminata 1-1. E’ proprio la Fiorentina è stata, suo malgrado al centro di un ennesimo caso: il caso Giancarlo Gladiolo, 62 anni, stopper, un termine ormai desueto, della Fiorentina anni ’70. Giancarlo Gladiolo ha la sclerosi laterale amiotrofica, come Stefano Borgonovo, come Gianluca Signorini, una terribile malattia che, stranamente (?) colpisce i calciatori in una misura 11,5 volte di più rispetto alle persone normali. La Fiorentina degli anni ’70 è ormai, o sta diventando, la “squadra maledetta”, scalzando la Lazio di Tommaso Mestrelli.
La famiglia Beatrice accusa apertamente la società e l’allenatore Carletto Mazzone di aver curato male il congiunto, raggi Roentgen anziché riposo, di averlo condannato e successivamente buttato via, come un cavallo zoppo o dopato, dopo l’utilizzo. Bruno Beatrice disse che alla fine litigò con Carletto Mazzone, che gli gridò: “Tu sputerai sangue fino alla fine dei tuoi giorni!”. Mazzone fu profetico in quanto fu proprio così che finì Bruno Beatrice. Sputando sangue.
Ma prima fece in tempo a dire: “"Che cosa mi hanno fatto, che cosa mi hanno fatto?”.
Già, cosa succedeva in quegli anni nel mondo del calcio? Perché a parlare del doping dei sessanta settanta è solo Carlo Petrini, uno che nella Fiorentina non ha mai giocato? Allora era una pratica diffusa? E poi, non si può mica dar retta a uno come Petrini, uno che si vendeva le partite?
Io dico che magari bisognerebbe dare un po’ di credito a chi, come Carlo Petrini, non ha più niente da perdere, neanche un figlio. Carlo Petrini è tra i sostenitori, insieme ad Agroppi, dell’associazione di Beatrice.
Uno degli ultimi casi riguarda Stefano Borgonovo, sempre della Fiorentina ma di fine anni ’80 però, eppure nessuno fiata. Neanche lui.
Possibile che nessuna “persona informata sui fatti” parli?
Se non c’è niente come si spiega la strana incidenza della malattia? Come una temporanea distorsione statistica? Come un fenomeno sul quale ancora non ha agito il processo ergodico? Possibile, qualora ci sia del marcio, che nessuno parli? Possibile che tutti pensino che “tanto toccherà ad un altro”? Possibile che, in partite come pro Stefano Borgonovo,(foto) nessuno provi, non tanto vergogna, ma paura? Valgono così tanto quei minuti sui campi di Serie A? E poi, è una pratica finita o è diventata solo più raffinata?
D’altra parte è il rovescio della medaglia testimoniato da miriadi di ricerche che evidenziano come i giovanissimi sarebbero disposti a molto, forse troppo, per il successo sportivo. Tanto poi toccherà ad un altro.
Ho detto che anche la Lazio anni ’70 ha la nomea di squadra maledetta: Tommaso Maestrelli si ammalò di tumore poco dopo lo scudetto e morì nel 1976; il polmone della squadra Luciano Re Cecconi si finse un rapinatore convinto che l’orefice lo avrebbe riconosciuto, non lo fece e sparò al sette polmoni della lazio; Mario Frustalupi morì in un incidente stradale.
Ma niente a che vedere con le storie raccontate da Carlo Petrini nel libro Nel fango del dio pallone (Kaos Edizioni).
E ricordate le flebo di Fabio Cannavaro? Un calciatore con la flebo prima della partita? Per immettere cosa nell’organismo?
Ancora una volta, chi sa parli.
Massimo Bencivenga
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