
Tra qualche mese inizieranno i Campionati europei di calcio organizzati in Polonia e Ucraina. Tra qualche mese gran parte delle cronache riguarderanno i calciatori e le loro compagne, le famigerate wags, perché siano esse inglesi, italiane, spagnole, russe, svedesi, tedesche, francesi chissà che altro ad accomunarle e una certa avvenenza. Ma lasciamo le wags e parliamo di calcio. Com’è la storia della nazionale di calcio agli Europei?
Niente di trascendentale per la verità, la Storia della nazionale azzurra di calcio è, essenzialmente, contenuta nei momenti mondiali e non nelle competizioni europee o olimpiche. Eppure una volta abbiamo trionfato (1968), qualche volta avremmo meritato di più (1980 e 1996) e nel 2000 perdemmo al Golden Gol con la Francia di Zidane e Trezeguet. Ma torniamo al 1968. All’epoca le formula era diversa. C’erano eliminazione e solo la fase finale, la final four, si disputava in un solo paese. Quella volta toccò all’Italia. C’era un certo fermento nell’aria, si vivevano anni caldi, in America venne assassinato Bob Kennedy proprio alla vigilia delle semifinali.
Le quattro semifinaliste erano: l’Inghilterra campione del mondo in carica; l’Unione Sovietica; la Jugoslavia; e l’Italia. A noi toccarono i Sovietici, che ci avevano eliminato ai quarti 4 anni prima e che ci avevano sconfitto ai mondiali del 1966. Allenatore dell’Italia era Ferruccio Valcareggi, che aveva il compito di riscattare gli azzurri dopo i pomodori in faccia a Fabbri&Co nel 1966. La partita con i sovietici si giocò a Napoli.
L’Italia schierò: Zoff, Burgnich, Facchetti, Bercellino, Castano, Ferrini, Domenghini, Juliano, Mazzola, Rivera, Prati. La partita finì 0-0. E così pure i supplementari; dal momento che i rigori ancora non erano stati introdotti allora ci si affidò al volere degli dei del calcio. La finale venne sorteggiata con una monetina. Che ci crediate o meno andò proprio così! Il San Paolo trattenne il fiato prima boato nel momento in cui l’arbitro disse Italy. Nel San Paolo e con San Gennaro, con il senno di poi, eravamo in una botte di ferro.
Qualcuno avanzò la proposta di giocare a Napoli anche la finale, per scaramanzia. Ma come andò l’altra semifinale? I campioni del mondo si trovarono contro una Jugoslavia giovane e talentuosa, una nidiata che, a ben vedere, avrebbe meritato qualcosina in più. A passare, con una rete di Dzaijc, furono proprio gli slavi. L’8 Giugno ci fu la finale. A Roma.
L’Italia schierò: Zoff, Burgnich, Facchetti, Guarneri, Castano, Ferrini, Domenghini, Juliano, Anastasi, Lodetti, Prati.
Rivera non c’era perché infortunato. Le cose non andarono bene, la Jugoslavia giocò meglio ed andò in vantaggio con il solito Dzaijc. L’Italia finì in un brutto fosso, dal quale uscì grazie ad una perfida punizione di Domenghini a soli 10 minuti dalla fine. Anche qui supplementari, che terminarono 1-1. Tranquilli, stavolta niente monetine. La partita venne ripetuta il 10 Giugno. Valcareggi rimescolò un po’ le carte inserendo De Sisti, Riva, Salvadore, Mazzola e Rosato.
Ed allora la formazione fu: Zoff, Burgnich, Facchetti, Rosato, Guarneri, Salvadore, Domenghini, Mazzola, Anastasi, De Sisti, Riva. Una formazione molto somigliante a quella dei Mondiali 1970. Questa volta le cose andarono meglio, infatti chiudemmo la contesa nel primo tempo, per effetto delle marcature di Riva ed Anastasi. Anastasi avrebbe dovuto essere il partner di Riva anche a Mexico 1970. Uno scherzo innocuo lo mise KO e, al suo posto, venne chiamato Roberto Boninsegna che fu tra i protagonisti.
Massimo Bencivenga
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