 Caro cyber-amico, se sei un lettore abituale, sappi che ti ringrazio; se invece, come credo, sei capitato più o meno per caso su questi bit, allora devi sapere che questa mia serie di post dedicati ai calciatori che hanno lasciato un’impronta, decade per decade, ai mondiali nasce in reazione a un discutibile articolo del Guardian inglese che, pensa un po’, non ha inserito tra i primi 100 calciatori il nostro Bruno Conti.
Ovviamente anche le mie classifiche son discutibili, ci mancherebbe, ma sono le mie, e ogni scarrafone e’ bell a’ mamma soja, dicono a Napoli e dintorni.
La scelta dei 15 è stata, stavolta, più difficile, perché negli anni ’70 la qualità calcistica c’è stata eccome, e perché ho speso un paio di nomi legati più a situazioni che a effettive capacità tecniche.
15 – Emmanuel Sanon. Joe Gaetjens l’ho messo nella classifica dei calciatori anni ’50 perché segnò il gol nel famoso Usa-inghilterra 1-0 del 1950; Emmanuel Sanon è presente qui perché è l’uomo che ha interrotto il record di imbattibilità di Zoff. Come il granello può inceppare un motore, ecco che fu un haitiano ad interrompere la striscia positiva del Dino nazionale.
14 – Jürgen Sparwasser. Anche lui è qui per merito non sportivi. Jürgen Sparwasser è l’uomo che nei Mondiali nella Germania dell’Ovest del 1974 firmò il gol della vittoria nella partita thrilling Germania Est-Germania Ovest, una partita dai forti connotati politici, c’era il muro e due diversi modi di vivere. Il Mondiale fu vinto dalla Germania Ovest, ma quella partita, forse più importante per altri aspetti se l’aggiudicò la Germania Est. Su quella partita, sui retroscena e sui risvolti ci sarebbe da scrivere un romanzo, ma non mi sembra, qui e adesso, il caso.
13 – Karl-Heinz Schnellinger. Vecchia conoscenza del calcio italiano. Terzino poderoso prima, libero efficace in “vecchiaia”. A lui va ascritto il merito di aver, con il suo gol, portato la partita dell’Azteca ai supplementari. Il suo gol del pareggio, segnato quasi sui titoli di coda di una partita tutto sommato brutta, fu propedeutico ai fantastici supplementari di Italia-Germani Ovest 4-3, “Partita più bella della Storia” come si legge sulla targhetta dello stadio di Città del Messico.
12 – Gordon Banks. Il portierone dell’Inghilterra che vinse il Mondiale casalingo del 1966 è in questa classifica perché, nel 1970, compì, su incornata di O’Rey Pelè, quella che viene considerata la più bella parata effettuata a un mondiale. Paratone che non impedì al Brasile di eliminare gli inglesi. Ero tentato di inserire Maier come portiere degli anni ’70, ma quell’etichetta si fa sentire, come tutte le etichette e gli slogan.
11 – Gianni Rivera. L’abatino aveva deluso nei precedenti mondiali, laddove era presente anche nella partita del fattaccio coreano, e da anni soffriva il dualismo con Mazzola. Dualismo per modo di dire dal momento che Valcareggi gli preferiva sempre l’interista. Pur come staffettista di riserva, seppe splendere di luce propria, grazie alla sua classe cristallina, a Mexico 1970. Non si oppose adeguatamente, anzi lo fece goffamente, sul 3-3 di Muller (era sul palo, ricordate?) beccandosi una strigliata da Albertosi. Con ancora le urla del portiere nelle orecchie, tempo neanche un giro di lancette e Gianni, da pasticcione, fece la giocata da Golden Boy per il 4-3 sulla Germania Ovest. Quanti sarebbero stati stroncati dallo sbaglio appena commesso? In tanti, vero? Ma è anche per questo che di Gianni Rivera ce n’è stato uno solo.
10 – Ruud Krol. Immaginate un difensore con la stazza di un armadio e i piedi fatati, l’intelligenza di un regista e la grinta di un caudillo sudamericano. Mescolate insieme e avrete qualcosa di moto simile a ciò che era Ruud Krol. Nato terzino, divenne un libero leggendario, uno dei migliori interpreti all time del ruolo. I suoi lanci precisi divennero leggenda. E a Napoli fu usato anche come argomento contro l’aborto, quando al San Paolo comparve un cartello con scritto: “Tifoso che voti l'aborto, pensaci... e se la madre di Krol avesse abortito?”
9 – Jairzinho. Qualcosa a metà tra Pelè e Garricha. E scusate se è poco. Apparteneva alla genia dei Pelè e dei Zizinho, dei numeri dieci forti tecnicamente e felini nei movimenti. A Mexico 1970 giocò ala destra per esigenze tattiche, visto che c’erano altri “10”, ben 4 in effetti. Diede il suo contributo, segnando in finale e cercando di difendere, in Germania e senza Pelè, il titolo conquistato asfaltando l’Italia. Per lui 10 gol mondiali tra il ’70 e ’74.
8 – Grzegorz Lato. Altro calciatore misconosciuto ai più, ma che, nondimeno, aveva un certo perché. Specialmente quando la luna girava gli girava per il verso giusto, Grzegorz Lato era uno che le partite poteva vincerle da solo. Forte fisicamente, veloce e dotato di una tecnica di base; Lato fu bomber principe a Germania ’74 e con 10 gol mondiali è tra i grandissimi di sempre.
7 – Roberto Rivelino. Da non confondere con Roberto Dinamite. Roberto Rivelino, a sentire Pelè, è stato più grande ancora di Maradona. O’Rey e il Pibe non si prendono, si sa; ma altrettanto vero che, anche tra gli appassionati “forti” di calcio, il nome di Rivelino (con avi italiani) dice poco. Ed è un peccato, perché Rivelino grande lo è stato davvero. Il suo sinistro sapeva accarezzare la sfera o scagliarla con tiri al fulmicotone. La proprietà tecnica era notevole, era capace di agire all’ala, come a Mexico 1970, da mezzala o da centrocampista d’ordine, come fece nello spezzon contro l’Italia nel 1978. La prima volta che sentii parlare di lui fu nel 1988, leggendo la sua storia su Intrepido Sport.
6 – Johan Neeskens. Anche detto Johan II. L’Olanda del calcio totale non sarebbe esistita senza Cruijff, Krol, Suurbier e Neeskens. Neeskens era lo scherano di Cruijff, ma aveva tanta di quella classe da saper brillare di luce propria. Polivalente come pochi, fu indubbiamente uno dei migliori calciatori degli anni ’70. Segnò il rigore dell’1-0 nella finale di Monaco, e c’era anche nella finale del 1978.
5 – Mario Kempes. La zazzera al vento e i due gol, uno invero rocambolesco, sono l’immagine dei mondiali del 1978 vinta dall’Argentina in casa. Kempes ebbe una carriera così così, ma in quel mese fu devastante, anche se… Anche se staremmo tutti a parlare di altro se la rasoiata al novantesimo di Rensenbrinck anziché sul palo fosse finita in rete. Invece finì sul palo, si andò ai rigori e nei supplementari Kempes e gli argentini, con la complicità dell’arbitro, che sorvolò durante tutto l’incontro sui fallacci dei sudamericani, vinsero il primo mondiale.
4 – Teofilo Cubillas. Come Lato e come Rivelino, anche il nome di Teofilo Cubillas non dice molto. Neanche agli appassionati di calcio, perlomeno non a quelli che credono di sapere, ma sono così ignoranti da non sapere di non sapere. Teofilo Cubillas era u centrocampista d’attacco, una mezzala tipo Platini o Maradona, molto forte. E’ il miglior calciatore peruviano di sempre. E passi, non c’è grande tradizione da quelle parti. Ma se vi dicessi che ai mondiali giocati, quelli del ’70 e del ’78, realizzò uno score di 10 reti in 13 partite? E se vi dicessi che è l’unico, insieme a Klose, ad aver segnato 5 gol in due differenti mondiali? Adesso capite perché l’ho inserito così in alto, vero?
3 – Gerd Muller. Sgraziato, tecnicamente scarso, fisicamente fuori forma, incapace di comprendere uno schema di gioco o di sacrificarsi per la squadra. Questo era Gerd Muller fuori dall’area di rigore, perché in area era ben altro. In area era come uno squalo: tutto in lui sembrava essersi evoluto solo per segnare, il fisico goffo per disorientare e per nascondersi. E per riapparire dove meno te lo aspettavi, guidato da un radar interno costantemente acceso sulla funzione ricerca e distruggi. Sembra incredibile che un simile barilotto, per giunta senza qualità tecniche, possa aver segnato i gol realizzati da Gerd Muller. Eppure è successo, e la grande Germania Ovest sarebbe stata meno grande senza il fiuto del gol di quella specie di tasso che era Gerd Muller.
2 – Johan Cruijff. Sul mio profilo Facebook non c’è una mia foto: c’è lui. It. Serve dire altro? Il calcio totale olandese non è diventato grande grazie a lui. Semplicemente, Lui era il Calcio TOTALE.
1 – Franz Beckenbauer. Il Kaiser. L’uomo che si annullò nella marcatura di Bobby Charlton nel 1966, e che giocò fasciato alla spalla nella partita dell’Azteca, alzò la Coppa del Mondo in casa nel 1974. Il figlio del postino ce l’aveva fatta. Nondimeno, non tutti i tedeschi lo amavano; di lui odiavano la sua eleganza, che gli permetteva di essere efficace senza sporcarsi, e il successo con il gentil sesso. Era così poco amato in patria che i tedeschi inventarono barzellette su di lui per metterlo in ridicolo e sminuirlo nel confronto con Cruijff.
Altri? Tanti non hanno trovato posto. In ordine sparso: Tostao, Deyna, Carlos Alberto, Passarella, Suurbier, Rep, Rensenbrink, Maier, Overath, Bettega, Tomaszewski, Byšovec, Breitner, Edstroem, Smarzach. E altri ancora.
Alla prossima puntata.
Massimo Bencivenga |