 Qualche giorno fa parlai su questi bit dello scudetto vinto sul campo, ma negato, sino al 2002, al 42° Corpo dei Vigili del fuoco di La Spezia.
In quel post tratteggiai, sia pure per sommi capi, la situazione sociale, bellica e sportiva nel quale si svolse il Campionato di Guerra 1944.
Alla fine esortai a restare tunnati in quanto avrei parlato anche della tattica di quella squadra, perché se lo scudetto fu qualcosa di straordinario, la tattica adottata non fu lo fu da meno.
L’allenatore era Ottavio Barbieri, ex azzurro con Vittorio Pozzo ed ex collaboratore dello stesso durante la vittoriosa avventura iridata del 1938. L’Italia di Pozzo giocava con il metodo, ma questo schema era stato quasi superato, anche in Italia, dal Chapman system, anche conosciuto come WM, introdotto all’Arsenal dall’ingegner Herbert Chapman, l’uomo cui si deve anche l’introduzione dei numeri sulle magliette.
Barbieri conosceva entrambi i moduli, ma pensò a qualcosa di diverso. Nell’ottica del primo non prenderle, Barbieri pensò di proteggere i tre difensori del sistema (i due terzini e lo stopper) ponendo alle loro spalle un altro giocatore, un “terzino volante” antesignano del “libero”.
Ho usato impropriamente il termine terzino volante, dal momento che con questo nome era contraddistinto anche uno dei terzini del metodo; ho qui usato il termine come elemento suggestivo, per farvi immaginare un terzino senza alcun avanti avversario da marcare.
Il prescelto per il nuovo ruolo fu Wando Persia, che pertanto può essere considerato come il primo libero del calcio moderno.
Ora chi mastica calcio sa la squadra è un tutt’uno, e pertanto ogni nuova disposizione va inserita in un contesto globale: se aggiungi un uomo in difesa lo perdi da qualche altra parte.
Barbieri non spostò i due mediani, uno in spinta (Scarpato) e uno in marcatura (Tommaseo); scelse altresì di non cambiare la posizione alla mezzala talentuosa (Tori) a sostegno delle punte (Angelini e Costa). E allora? Arretrò la terza punta (Rostagno) facendolola fungere da ala tornante ante litteram.
Era nato il mezzo sistema.
E con questo schema il 42° Corpo dei Vigili del fuoco di La Spezia si presentò allo scontro finale a tre a Milano. Nel primo incontro impattarono con il Venezia.
Il secondo incontro fu il capolavoro.
Tutti si aspettavano la goleada del Toro di Valentino Mazzola, ma il La Spezia sorprese tutti con un atteggiamento spavaldo.
Tommaseo s’incollò a Mazzola, limitando molto l’asso granata, mentre Angelini portò in vantaggio i Vigili del fuoco. Il Toro schiumò rabbia e pareggiò con Silvio Piola. Ma è Angelini quel giorno a fare il Piola dei bei tempi.
L’attaccante livornese del La Spezia marcò la rete del definitivo 2-1.
Su quella squadra sembra pesare una sorta di damnatio memoriae: gli appassionati non si ricordano né sanno in molti casi di questo scudetto; e nemmeno il nome di Barbieri viene tenuto in debita considerazione. Cose che capitano. Purtroppo.
La formazione tipo: 1-3-2-2
Bani Persia Amenta Borrini Gramaglia Tommaseo Scarpato Rostagno Tori Angelini Costa
Massimo Bencivenga |