 Le furiose manifestazioni della scorsa estate in occasione della Confederation Cup rischiano di essere scaramucce per educande in confronto a ciò che potrebbe accadere durante i prossimi mondiali di calcio.
La frase Vai a ser Copa do Mundo do terror è stata intercettata in una conversazione telefonica tra due capi di medio livello del PCC, il Primeiro comando da capital. Il PCC è la principale organizzazione di narcotrafficanti del Brasile.
I numeri sono impressionanti. L’organizzazione potrebbe contare su qualcosa come 11mila uomini disponibili, 7mila dei quali solo a San Paolo. E 130 mila affiliati detenuti. Un esercito. Letteralmente.
E fanno sul serio, maledettamente sul serio. Il PCC è noto per aver abbattuto diversi elicotteri militari del Bope (il battaglione delle operazioni speciali).
Ma cosa vogliono? I dimostranti di Giugno erano giovani e professionisti che vedevano nei Mondiali e nei giochi un sistemi di sprechi giganteschi, soldi che potevano essere impiegati meglio per il welfare o per dare ulteriore linfa a un paese in crescita, perché indubbiamente il Brasile è in fase di crescita.
Qui la questione riguarda gli affiliati detenuti. I due narcos intercettati mentre parlano da un cellulare all’altro dalle celle del carcere Presidente Venceslau a San Paolo svelano i dettagli di un piano di attacco militare allo Stato durante i Campionati del mondo di calcio dell’anno prossimo.
Se è così perché lo dicono? Lo dicono per farlo sapere, e per evitare una strage dalla quale anche loro non ne uscirebbero benissimo. Un conto è prendersela con l’ordine costituito (non dovrebbe essere così, ma andate avanti), ben altro avere a che fare con “effetti collaterali” di morti innocenti, magari di simpatizzanti stessi, nonché clienti del giro di spaccio.
Lo fanno sapere per convincere il governo a fare marcia indietro sul proposito trasferire organici del PCC dalle prigioni normali al Regime Disciplinar Diferenciado, corrispondente del nostro carcere duro previsto dall’articolo 41bis.
L’escalation dovrebbe prevedere in primis una protesta di massa nelle carceri non appena la cupola del PCC dovesse essere trasferita a condizioni detentive più dure, e poi in caso di conferma della misura, attacchi militari nelle grandi città e guerra aperta a esercito e polizia.
Il Pcc conosce bene le carceri, è nato come organizzazione criminale nella Casa di custodia di Taubatè, la grande prigione di San Paolo e si è scelto, come evento fondativo l’uccisione di 111 detenuti il 2 ottobre del 1992 nel carcere di Carandirù durante un intervento della polizia.
Il comandante generale della polizia militare, colonnello Benedito Roberto Meira, ha messo in stato d’allerta tutti i battaglioni. “Temiamo la guerra aperta”, dice un ufficiale del distretto centrale di polizia di Rio de Janeiro. Non si possono garantire contemporaneamente la libera circolazione e la sicurezza, quando c’è una ondata di attacchi in corso.
Il potere di ricatto di una organizzazione in grado di mettere in scacco l’esercito, anche se per un breve periodo, nei giorni del Mondiale è enorme. Una recente prova della capacità di fuoco del PCC la si è avuta l’anno scorso quando San Paolo è stata teatro di attacchi mirati alla polizia militare: 106 agenti uccisi. Le intercettazioni e gli intercettati sono tanti, tra questi c’è anche Marco Williams Herbas Camacho, il capo del PCC, conosciuto in Brasile come “Marcola” o come “Playboy”. Il tizio ha passato metà della sua vita in carcere, si vanta di aver ripulito le carceri dalla droga (forse da quella non spacciata dal PCC) e di aver letto 3 mila libri. Lo si ritiene in grado di recitare a memoria interi passaggi dell’ “Arte della guerra” del cinese Sun Tzu. Durante l’ultimo Mondiale ha fatto spedire nel carcere di Avaré, nell’estrema periferia di San Paolo, 60 televisori giganti perché i detenuti potessero seguire le partite. “Paga o PCC”, era il tam tam di cella in cella.
Ora, fermo restando tutte queste anomalie che rivelano un intreccio fitto tra esponenti del PCC, poliziotti e guardie, la situazione non è per niente da sottovalutare perché qualche innocente potrebbe morire per effetto di questo braccio di ferro tra politici e malavitosi brasiliani.
E molti italiani si riverseranno in Brasile per il prossimo Mondiale o per le prossime Olimpiadi.
Sui mondiali cala l’incubo del terrorismo. Come reagirà la FIFA? Blatter farà qualche battuta poco divertente come quelle rivolte a Cristiano Ronaldo? Ultima nota, anche la Fifa ha un responsabile per la sicurezza; è svizzero come Blatter e si chiama Pius Segmüller.
Segni particolari? Pius Segmüller è stato Comandante della Guardia Svizzera Pontificia in seguito alla morte improvvisa di Alois Estermann, uno che doveva ricevere i galloni da Comandante e che fu trovato “ucciso” nel suo appartamento nella Città del Vaticano. Un fattaccio, quello successo tra Estermann, Tornay e la moglie di Estermann, che ancora oggi è ben lungi dall’aver soddisfatto dubbi e spirito.
Massimo Bencivenga |