
Il Milan, o meglio l’ambiente Milan, deve avere qualcosa di particolare, perché chi ha vissuto da giocatore quell’ambiente tende a restare e a pensare in quel modo. Arrigo Sacchi una volta disse che tutti i giocatori del Milan se avessero voluto sarebbero diventati allenatori, di più, degli ottimi allenatori. A vedere i vari Van Basten, Gullit, Rijkaard, Tassotti, Evani, Donadoni, Ancelotti, Savicevic e così via verrebbe da pensare che ci abbia preso.
Ma forse, a vedere il Presidente Berlusconi, a qualcuno è venuto in mente di “scopiazzare” Il capo anche sul fronte politico. E non mi sto riferendo affatto a Giovanni Galli, portiere del primo scudetto dell’era Berlusconi, candidato sindaco a Firenze contro Renzi. No, mi riferisco a George Weah e a Andriy Shevchenko; i due per un po’ si incrociarono a Milano nell’anno calcistico 1999-00, solo per un po’ perché Weah, di dieci anni più grande, poco dopo fu ceduto, anche per liberare il posto al fenomeno ucraino che, scalpitante come un focoso puledro, reclamava il proprio posto nel Milan e nella storia del calcio. Weah fu ceduto al Chelsea,allenato all’epoca da Claudio Ranieri, che però era ben lontano dall’essere la squadra milionaria che poi sarebbe diventata dal 2003 in poi, con l’avvento alla presidenza di Roman Abramovich.
Ma torniamo a Weah, peraltro primo calciatore a vincere il Pallone d’Oro di France Football dopo l’estensione al premio per tutti i calciatori del globo. Weah, dopo aver chiuso la carriera da calciatore, ha intrapreso quella di politico diventato in breve una figura umanitaria importante nel suo paese, spendendosi molto nella lotta contro i problemi che attanagliano la Liberia, che reca ancora su sé le ferite fisiche e morali di una cruenta guerra civile.
Nel novembre del 2004, Weah annunciò una sua possibile candidatura alle elezioni presidenziali liberiane dell'11 ottobre 2005. Il 13 agosto 2005 venne confermata la sua candidatura con il Cdc, Congresso per la Democrazia e il Cambiamento (Congress for Democracy and Change). E andò anche bene, al primo turno risultò il candidato più votato con il 28,3% dei voti, ma al ballottaggio fu sconfitto dall'economista Ellen Johnson-Sirleaf, che ottenne il 59,4% dei consensi. Una donna classe 1938 che poteva vantare numerose lauree in economia negli States. E pensare che da noi le donne che fanno politica sono ancora viste come aliene, trattate con sufficienza e con un sorrisetto sardonico per dire: “Ok, adesso che hai detto la tua stai lì buonina che noi UOMINI adesso prenderemo le VERE e IMPORTANTI decisioni”.
Ebbene, anche Andriy Shevchenko, eroe sportivo e popolare ucraino ha deciso di seguire le orme del presidente Berlusconi e di candidarsi per l’Ucraina. Le cose non sono cominciate affatto bene, Shevchenko, che dopo gli Europei 2012 in casa, aveva deciso di smettere e di dedicarsi anima, cuore e portafogli al suo paese ha preso una bella scoppola. L'ex attaccante del Milan, del Chelsea e della Dinamo Kiev, nonché Pallone d’Oro 2004, si è candidato col movimento Avanti Ucraina, gli exit poll delle elezioni legislative lo vogliono però inchiodato all'1,6% delle preferenze. L’altro (grande) sportivo candidato, il boxeur Vitaly Klitschko, già all’opposizione, con la forza politica Udar lo danno al 14,7%. Per Sheva la cosa si fa dura, dal momento che lo sbarramento è fissato al 5%.
Ma meglio di tutti, in ambito politico, per gli ex stipendiati da Silvio Berlusconi, è andato Kakhaber Kaladze, il quale, dopo aver appeso le scarpe al fatidico chiodo ha aderito al partito Sogno Georgiano-Georgia Democratica fondato dal milionario georgiano filorusso Bidzina Ivanishvili, per la sfida contro il presidente Mikhail Saakashvili nelle elezioni politiche del 2012.
E’ stato eletto deputato e l'8 ottobre 2012 è stata annunciata la sua nomina a vicepremier nonché ministro dello Sviluppo regionale e delle infrastrutture. In Italia si ricorda invece Gianni Rivera come sottosegretario alla Difesa nei governi dell'Ulivo (1996-2001), negli anni in cui facevo la naja anche io.
Massimo Bencivenga
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