 Non è il titolo di un giornale comunista che “va contro l’interesse del paese mistificando e strumentalizzando ala realtà”. No, signori ad affermare ciò è, nel rapporto 2009, Freedom House (organizzazione autonoma con sede negli Stati Uniti, che si pone come obiettivo la promozione della libertà nel mondo); il nostro Paese viene declassato per la prima volta da Paese "libero" (free) a “parzialmente libero” (partly free), unico caso nell'Europa Occidentale insieme alla Turchia. Secondo il rapporto “l'Europa Occidentale gode a tutt'oggi della più ampia libertà di stampa”. E' questa è una buona notizia.
Tra i Paesi europei, anche la Grecia ha subito un significativo arretramento: precede infatti l'Italia di una sola postazione, e tuttavia mantiene la valutazione free, a differenza del nostro Paese. La quartultima posizione nell'Europa Occidentale è occupata dalla Grecia, preceduta, a parità di giudizio, da Malta, Francia, anche i galletti hanno i loro problemi a quanto pare, e Cipro. Nella classifica generale, ossia mondiale, l'Italia è al settantunesimo posto, a pari merito con Benin e Israele (tutti e tre primi partly free della classifica).
Brutta fine per un paese, l'Italia, che è stato civilissimo e multietnico duemila anni fa con i romani e con il diritto romano che fa da fondamento e da punto di riferimento alle costituzioni di tutti i paesi civili. Gli Stati Uniti occupano la ventiquattresimo posizione in una classifica che vede ai primissimi posti i paesi scandinavi: Islanda, finlandia, Norvegia, Danimarca e Svezia; si piazzano ottimamente anche Nuova Zelanda, Repubblica di Palau (?) e Liechtenstein. Per ritornare agli Usa, sono alla pari con Repubblica Ceca e Lituania, a conferma del tratto generale che, secondo il rapporto, “la libertà di stampa si sta riducendo in tutto il mondo”. E questo può sembrare un paradosso al tempo del giornalismo 2.0, dell’informazione partecipativa. o dobbiamo cominciare a preoccuparci perchè i governi stanno prendendo le contromisure allo stesso fenomeno del Citizen Journalism? Decisamente peggiorata è la situazione della Cambogia, o come cavolo si chiama adesso, classificata not free; non possono permettersi di ridere neanche i giornalisti di Hong Kong, al pari dell’Italia partl free, e Taiwan. La Cina è un caso a parte. Sono messe male anche Bulgaria, Croazia e Bosnia. In Israele le pressioni sono aumentate dopo gli ultimi conflitti; conflitti che hanno visto lo stato di Gerusalemme nella veste di aggressore, ma questa considerazione deve essere rimossa nell'opinione pubblica al fine di far passare Israele come minacciata. Quotazioni in ribasso quindi. In picchiata anche la libertà in Senegal, Madagascar, Messico, Bolivia, Ecuador, il paese più corrotto del Sudamerica, Guatemala e Nicaragua. Ovviamente un discorso a parte meritano le dittature che, per definizione stessa di dittatura, controllano l’informazione. Analogamente, tra i paesi che contano sullo scacchiere mondiale, sono critiche le posizioni di Cina, basti pensare alla censura al blog di pallavolo dell’ex campione italiano Andrea Zorzi alle ultime olimpiadi o alle notizie col contagocce nel post terremoto, e la Russia. La Russia ha quasi un primato. Per quanto riguarda il numero dei giornalisti uccisi la Russia è seconda dietro all’Iraq. Solo che, a sentire i nostri politici, l’Iraq è un paese canaglia, nella definizione dei neocon statunitensi, mentre con la Russia possiamo stipulare comodamente trattati economici e partnership anche culturali. L’asimmetria nei giudizi è evidentemente stridente. Ad affossare il nostro paese sono “le nuove leggi, i tribunali, le crescenti intimidazioni subite dai giornalisti da parte della criminalità organizzata e dei gruppi di estrema destra, e l'eccessiva concentrazione della proprietà dei media”. Entrando più nel dettaglio, Freedom House riconosce che, in generale, in Italia "la libertà di parola e di stampa sono costituzionalmente garantite e generalmente rispettate, nonostante la concentrazione della proprietà dei media". Ma è proprio quest'ultimo il punto dolente. Certo, c'è la legge Gasparri, rispetto alla quale l'organizzazione avalla le critiche secondo le quali introduce norme che favoriscono l'attuale presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. E poi ci sono i tanti processi per diffamazione a carico di altrettanti giornalisti, Freedom House ne cita alcuni tra i più eclatanti, tra i quali quelli a carico di Alexander Stille e di Marco Travaglio. Che dire? La maggioranza ha in serbo qualcosa anche per il web. Staremo a vedere se la potenza dl Web 2.0 riuscirà ad arginare il montante bavaglio informativo. Lo speriamo vivamente.
Massimo Bencivenga |