Un importante argine si è rotto. Le tombe di Enrico Caruso e Totò sono state oggetto ed obiettivo di raid vandalici. Nell’aria c’è come l’impressione di un fato ineluttabile e tetro, un clima da Armageddon, da fine del mondo. L’argine rappresentato dalla profanazione delle spoglie mortali di personaggi che per Napoli mortali non sono è un chiaro segno dei tempi. E non sono bei tempi; dopo questa bravata il 2012, data di una presunta quanto incomprensibile fine del mondo non solo è più vicina, ma anche più certa. A Napoli è arrivato davvero il giorno del giudizio. Non sappiamo se sono napoletani o stranieri ma poco importa, una profanazione è una profanazione. Un tabù è un tabù, indipendentemente dal luogo e dalla cultura. Prima Enrico Caruso, poi Totò.
Le loro tombe sono state oggetto di raid vandalici nel cimitero di Santa Maria del Pianto. La città si dice sdegnata. In quel cimitero, dove ad onor del vero oltre a Totò e Caruso sono sepolti anche Nino Taranto ed Edoardo Scarpetta, regna una totale incuria. La figlia di Totò parla di “tradimento della città”; pur senza arrivare a tanto è innegabile che, qualora i vandali fossero napoletani, qualcosa si è rotto nell’educazione e nella trasmissione della cultura partenopea. Gli scellerati ignoti hanno portato via lo stemma nobiliare che lo stesso Totò realizzò personalmente. Lo sdegno ha fatto la sua comparsa anche su Facebook, sul popolare social network un gruppo chiede la restituzione dello stemma di Totò. Anche la tomba di Enrico Caruso, noto in tutto il mondo per le sue interpretazioni della canzone napoletana, è stata oggetto di attacchi vandalici; i tombaroli hanno scassinato l'ingresso della tomba e hanno portato via alcuni arredi della cappella.
Totò, Caruso, l’inventore della pizza e San Gennaro erano sino a non poco tempo fa un poker di intoccabili, ma se due tabù sono già stati violati ci potremmo benissimo aspettare un qualche attacco al Duomo. E dire che sulla tomba di Totò, Napoli e i napoletani ogni giorno hanno lasciato “pezzi di cuore”. Da anni. Lettere, foto, perfino bomboniere del matrimonio. Per anni i napoletani hanno affidato proprio a Totò desideri, speranze, anche un semplice saluto, un modo come un altro per omaggiare chi, con una risata ed una battuta, aiutava migliaia di persone a sopportare una vita grama e a posare il capo lieto sul cuscino. Per anni i napoletani hanno avuto cara quella mascella sghemba e quelle immortali battute; per anni un popolo di cantanti è stato orgoglioso di una voce prodigiosa, di tonalità esportate a latitudini neppure immaginate. E ora tutto questo è stato… In ogni caso si tratta di un fatto grave, e non solo per le personalità. Questo voler oltraggiare le tombe è sempre stato un atto ignobile; sin dall’antichità le spoglie e la memoria dei defunti sono state considerate sacre. Non bastava l’immondizia a Napoli per gettare discredito su una città, ci voleva anche un comportamento ignobile a coronare il tutto.
Massimo Bencivenga
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