 Forse quest’ultima è meno nota perché ultimamente si sente parlare molto meno di compro oro, e il motivo è che il loro numero sta vertiginosamente diminuendo.
La statistica non si presta a interpretazioni. Nell’ultimo anno il 60% delle attività “compro oro” ha chiuso. I motivi sono molteplici, ma il più importante è senza dubbio il fatto che gli italiani non hanno più oro e oggetti preziosi da vendere.
In una recente dichiarazione, il Presidente dell’Adoc (Associazione per la difesa e l’orientamento dei consumatori) Lamberto Santini ha spiegato così la crisi di questo settore: “Le famiglie hanno smesso di rivolgersi ai Compro Oro, ormai non c’è più niente da dare via, anche le ultime risorse extra per far quadrare i conti sono terminate”.
Inoltre, i consumatori sono diventati più attenti, e vista la quantità di truffe portate avanti da parte di poco affidabili compro oro, hanno iniziato a rivolgersi sempre più spesso ai banchi dei pegni. Il banco dei pegni infatti, è un’istituzione più affidabile, ed è strettamente legata al circuito bancario.
Il numero dei clienti degli ultimi anni dei banchi di pegni è aumentato del 7%, a chiara dimostrazione che la crisi economica è tutto tranne che superata. I beni più impegnati sono orologi e gioielli, spesso d’epoca passati nella famiglia da una generazione all’altra, dei quali quasi il 10% non viene riscattato e viene messo in vendita all’asta pubblica.
In questo infelice panorama non mancano però le eccezioni: basta varcare di pochi chilometri il confine svizzero per trovare dei compro oro che si sono evoluti per resistere alla crisi. Già a Chiasso infatti si trovano dei compro oro, come ad esempio Day Trading, che offrono valutazioni alte insieme a numerosi servizi accessori, aggiunti solo di recente per incontrare le esigenze dei consumatori. |