 Tra meno di una settimana si voterà per le elezioni regionali. E in qualche comune.
E, come ben sapete, la campagna elettorale è il luogo delle promesse elettorali, delle iperboli anche, favorite dal fatto che in Italia è pressoché sconosciuto al grande pubblico la funzione giornalistica conosciuta altrove come il Fact Checking, ossia il giornalismo in grado di incalzare i candidati e fare le pulci, soprattutto a livello di veridicità e di copertura finanziaria, alle promesse e agli impegni vagheggiati su un palco, alle cene o davanti al mirino, è proprio il caso di dire, di una telecamera.
Eppure il reddito di cittadinanza, o una qualche formula simile al reddito minimo, potrebbe per davvero essere applicato. In futuro. In un futuro non immediato, però.
Lo scenario del reddito minimo potrebbe trovare il via libera, anche perché sarebbe di vitale importanza, nel momento in cui saranno i robot a fare la grandissima parte del lavoro. Martin Ford ipotizza qualcosa del genere nel suo lavoro “Rise of the Robots. Technology and Threat of a Jobless Future”. Lo fa attingendo incrociando a piene mani basi statistiche odierne con una visione futura. L’autore arriva a ipotizzare che l’attuale scenario di persone interconnesse, nonché le soluzioni intelligenti, robotiche e automatiche che ormai fanno parte della nostra vita potrebbero, anziché migliorare la nostra produttività (come sta accadendo) dare forma a una “tempesta perfetta” tecnologica che potrebbe arrivare a rendere superfluo l’uomo.
Basandosi su dati Usa, dal 1973 al 2013 lo stipendio di un “colletto blu” è infatti sceso in media del 13%, a fronte di un aumento della produttività, nello stesso periodo, del 107%. Sono i prodromi di una situazione nella quale la tecnica aumenta le disuguaglianze, distrugge posti di lavoro e comprime il potere d’acquisto.
E non parliamo solo di produzione. Ormai ci sono sempre più software che, di fatto, si sostituiscono all’uomo anche nel prendere delle decisioni. Di più, qualcuno arriva a ipotizzare che tra qualche decade il 90% degli articoli, quindi dell’informazione potrebbe essere generata non già da uomini, bensì da software.
Se pensiamo anche al fatto che dal 1993 al 2010 metà reddito Usa è finito nelle mani dell’1% più ricco; e che la cosa non va scemando, anzi accelera, visto e considerato che dal 2009 al 2012 sempre l’1% s’è appropriato del 95% del reddito, allora viene naturale pensare di introdurre qualcosa (un reddito minimo?) che possa in una qualche misura possa consentire all’uomo di comprare ciò che (in larga parte) potrebbe venir pensato e realizzato da software e robot.
Fantascienza e Fantapolitica? Pensateci un attimino prima di bollare come sciocchezze queste posizioni.
Del resto lo stesso Friedrich Hayek, uno non proprio socialista, arrivò a ipotizzare “una qualche forma di reddito minimo” per fornire alle vittime dell’automazione un cuscinetto di spesa che mantenga un po’ per tutti la possibilità di accedere e partecipare al libero mercato.
A cosa servirebbe la massimizzazione della produzione se nessuno (o pochi) potranno comprare?
Massimo Bencivenga |