 Di tanto in tanto si riuniscono dei noiosi simposi di intellettuali di diversa estrazione nei quali vengono rilasciate dichiarazioni sul futuro del mondo e della società in base a dei modelli matematici astrusi e tutto sommato avulsi dalla realtà. Sono i futurologi; si offendono, sono in genere estremamente suscettibili, se li si addita a mo’ di astrologi, ma la triste, per loro, realtà è che le loro previsioni non sono più accurate degli astrologi stessi o degli avventori di un bar. Mi sento allora di dare anche io il mio contributo distruttivo alla previsione. Quale sarà la superpotenza emergente dei prossimi 20 anni? La Bolivia.
Il paese dei record, la nazione con la capitale (La Paz) più in alto, con il lago (Titicaca) più in alto, lo stato più povero dell’America del sud, già di per se un subcontinente di disperazione, ebbene la Bolivia sarà protagonista. Gli esperti di fantarcheologia ritengono inoltre la Bolivia uno dei primi insediamenti umani; i nostri antenati evidentemente avevano il gusto per la fatica dovendo portare le pietre a quasi 4000 metri di altezza.
Cosa mi porta a dire che questa nazione flagellata possa avere negli anni a venire una crescita a doppia cifra? L’attuale crisi e le possibili misure. Mi spiego meglio. Il Presidente Obama crede fermamente in una svolta verso il verde, a cominciare dall’industria delle auto. E una delle paroline chiave della svolta green del Presidente è litio. Sotto la superficie del deserto di sale più alto del mondo, un’altra chicca e peculiarità della Bolivia, il Salar de Uyuni, un’immensa ed accecante distesa bianca, c’è circa un terzo del litio mondiale. E il litio diventerà un “minerale strategico” nella composizione delle batterie delle auto verdi, ma non solo, essendo già largamente usato nell’industria elettronica. Il governo, con a capo l’indigeno Evo Morales, ha modificato la costituzione e detiene un pacchetto del 60% su ogni risorsa naturale della nazione; la crisi della Bolivia iniziò negli anni ’80 con privatizzazioni selvagge monopolizzate dalle multinazionali statunitensi, ed è con il governo adesso che bisognerà trattare. Sono già arrivati a chiedere udienza a La Paz giapponesi, cinesi, esponenti della Toyota e della Mitsubishi, si è mossa anche la gigantesca, e tentacolare, Gazprom; tutti pronti ad offrire partnership e know how in cambio di un trattamento privilegiato. I funzionari di governo per adesso frenano, ma sentono che l’oro bianco, come comincia ad essere chiamato il sale, può davvero rappresentare una svolta per la nazione e per la regione del Salar de Uyuni. Una regione che somiglia ad un paesaggio spettrale, con un’immensa distesa bianca dove i rari abitanti soffrono di cataratta per effetto del sale, del sole e del vento sin da bambini. L’elettricità non è arrivata e i bambini vanno a scuola quando arriva, da lontano e per pochi giorni al mese, un maestro; tutto questo nell’anno domini 2008. Non so se la mia previsione sarà esatta, le probabilità sono a mio sfavore, ma di certo è un’opportunità notevole per gli andini. D’altra parte, il deserto dell’Arabia Saudita sarebbe così attraente se non ci fosse sotto l’oro nero? E per il Sudafrica si sarebbero scannati tanti stati se non avesse nelle sue viscere oro, diamanti, cromo e cobalto solo per dire alcune ricchezze dello stato di Pretoria? Solo che..Solo che l’Arabia Saudita e il Sudafrica sono due esempi da non prendere in considerazione quando si parla di distribuzione della ricchezza. O meglio sono due case history per dire: “Ecco come affamare un popolo e concentrare le ricchezze, enormi, di un paese nelle mani di un’elite”. Accadrà così anche in Bolivia? Mi sento di dire che l’avidità umana e le probabilità non giocano a favore dei bambini della cintura del Salar de Uyuni.
Ho parlato di futurologi prima. Il più famoso, e forse più attendibile, in Italia è l’ingegner Roberto Vacca, uno che sa ridere dei suoi errori e che, pertanto, va preso in considerazione.
Massimo Bencivenga |