
Mio nonno pasceva pecore in Kenia e io sono senatore degli Stati Uniti d’America. E so che solo in America può succedere ciò”.
Queste furono le parole di apertura, nel 2004, di Barak Obama, in qualità di “keynote speech" (il discorso chiave del congresso per lanciare la candidatura alla Casa Bianca ) per John Kerry.
Qualche sera fa qualcun altro ha detto qualcosa di molto simile. Il keynote Speech di Obama 2012 è stato tenuto da Julian Castro, 38 anni, sindaco di San Antonio, mica di Alvignano. Ebbene, Julian Castro ha detto: “Mia nonna avrebbe trovato straordinario il fatto che appena due generazioni dopo il suo arrivo a San Antonio, uno dei suoi nipoti sarebbe diventato sindaco della città”. Già, perché la nonna di Julian Castro era una immigrata messicana che faceva la donna delle pulizie.
Ha tenuto la scena da attore consumato, la sua storia, la sua fisicità, il suo essere gigione e piacione hanno avuto presa sul pubblico. Vediamo qualche passaggio. Prima ha detto che Mitt “proprio non capisce le cose”. Poi è passato a fare qualche esempio della difficoltà del repubblicano a capire alcuni cose, anche banali.
“Qualche mese fa Romney ha visitato una università dell’Ohio, e ha dato agli studenti un piccolo consiglio imprenditoriale: avviate un business. Ma come? Prendete i soldi in prestito dai vostri genitori, ha risposto. Diamine, perché non ci avevo pensato prima? La verità è che il governatore Romney nemmeno si rende conto di quanto sia stato fortunato nella vita.”
“Quando si tratta di ridare lavoro alla classe media, Rommey dice no. Quando si tratta di rispettare i diritti delle donne, dice no. Quando si tratta di consentire ad ognuno di sposare chi ama, dice no”.Pausa. “Quando si tratta di allargare l’accesso alla sanità...” Romney dice no!, hanno urlato i delegati. No, ha ripreso Julian “in realtà dice sì, perché quando era governatore del Massachusetts aveva varato la riforma, ma ora dice no».
Perché Mitt ha attraversato una “trasformazione estrema”, che l’hanno portato ad abiurare le idee moderate con cui era entrato in politica, e ad abbracciare le idee estremiste dell’Old Party. Tutto pur di diventare Presidente.
«Ma noi, a novembre, gli diremo no». Applausi scroscianti.
In realtà, 4 anni fa, Mitt Romney e Mike Huckabee erano considerati l’ala morbida e moderata dei repubblicani, laddove McCain era il falco per eccellenza.
La scelta di Julian Castro, astro nascente democrat, è stata strategica anche per riconquistare l’elettorato ispanico, che 4 anni fa al 67% scelse il nero Obama. Un sondaggio Zogby indica che il 57% degli ispanici oggi voterebbe per Obama. Una quota che potrebbe anche salire e dare a Obama qualche voto in più.
Castro, dal canto suo, sa bene che porsi come rappresentante degli ispanici, l’etnia che cresce più rapidamente, può fare da volano al suo futuro politico.
Tanto più che in un altro passaggio aveva detto, in merito alla storia della sua famiglia che “la cosa speciale non è la storia della sua famiglia, ma il fatto che l’America abbia permesso la realizzazione di questo sogno. Un sogno che non è uno sprint, e nemmeno una maratona, ma una staffetta in cui ogni generazione passa i propri risultati a quella successiva.”
L’America, si sa, è la terra delle opportunità.
E l’Europa? Sarkozy non era forse ungherese? Sì, certo, ma di nobili origini.
In Germania però c’è qualcuno che chiamano l’Obama turco. Si chiama Cem Özdemir, è nato nel 1965 in Germania da genitori turchi circassi. E’ stato il primo immigrato di seconda generazione (nato in Germania) ad essere eletto, nel 1994, nel Parlamento tedesco. Dal 2008, Özdemir è a capo del partito dei Verdi. Considerando che i turchi sono l’etnia di immigrati più numerosa in Germania, è facile prevedere per lui un futuro da protagonista in Germania.
Nota di colore: Cem Özdemir è sposato con una giornalista di origine argentina che si chiama Pia Maria Castro.
Castro, come Julian Castro.
E in Italia? Lasciamo perdere, và…
Massimo Bencivenga
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