Un osservatore casuale, diciamo in via puramente ipotetica un alieno, non noterebbe, oggi, nessuna differenza tra
Malmö e Marsiglia, tra una città della civile Svezia ed una città, e più precisamente un porto, che sembra essere un’enclave magrebina in terra di Francia. Marsiglia è una città dura, forse una delle più dure e violente del mondo, con bande criminali che si contendono, a suon di morti, ogni metro ed ogni angolo di questa bella città affacciata sul mare. Nel mondo della malavita gira una battuta, cosa pensate anche i malavitosi sanno ridere, qualcosa del genere “ non fate mai affari con uno che chiamano il marsigliese, o con uno che viene da Marsiglia”.
La periferia orientale è diventata terra di nessuno e le forze dell’ordine sono diventate il bersaglio preferito di “Intifade” istantanee. Le auto di pattuglia sono oggetto di una sassaiola continua.
Non più Malmö, ma Gerusalemme. Forse Beirut. Il motivo? Sempre il solito: il lavoro, o meglio la disoccupazione. Una città dove il 30% è un immigrato e molti di questi sono musulmani, slavi o provenienti dall’Asia centrale. A Rosengard, uno dei quartieri peggiori, è cresciuto un tipino come Ibrahimovic. Alcune stime parlano di “circa cento nazionalità”. In un solo quartiere. Gli adolescenti non vanno a scuola e non lavorano; i loro genitori vivono dei sussidi statali. Il nuovo governo, già prima della crisi, aveva già dato un giro di vite ad un welfare, ripetiamolo ancora una volta, che rendeva i lavoratori e i disoccupati svedesi dei “privilegiati” rispetto a lavoratori e disoccupati di altri Stati. Combiniamo crisi, meno risorse e scarsa integrazione e possiamo ben capire come gli amministratori locali si trovino di fronte una situazione esplosiva. Gli stessi funzionari statali minimizzano parlando di situazione locale, ma la cosa si sta estendendo: il coprifuoco non c’è, non per regolamento, ma, di fatto, è applicato dagli svedesi che non vogliono avere rogne. Lasciamo la Svezia e parliamo della situazione mondiale. I sociologi e i politologi si stanno da tempo accapigliando e stanno spaccando il capello in quattro al fine di definire se quella che stiamo vivendo è una guerra tra economie o tra, nella definizione di Samuel Huntington, civiltà, Ai fini pratici poco importa. Il mondo occidentale si trova assediato da una maggioranza povera che “bussa” con insistenza alla porta e che non ha accesso alla ricchezza. Una maggioranza che la società occidentale stessa ha contribuito a rendere povera e ad escludere dalla ricchezza. Siamo arrivati ad un punto di non ritorno e da questo cul de sac, da questo scontro economico o culturale fate voi, non ne usciremo con piccoli aggiustamenti; occorrerebbero riforme serie, strutturali e sostanziali, riforme che privilegino una più equa ridistribuzione del reddito ed eviti le enormi sperequazioni che sono presenti nella società attuale. Ad ogni buon conto non sembra che si stai andando in modo deciso verso questa direzione. E allora aspettiamoci di vedere spuntare 10, 100, 100 Malmö.
Massimo Bencivenga |