Se questa è arte...
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Se questa è arte...

La rincorsa allo choc visivo e mentale non sembra arrestarsi. in molti hanno una visione personale dell'arte. Purtroppo

Se questa è arte...

L’ultimo scorcio del novecento ha portato una radicale ridefinizione del concetto di arte, mai come da una ventina d’anni a questa parte il concetto di arte è diventato non solo opinabile, lo è sempre stato, ma ha sempre più assunto la dimensione e il sinonimo di schifezza: assoluta, pura e primeva. Inutile girare intorno alle parole o edulcorare il concetto. L’arte dei nostri giorni, il termine contemporaneo ha una caratteristica intrinsecamente transitorio e pertanto non va bene, fa sempre più schifo. Per contro tale miserrima espressione(?) dello spirito viene spacciata per oro da abili curatori e critici.

I cultori dell’arte intesa in senso classico, ossia come realizzazione inimitabile e non replicabile si staranno rivoltando nella classica tomba.

Questa non è arte è trashart, è qualcosa che viene spacciata per contaminazione, ibridazione, miscelazione ma in realtà è solamente immondizia, mentale prima ancora che materiale.

 

 

 

Si potrà obbiettare che l’artista deve provocare e che in genere rappresenta l’avanguardia della società. Se fosse vero quella che ci aspetta non è un bell’avvenire. L’autore della bellezza, Martin Kippenberger, non può replicare. E’ morto undici anni fa a 44 anni, dopo lunghi tormenti esistenziali. Ma và? Da non credersi? Aveva anche problemi a rapportarsi con il divino? La rana la custodiva un medico tirolese, che al museo l'ha prestata gratis al museo d’arte contemporanea Museion di bolzano. Il messaggio mediatico è passato, ne stiamo parlando, e il museo ha avuto il suo totem, ai piedi del quale, intelligenze che non possiamo comprendere si sono inginocchiate e hanno visto la luce. Non sappiamo che fine farà quella rana, sappiamo che fine ha fatto l’arte, tra famelici mercanti d’arte, uno dei più famosi, Larry Gagosian è chiamato lo squalo, curatori senza scrupoli e galleristi in cerca di gloria. Provocazione per provocazione, non pensate che saremmo anche noi in grado di mettere un vitello o uno squalo in formaldeide? Certo che sì. Quanto ce lo pagherebbero? A noi niente, a Damien Hirst milioni di dollari. E siamo così sicuro che i delfini venduti alle sagre siano cosi diversi dai megapalloni che gonfiano altri, miliardari, artisti.

E’ il mercato gente con i suoi padroni e le sue storture. Business as usual.

                                                                   Massimo Bencivenga

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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