Shakespeare e Colombo. Identità costruite
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Shakespeare e Colombo. Identità costruite

Parallelismi e analogie nelle vite di due grandi uomini

Shakespeare e Colombo. Identità costruite

Sigmund Freud, Orson Wells, Ralph Waldo Emerson, Nathaniel Hawthorn, Samuel Taylor Coleridge, Lord Palmestone, Benjamin Disraeli, Bismark, sir George Greenwood, Oliver Wendell Holmes, Lord Brighton, Lord Penzance sono solo alcune della personalità che si rifiutano di credere che William Shakespeare sia il figlio del mugnaio di Stratford-on-Avon.

 

Ci sono degli interessanti punti di contatto con l’uomo conosciuto come Cristoforo Colombo (chi_era_Cristoforo_Colombo?).

 

Il navigatore non si firmò mai nella sua vita come Colombo; del cognome di William, figlio del mugnaio di Stratford-on-Avon, esistono documenti che lo attestano come: Shaksper, Shaxper, Shakepse, Shackspeare, Shagspere, Shakp, Shaxberd e un’altra dozzina di variazioni sul tema.

 

 

 

 

Quest’uomo viene menzionato spesso per questioni di debiti, in molti casi è lui che denuncia per farsi pagare, e per aver avanzato l’odiosa proposta di togliere i pascoli pubblici ai contadini meno abbienti.

 

Molti storici accreditati della zona non menzionano il grande drammaturgo, altri storici suoi coevi nella sua casa non trovarono un libro che fosse uno, nessuno sembrava conoscerlo e la figlia Judith, figlia di cotanto letterato, era completamente analfabeta tanto che si firmava con una X.

Uno storico genovese d’inizio cinquecento non annoverò Cristoforo Colombo, non solo tra i cittadini illustri, ma neanche tra i navigatori della città. E il figlio di Colombo si recò a Genova per verificare le “voci” che davano il padre originario di quelle parti. E bene ribadire che la tesi di Colombo genovese è postuma alla sua morte e diventa dominante solo nell’800.

 

William avrebbe potuto lasciare, lui così attento ai soldi, una cospicua eredità all’amata moglie e alla figlia se avesse deciso di riscuotere i diritti d’autore sulle sue opere. Ma non lo fece.

 

Colombo, letteralmente ossessionato dall’oro, lasciò che il padre, Domenico Colombo, e il fratello fossero oberati dai debiti. Avrebbe potuto usare l’oro del nuovo mondo avuto dai reali per pagarli. Ma non lo fece.

 

Cristoforo era figlio di un tessitore.

 

William era figlio di un mugnaio.

 

Cristoforo veniva accolto ed ascoltato da re e regine, dai regnanti cattolici di Castiglia e da Joao II di Portogallo, detto il il principe perfetto, un sovrano illuminato e colto.

 

William conosceva benissimo la nobiltà, i suoi protocolli, e ne aveva un concetto cavallesco mentre, di contro, scimmiottava in modo grottesco la plebe.

 

Eppure…

 

E’ realmente esistito un Cristoforo Colombo genovese e  figlio di un tessitore o cardatore.

 

E’ realmente esistito un William Shakespeare figlio di un mugnaio e vissuto a Stratford on Avon.

 

Solo che, con molta probabilità, non sono le stesse persone di cui si dice l’una essere arrivata nelle americhe e l’altra aver scritto l’Amleto. 

 

Per entrambi esiste un considerevole buco temporale che neanche i loro studiosi riescono a colmare in modo convincente.

 

Colombo, ovviamente con un altro nome, il vero, era con molta probabilità un colto e nobile ebreo portoghese.

 

Su Shakespeare le voci lo individuano in una certa misura con Bacon, Raleigh, De Vere, Marlowe ed altri tra cui un certo Michelangelo Florio Crollalanza, siciliano di londra che scrisse “Troppu trafficu pì nnenti”…

 

Ma questa è un’altra storia e un’altra puntata… 

 

 

 

                                                                                    Massimo     Bencivenga

 

 
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