L'impatto economico dei NEET in Italia e in Europa
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L'impatto economico dei NEET in Italia e in Europa

Chi sono i NEET? Quale impatto hanno sull'economia nazionale e continentale?

L'impatto economico dei NEET in Italia e in Europa

 

Gli anglosassoni amano appiccare delle etichette. E spesso riescono a sintetizzare per bene alcuni aspetti. Molto azzeccate in tal senso sono state le “etichette” Prosumer (copyright Alvin Toffler) e Baby Boomer. I telegiornali, e qualche volta anche i politici, pronunciano la parola NEET. Che significa? Con il termine NEET (Not in Education, Employment or Training) si vanno ad indicare le persone comprese, generalmente, tra I 16 e i 35 anni di età che non stanno ricevendo un’istruzione, non hanno un impiego o altre attività assimilabili (tirocini, lavori domestici, ecc.)

Il fenomeno è globale, nessuno Stato e nessun continente ne è immune.
L’Istat, nel 2009, stimò in  circa 2 milioni (il 21,2 per cento) i NEET italiani nella fascia di età tra i 15 e i 29 anni. Il fenomeno pare acuirsi in particolare nella fascia 25-30 anni, in cui i né-né (come vengono chiamati in Italia) rappresentano il 28,8% della popolazione totale, secondo quanto certificato dal consiglio nazionale dell'economia e del lavoro.
Qual è l’impatto macroeconomico di questo esercito? Se i giovani che non studiano né lavorano, i NEET appunto, riuscissero a entrare a fare parte del sistema produttivo, il Pil europeo crescerebbe dell'1,2%, quello italiano addirittura del 2%. Peraltro questi giovani “a spasso” hanno anche un costo, stimato per l’Italia in circa 32 miliardi di euro.

Secondo una ricerca di Eurofound, la fondazione dell'Unione Europea specializzata nella consulenza sui temi del lavoro e delle condizioni di vita, l’assenza dalla "società attiva" dei giovani non impegnati in programmi di studio ne' sul lavoro ha comportato, per il 2011, una perdita economica stimabile in 153 miliardi di euro.
Su scala europea, i giovani ai margini del sistema produttivo e di quello educativo sono 14 milioni. In Italia il fenomeno raggiunge numeri particolarmente significativi: se il sistema economico riuscisse a coinvolgere i NEET, potrebbe guadagnare 2,06 punti percentuali di Pil, crescendo in termini assoluti di circa 32,6 miliardi di euro. E il resto dell’Europa? L’assenza dei giovani dal mondo produttivo costa 22 miliardi in Francia, 18 miliardi nel Regno Unito, 15,7 miliardi in Spagna.

E’ possibile tracciare un identikit del NEET? L’indagine di Eurofound evidenzia che un ragazzo con bassi livelli di scolarizzazione ha un probabilità di finire nel circuito dei Neet tre volte maggiore rispetto a un coetaneo con una istruzione secondaria. Il rischio aumenta fra i giovani immigrati, tra chi ha problemi di salute o accusa forme di disabilità o tra quanti si trovano in famiglie “difficili”, con redditi bassi, spesso residenti in aree periferiche più arretrate.
Una serie di situazioni che non aiutano l’integrazione lavorativa.

Massimo Bencivenga 

 

 
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