Petrolio, le quotazioni guardano al rialzo
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Petrolio, le quotazioni guardano al rialzo

Il rialzo del prezzo del petrolio è per lo più dovuto agli incendi che si sono verificati in Canada, i quali, oltre ad aver procurato danni a livello ambientale ed economico, hanno anche fatto sì che venissero spazzati via 2.5 milioni di barili prodotti al giorno!

Petrolio, le quotazioni guardano al rialzo

Il prezzo del petrolio, come ti accorgerai cliccando qui, continua a salire inesorabile registrando dei rialzi che forse stanno anche andando al di sopra delle aspettative. In questi giorni stiamo sostanzialmente fotografando un trend che spinge gli analisti e le società di investimento a rivedere al rialzo le proprie previsioni in merito ai picchi toccati dal prezzo del petrolio.

La quotazione del greggio ha sfiorato i 26.21$ durante il mese di febbraio, toccando quello che è il punto minimo degli ultimi 13 anni. Ma il rialzo ha già cominciato a verificarsi, tanto è vero che il prezzo del petrolio WTI è in salita di oltre il 70% e il Brent segna un +50.4%: ma per quale ragione dopo aver toccato un punto di minimo, il petrolio sta ora cambiando drasticamente rotta? Sta accadendo forse qualcosa che lo influenza parecchio? O forse alcune previsioni non erano state effettuate con la dovuta lungimiranza?

Petrolio, le quotazioni guardano al rialzo

Il rialzo del prezzo del petrolio è per lo più dovuto agli incendi che si sono verificati in Canada, i quali, oltre ad aver procurato danni a livello ambientale ed economico, hanno anche fatto sì che venissero spazzati via 2.5 milioni di barili prodotti al giorno!

Ma per quanto il caso canadese possa sicuramente aver influito nel cambio di tendenza e finirà col riverberare effetti anche nei prossimi giorni, ci sarebbero almeno 3 buone ragioni con cui potremmo spiegarci questo fenomeno. Secondo Kent Moors di Money Morning, analista esperto nel mercato petrolifero da ormai 40 anni, sarebbero per l'appunto 3 i motivi che spingeranno la quotazione del greggio a salire ulteriormente.

Solo una manciata di settimane fa, le previsioni dell'analista parlavano di un prezzo del petrolio che entro il prossimo mese di giugno sarebbe finito nell'intervallo dei 42/45 dollari al barile. Ma Moors ora è più convinto di un'altra ipotesi: quella secondo la quale le quotazioni sopra indicate siano i floor e non la media dei prezzi attesi. Ciò significa che il prezzo del greggio potrebbe superare in via stabile i range segnalati già entro il mese di giugno (per cui ci ritroveremmo a parlare di una stima di 45 dollari e passa per il WTI e di oltre 50 dollari per il Brent)!

Perché il prezzo del petrolio andrà aumentando?

Il primo motivo per cui è lecito aspettarsi un rialzo della quotazione del greggio riguarda la produzione record di petrolio: la generazione di questa materia prima ha già raggiunto i livelli massimi possibili secondo Moors. L'output dell'OPEC ha toccato i 32.6 milioni di barili giornalieri durante il mese di gennaio, segnando il livello più alto dal 1997. A marzo, invece, la Russia ha raggiunto i 10.8 milioni di barili al giorno sfondando anche i questo caso il record produttivo degli ultimi 30 anni.

Tutti questi dati non possono non riflettersi nella percezione per cui la produzione tornerà presto a scendere in maniera graduale. E secondo Moors, questa percezione che gli investitori hanno nei confronti dell'offerta può portare ad un effetto rialzista del prezzo del petrolio.

Il secondo motivo per cui il prezzo del petrolio guarderà al rialzo ha invece a che fare con la crisi del debito che sta prendendo sotto scacco il comparto energetico. Nello specifico, sono molte le compagnie di petrolio che si son viste costrette a chiudere gli impianti di estrazione perchè troppo costosi per mantenerli: queste società non sono riuscite a ricavare profitti spendendo circa 500.000 dollari per il mantenimento degli impianti e vendendo il petrolio a un prezzo per loro troppo basso (ossia sotto i 45 dollari al barile). Per questa ragione il numero di impianti funzionanti negli Stati Uniti d'America è sceso drasticamente dai precedenti 703 agli attuali 328.

E se ci sono molte società che hanno chiuso i battenti e tante altre che stanno valutando se sia effettivamente il caso di muoversi in questa direzione, quelle rimaste ancora attive dovranno tagliare le operazioni per risparmiare e coprire il debito accumulato. Questo trend contribuirà a far calare l'offerta di petrolio sul mercato e provocherà l'aumento della quotazione della materia prima: "Le compagnie petrolifere - spiega Moors - si ritrovano ad affrontare un interesse annuo del 20% e stanno tagliando la spesa in conto capitale per provare a coprirlo".

Il terzo motivo per aspettarsi un rialzo del prezzo del greggio riguarda i pozzi esistenti ma non ancora esauriti (quelli che in gergo vengono definiti drilled but uncompleted, DUC). Questi pozzi non ancora utilizzati ai massimi livelli di estrazione vengono sfruttati come un'alternativa economica plausibile rispetto ad altre tecniche estrattive, ma Moors ritiene che i DUC non saranno in grado di aumentare la produzione del greggio e di infondere nel mercato del nuovo petrolio. Al contrario, a suo dire verranno utilizzati per rimpiazzare i pozzi che segneranno un calo della produzione: "Un aumento del numero dei DUC non vuol dire che ci stiamo avvicinando ad una riduzione della produzione, ma rappresenta semmai un elemento che può frenare la discesa dei prezzi".

 
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