 Stiamo per entrare (o siamo già entrati?) nel periodo detto del Carnevale. Nella accezione comune il Carnevale altro non è che il periodo immediatamente precedente alla Quaresima (l’addio alla carne che secondo alcuni è alla base dell’etimo del Carnevale) e quindi anche alla Pasqua del Signore. Ma è bene ribadire che trattasi di una festa pagana, dai forti connotati dionisiaci ed orgiastici, in tal senso basti ricordare che all’interno del Carnevale è presente sempre, o quasi sempre a seconda del periodo di Quaresima, anche la festa di San Valentino la quale, lungi dall’essere la festa edulcorata che siamo abituati a festeggiare, altro non è che una riedizione in chiave cattolica della festa romana dei Lupercali. I Lupercalia erano un’antica festa di purificazione e fertilità, nell’antichità tutto il mese di mese di Febbraio era un periodo dedicato alla purificazione e alla fertilità; con il chiaro e palese obiettivo di celebrare gli antenati e aspettando, nel contempo, la rinascita e la fertilità solitamente associate alla Primavera. Ed era un periodo di sfrenata attività sessuale.
Ma davvero il mito del Carnevale è una trasposizione dei Lupercali? Sì e no. Perchè un’altra delle costanti del Carnevale è l’inversione dei ruoli o il mondo a rovescio, per un giorno i servitori diventano re e i re servitori e alla via così. Ed è affascinante, prima ancora che stravagante, scoprire che in tante culture, anche lontane spazialmente e temporalmente, sia presente un giorno o un periodo alla rovescia.
Questi periodi si festeggiavano anche nell’antico Egizio, e c’è da credere, ma io non ne ho conoscenza, che qualcosa di simile accadesse anche dalle parti dei Sumeri agli albori della civiltà. I carnevali antichi finivano poi bagnati dal sangue di un qualche animale, solitamente un maiale o un asino, ma a volte ci sono rimandi anche a cani.
E queste giornate di inversione dei ruoli erano festeggiate anche nel Medioevo. Alcuni storici vedono in questa uccisione rituale una reminescenza, una eco mai spenta dell’antica e sempiterna lotta tra il Bene ed il Male, tra la Bella e la Brutta stagione, tra l’Ordine ed il Caos, tra la Luce e le Tenebre. In realtà queste giornate inverse e disordinate, lungi dall’essere rivoluzionarie, erano la celebrazione della necessità dell’ordine, qualcosa per dire ecco cosa succede quando c’è l’inversione dei ruoli.
Anche le maschere hanno una valenza “demoniaca” e doppia, un rimando che alcuni fanno risalire a divinità “nere” o comunque non solari come Saturno e Plutone.
Arlecchino altri non è che Herle King o Arlequin, il Re dei Morti, il capo della Masnada Infernale, della Caccia Selvaggia, della Mesnie Ferale, della Caza Salvadega, della Familia Herlechini, il capo di un esercito di guerrieri morti. I colori sono quelli delle uniformi dei soldati di tutto il mondo, la sua maschera è nera come la sua anima dannata.
Negli ultimi due anni ho trattato, relativamente al Carnevale, il mito di Arlecchino e il ferale ed arcaico Carnevale Sardo, un vero inno al mondo contadino.
Ma ci sarebbe ancora tanto da dire sul Carnevale e sulle leggende legate allo stesso.
Massimo Bencivenga |