Vito Sguera, quando la Fisica italiana raggiunge traguardi nonostante la politica...
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Vito Sguera, quando la Fisica italiana raggiunge traguardi nonostante la politica...

Vito Sguera, giovane astrofisico italiano, ha vinto un prestigioso premio in Fisica, nonostante la politica e..

Vito Sguera, quando la Fisica italiana raggiunge traguardi nonostante la politica...

La tanto bistratta (dai politici, questo sia ben chiaro!!) ricerca italiana ha ottenuto, in spregio ed in faccia ai governi, di destra o di sinistra, che quando si tratta di “tagliare” volgono lo sguardo e la scure principalmente verso l’Università, un successo notevole. E’ successo che ad un ricercatore italiano dell'INAF- IASF di Bologna, un pugliese di nome Vito Sguera, è stata assegnata la Zeldovich Medal per l'astrofisica; trattasi di un riconoscimento internazionale particolarmente ambito e riservato ai giovani ricercatori Under 35 ed assegnato a quelli che si sono particolarmente distinti nella ricerca.

Ricerche effettuate principalmente, e con particolare riferimento, utilizzando dati da satellite, ricerca dalla spazio insomma.
La Zeldovic Medal è un premio biennale che viene rilasciato dall’Accademia Russa delle Scienze, di concerto con il Comitato internazionale per la ricerca spaziale (COSPAR), in memoria del fisico sovietico Yakov Borisovich Zeldovich.
E questa è la buona notizia. La cattiva è che la ricerca effettuata dallo stesso dottor Vito Sguera ha visto la luce all’estero, mentre si trovava a Southampton per il PhD. Elaborando alcuni dati forniti e raccolti da un satellite dell’ESA, Vito Sguera si è accorta dell’esistenza di una particolare classe di sorgenti “pigre” a sentire lo stesso ricercatore.
Sorgenti che, per buona parte della loro “vita” sono in uno stato di non attività e che pertanto restano invisibili alle osservazioni, e solo occasionalmente, e casualmente, si attivano rilasciando in poco tempo una grande quantità di energia.
Queste caratteristiche, la repentinità e la casualità con la quale si attivano, hanno permesso a questa particolare classe di sorgenti di sfuggire per lungo tempo all’occhio degli astrofisici.
Eppure i dati erano lì!!
E allora come ha fatto Vito Sguera ad accorgersene. Ha cambiato prospettiva.
Vi è mai capitato di sentire i soloni della formazione e del pensiero laterale dirvi di rallentare i vostri passi, di piegarvi e muovervi a 10 cm da terra, parole ed azioni dettate dal bisogno di “farvi cambiare prospettiva”.
Ed è ciò che ha fatto Vito Sguera il quale, anziché allungare i tempi di osservazione con il fine di avere un segnale “buono” per le ricerche e le applicazioni, cosa peraltro abbastanza usuale quando si lavora nella banda delle alte energie, ha iniziato a spezzettare l’intervallo di osservazioni in tempi sempre più stretti e ecco che zac si è accorto del picco di energia.

 

Le sorgenti sono state nominate SFXT, un acronimo che sta per “Supergiant Fast X-ray Transients”.

Sarebbe successo lo stesso in Italia? Non lo sappiamo. Magari ad un certo punto l’intuizione di Sguera sarebbe stata “stoppata” per mancanza di fondi. Chi lo sa?

Di certo l’Italia investe poco, pochissimo nella ricerca, di base o applicata non c’è differenza, molto meno della Germania e dei Paesi Scandinavi e meno anche della media europea.

E qualche anno fa il Governo Prodi prese in giro la Nobel Rita Levi Montalcini, senatore a vita, con il classico gioco delle tre carte politico, facendole approvare una finanziaria che “apparentemente” non operava tagli alla ricerca. Apparentemente, ma di fatto si trattò di un funambolismo di bilancio che dava poco di più a qualcuno mentre non toglieva (molto) ad altri settori.
Il bilancio complessivo e consolidato della ricerca italiana ne usciva però con un segno meno.

Italia terra di Santi, poeti, navigatori, commissari tecnici e…fisici.
Già, perché nonostante tutto, nonostante una classe politica non all’altezza, l’Italia ha saputo sfornare Nobel per la Fisica come Guglielmo Marconi (1909), più sperimentatore che fine studioso, il sommo Enrico Fermi (1938), il suo ex amico a via Panisperna, Emilio Segrè (1959) e gli italiani in missione all’estero Carlo Rubbia (1984) e Riccardo Giacconi (2002).

E soprattutto grazie all’energia organizzativa di Orso Mario Corbino che fece diventare, sotto la guida di Enrico Fermi, il già citato centro di Fisica di Via Panisperna un gruppo di lavoro e di menti capace di rivaleggiare con Parigi e Gottinga, prima che le leggi razziali e la guerra decimasse quella scuola; una scuola di fisica che non abbiamo più avuto e che, stante la considerazione della classe dirigente per la Fisica (come per la chimica, le nanotecnologie ed altro) forse mai più avremo.
Ed ecco perché ci dobbiamo rallegrare di più quando arrivano risultati e premi come quelli conseguiti da Vito Sguera.

Massimo Bencivenga

 
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