Con la solita faccia tosta Silvio Berlusconi ha dichiarato agli italiani che nel Pdl è “tutto perfetto”. Di perfetta c’è solo la tempesta del 2010 che ha investito una serie di comitati d’affari, o cricche, italiche. La prima cricca del 2010 ha visto protagonista il connubio Protezione Civile-Palazzo Chigi, ossia Guido Bertolaso (di cattivo gusto la sua battuta su Clinton e Monica), Gianni Letta e Angelo Balducci, con il corollario di cognati, che diventano ingegneri da commercialisti che erano, di alti prelati e di sghignazzanti impresari edili campani nella notte del terremoto di L’Aquila.
La cricca otteneva appalti senza gare regolari, con la scusa della secretazione (che si trattasse di una caserma o un asilo i progetti erano sempre classificati con il timbro secret) o dei “Grandi Eventi”, e successivamente Marina, la figlia di Gianni Letta, forniva i servizi ed il catering attraverso la Relais Le Jardin. Anemone e Co lavoravano e pagavano. Forse anche la casa di Scajola. Il primo ministro a cadere nel risiko della prima metà del 2010. Scajola si dimise e dopo oltre due mesi Berlusconi ha ancora l’interim; per forza, deve stare attento adesso, soprattutto dopo il brutto pasticciaccio del caso-Brancher, l’ennesimo ex dipendente della sua galassia portato nel Paradiso della politica. Ad un certo punto l’uomo del colle si è svegliato e, sentendosi preso in giro dalla nomina di Brancher, nomina fatta unicamente per non farlo comparire in Tribunale, ha fatto intendere al Berlusca che forse era il caso di far dimettere Brancher.
Che ha obbedito, come nei tempi di Tangentopoli, ed adesso dovrà essere processato per il suo ruolo nella stagione delle scalate (do you remenber Antonio Fazio e le Bibbie che gli regalava Fiorani?). Cade Anche Brancher, dopo Scajola. A volte si sente dire che le tempeste sono capaci di autoalimentarsi. E’ quello che è successo e sta succedendo.
Dopo Bertolaso e Letta, Scajola e Brancher, tocca ai consigliori del boss: Marcello Dell’Utri e Denis Verdini, il siciliano e il toscano, il fine bibliofilo ed il banchiere, il mafioso fino al 1992 ed il presunto massone con interessi in Sardegna.
Marcello Dell’Utri checché ne dica Minzolini è stato condannato, la limitazione al 1992 non è tanto un’attenzione a lui e a Berlusconi, quanto un favore a tutta una classe di politici e Grand Commis di Stato (vero Nicola Mancino e Mario Maori?) che avrebbe tanto da dire sulla stagione di Tangentopoli, delle Stragi di Mafia e delle bombe come quella in via dei Georgofili.
Sulla strana coincidenza sulla fine della sinfonia delle bombe con una riduzione del regime di carcere duro per mafiosi. Ci fu una perversa trattativa Stato-Mafia? E chi la condusse? Quali furono gli accordi?
Denis Verdini è implicato un po’ in tutto, nessuno più di lui è forse l’icona del sistema gelatinoso, e dopo che per due anni è stato il dominus del partito (non venitemi a raccontare che Bondi e La Russa contano come lui) appare un po’ in disgrazia e in tanti nel Pdl, messi da parte (Pisanu e Martino, entrambi hanno avuto a che fare direttamente o indirettamente con la massoneria), non vedono l’ora di togliersi qualche sassolino. Denis Verdini si è recentemente dimesso da Presidente del Credito Cooperativo Fiorentino. Nega ogni possibile collusione con la P3, che va trattata a parte, ma intanto ha fatto un passo indietro. E questa poi la vera novità.
Nell’autunno del 2009, Nicola Cosentino O’ Mericano da Casal di Principe fu salvato dal parlamento. Cinque pentiti lo indicano, sin dalla metà degli anni ’90, come uomo a disposizione dei clan. Ma Berlusconi lo difese.
L’ordine di Berlusconi era: Resistere, resistere, resistere. Mai dimettersi. Bertolaso voleva farlo, Belusconi gli sventolò l’alt. Non si fa.
Il 14 Luglio si è dimesso da sottosegretario all’economia Nicola Cosentino, nel silenzio assordante di9 Giulio Tremonti, per accuse che a mio giudizio, sono ridicole messe a confronto con l’accusa di associazione mafiosa.
Eppure si è dimesso adesso e non a Novembre, mentre le stesse dimissioni furono respinte a Febbraio. Perché?
Il perché è da ricercarsi nel balzo in piedi di Fini all’assemblea di Aprile, da quel momento in poi il Silvio ha dovuto mettere in conto qualcosa di normale in ogni partito, qualcosa cui l’egoarca di Arcore non è abituato: il dissenzo democratico.
Da allora, pur stigmatizzando in pochi peones i finiani, ha fatto di tutto per evitare un muro contro muro. Forse ha paura del risultato di uno scrutinio segreto? Ma non erano solo 10 o 11? Il ddl sulle intercettazioni presentato da Caliendo (indagato proprio grazie alle intercettazioni) è stato stravolto dalla Bongiorno. Alla fine sono in tanti a dire che è addirittura peggiorativo.
I diplomatici del partito, Gianni Letta e Maurizio Lupi, sono all’opera con incontri al vertice con Casini e Bertone (cosa ci fa un cardinale a casa di Vespa con dei politici?) e scontri con Fabio Granata.
Casini per adesso non è interessato, potrebbe esserlo con una crisi, ma Berlusconi ha appena detto che è “tutto perfetto” e nun se pole. Fabio Granata (finiano) è disposto ad affrontare i probiviri del partito a patto che insieme a lui si presentino anche i Verdini, i dell’Utri, i Cosentino.
Richiesta legittima. In questo caos il pappagallo di Stato Capezzone si rende sempre più odioso mentre il Pd sta cercando il modo di offrire una stampella a Berlusconi senza offendere troppo i suoi elettori.
La vera opposizione, escluso quella a prescindere dell’Idv, la sta facendo il gruppo dei finiani. Se fosse per il Pd Berlusconi potrebbe dormire sonni tranquilli.
Nel Pdl è tutto perfetto. Anche sul Titanic l’orchestra suonava ancora quando…
E la Campania e la P3 ? Ne parliamo un’altra volta..perchè Formigoni che chiede aiuto ad buzzuro avellinese è evento da commentare a parte. Con i sottotitoli.
Massimo Bencivenga |