Aldo Brancher ministro, continua la lottizzazione degli ex Fininvest al Governo
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Aldo Brancher ministro, continua la lottizzazione degli ex Fininvest al Governo

Un altro ex dirigente delle imprese Berlusconiane assurge al rango di semidio (non soggetto alle aule di un tribunale) senza particolari meriti se non una cieca fedeltà

Aldo Brancher ministro, continua la lottizzazione degli ex Fininvest al Governo

Mentre alla cricca d’Italia, al sistema Guido Bertolaso-Gianni Letta, alla gelatina Denis Verdini, Riccardo Fusi e Diego Anemone, all’innaturale triangolo Gennaro Mokbel, ‘Ndrangheta e Finmeccanica, si aggiunge, nelle indagini del 2010, la porpora del Cardinale Sepe, ed è bene sottolineare come lo stesso Crescenzio Sepe, spesso al San Paolo a fianco di Clemente Mastella da Ceppaloni, sia ritenuto uno dei papabili alla successione di Papa Ratzinger; mentre succede tutto questo, e mentre un importante ministero come quello dello Sviluppo Economico è ancora vacante, cioè non è vacante, ma affidato ad Interim all’Egoarca di Arcore.
Ripeto, mentre tutto ciò infuria, anche senza voler toccare la crisi finanziaria, il governo non trova di meglio che tirare fuori dal cilindro un nuovo ministero: ministro per l'Attuazione del federalismo. Il ministero, senza portafoglio, è stato affidato ad un fedelissimo del Berlusca, Aldo Brancher, ed ha il sapore di una promozione in quanto lo stesso era il sottosegretario di Bossi alle Riforme Istituzionali.

Ma chi è Aldo Brancher? Un altro uomo della galassia Fininvest, Mediolanum, Mediaset, Publitalia ‘80, Mondadori e così via.
Un altro uomo che ha un rapporto ultradecennale con il Capo, come i Marcello Dell’Utri, i Gianni Letta, i Valentino Valentini, e tanti altri che, da dirigenti del Gruppo Berlusconi, sono diventati parlamentari e ministri.

 

 

Ma a cosa serve un nuovo ministero con competenze che s’intersecano con quelli già presieduti dai vari Raffaele Fitto (Rapporti con le Regioni), Umberto Bossi (Riforme Istituzionali), Roberto Calderoli (Semplificazione normativa), Elio Vito (Rapporti con il Parlamento) e Gianfranco Rotondi (Attuazione del Programma di Governo)?
Non se ne capisce bene l’utilità ma intanto è stato istituito.

Aldo Brancher non è stato solo un dirigente Fininvest, inizialmente nell’orbita di Marcello Dell’Utri, ma altresì uno molto vicino al partito socialista, ed uno che finì in galera negli anni di tangentopoli in quanto accusato di aver versato 300 milioni di lire a Giovanni Marone, segretario dell’ex ministro della sanità Francesco De Lorenzo, allo scopo di piazzare sulle reti Fininvest gli spot della grande campagna pubblicitaria di prevenzione dell’Aids finanziata dal ministero della Sanità.

Fininvest, vi ricorda qualcosa?

Anche questo Brancher agiva all’oscuro del Capo? Sottraendo soldi o mettendoli di tasca propria?
E per premiarlo il Capo che fa? Se lo porta in Parlamento e con una delle sue leggine ad hoc lo scagiona dall’accusa di finanziamento illecito al partito socialista.

Last but not last, Aldo Brancher è stato, prima di essere un ministro e parlamentare ed un dirigente Fininvest, un prete.
Aldo Brancher è stato un prete paolino.

Negli ultimi tempi, nell’estate delle scalate, il suo nome venne fuori accostato a Fiorani ed ai “furbetti del quartierino”; uomo moderato e naturalmente portato al dialogo ed alla mediazione è ritenuto il principale artefice del disgelo di fine anni ’90 tra Berlusconi e Bossi.

Si levano alti gli strali di coloro che sostengono che, in Italia, una promozione a ministro significa scampare a processi ed evitare le aule di tribunale.

Neanche Bossi capisce la ratio di una simile nomina.

E che fa il Capo di Stato dall’alto del Quirinale? Dorme?

Massimo Bencivenga

 
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