Giuliani non è l'unico eretico! Eccone un'altro..
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Giuliani non è l'unico eretico! Eccone un'altro..

Eugenio Benetazzo è chiamato "Il Grillo dell'economia"; in un suo libro aveva previsto il crack finanziario

Giuliani non è l'unico eretico! Eccone un'altro..

La vicenda di Giampaolo Giuliani, le sue teorie, i suoi allarmismi, le tante critiche che ha sollevato, per la verità ha avuto anche molti sostenitori accademici e non, hanno spinto legioni di utenti della rete ad informarsi, a cercare di vederci chiaro nella situazione. Sono in tanti quelli che, usando le potenzialità della rete, hanno scovato lavori ed esperti ai quattro angoli del mondo, ora per deridere e ora per appoggiare il tecnico Giuliani. L’intera vicenda getta luce nuova sull’attendibilità di scienziati “mediatici” che spalleggiano, più o meno interessatamente, il politico e la nomenclatura del momento.
 

E più in generale pone l’accento sulla credibilità di coloro che entrano ed influenzano, attraverso i media, tante nostre azioni e opinioni. Per quanto riguarda la politica un fenomeno ormai consolidato è quello di Beppe Grillo e dei suoi grillini. Pur senza aver comunque inciso sulla politica e sulle decisioni della stessa i Grillo Boys sono estremamente amati e seguiti dal popolo della rete. Il loro punto debole è la scarsa presenza politica e il fatto che le loro soluzioni non soddisfano pienamente lo spirito, a voler usare un eufemismo; in altre parole sono bravissimi, anche grazie alla rete di meetup, a scovare problemi e magagne ma un po’ meno a fornire delle risposte alle stesse problematiche. 

E lo stesso Grillo ha avuto qualche “problemuccio” con il fisco e con l’abusivismo. Da un po’ di tempo gira per la rete e per la penisola un predicatore finanziario “eretico”, una persona che, in tempi non sospetti, e con un anticipo di qualche anno, aveva già profetizzato il crack finanziario che ha avuto un primo iceberg lo scorso settembre con il fallimento, fragoroso, di Lehman Brothers e, più controllati, di altre banche d’affari, ivi inclusa la potente Goldman Sachs.  Il nome dell’eretico? Eugenio Benetazzo. Il suo curriculum per sommi capi recita: operatore di borsa indipendente, laureato in Economia Aziendale e conosciuto come il Beppe Grillo dell’economia;  il suo economic live show, con il quale attraversa la penisola, si chiama BLEKGEK (Preparati al peggio). Non molto incoraggiante, a farci coraggio e a rassicurarci ci pensano, more solito, i politici che non vogliono panico e disordini da gestire. Quando nel 2006 scrisse il suo primo saggio economico “Duri e Puri: Aspettando un nuovo 1929” venne salutato dalla critica come un catastrofista inattendibile dalla penna facile, uno scrittore esordiente che utilizzava la paura per attirare l'attenzione mediatica. Quali erano i capisaldi della sua teoria? Con il senno di poi niente di troppo astruso o complicato, nessuna delle sofisticate equazioni che gli ingegneri finanziari, i cosiddetti Quants, sono soliti usare. Niente di tutto ciò. Ad allarmare Benetazzo sono state tre variabili macro: la discutibile politica per la prima casa adottata dagli USA, lo scenario sui tassi di interesse e soprattutto i processi di delocalizzazione selvaggia consentiti dal WTO. Con il senno poi non era così difficile. Negli anni l’economista ha prodotto altri libri; l’ultimo ha il ben incoraggiante titolo di “Bancarotta”. Quali gli scenari? Afferma che i grandi gruppi bancari italiani sono più a rischio delle piccole realtà, un rischio dovuto a fenomeni di contagio con i mercati internazionali, mentre le piccole realtà, prese nella loro generalità, si possono considerare finanziariamente immuni dal punto di vista della presunzione di maggior affidabilità patrimoniale. Un altro dei suoi consigli è la nazionalizzazione dell’intero sistema bancario, e possiamo già dire che è impensabile. Non qui, non adesso. Interrogato su una possibile previsione circa la fine del tunnel ha risposto asserendo che i mercati azionari sono un termometro dell'economia ed indicano la profittabilità attesa delle aziende quotate e pertanto la capacità di fare profitto negli anni a venire. Solitamente, aggiunge, la borsa anticipa di 12/18 mesi quello che accade all'economia reale: ci possiamo pertanto aspettare una rilevante contrazione dei fatturati aziendali, un aumento della disoccupazione, un crollo del gettito fiscale ed una sostanziale difficoltà degli Stati a supportare il proprio meccanismo di welfare sociale. Bene. Ovviamente Benetazzo non viene intervistato dai Tg e raramente è ospitato nei talk-show, ammesso che qualcuno li guardi ancora, stracolmi di gente che dice “va tutto bene”. Cosa dobbiamo fare per dargli una certa credibilità? Ci restano due opzioni per vederlo sul grande schermo: un reality o una recessione spaventosa. Quale preferite?

                                                                 Massimo    Bencivenga 

 
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