
A leggere i giornali si rimane sempre un po’ stupiti. Su Repubblica, mica su un giornaletto, mi sono ritrovato a leggere un titolo del genere: Shopping cinese in Italia: allarme dell’intelligence. L’attacco del post è.
Attenzione: i cinesi approfittano della crisi finanziaria dei Comuni per fare speculazioni immobiliari. L’allarme, insolito, è degli 007 italiani, che, nei giorni scorsi, hanno spedito alla presidenza del Consiglio e al Copasir un report riservato con alcuni esempi di come i cinesi, appunto, si stiano infiltrando negli affari economici italiani. E con quali rischi e ripercussioni per il Paese. La preoccupazione è contenuta anche nella relazione semestrale sulla sicurezza italiana elaborata dai servizi segreti. L’intelligence ha inoltrato alle autorità politiche alcuni casi significativi.
Il primo, riguarda il mega-affaire della riconversione delle aree ex Falck di Sesto San Giovanni (quelle delle tangenti del caso Penati). Si tratta di un intervento urbanistico enorme: un milione di metri quadrati da edificare, e quattro miliardi di euro di investimenti. Gli analisti del Dis (Dipartimento informazioni per la sicurezza) segnalano “l’interesse manifestato dagli operatori cinesi per il recupero e il restauro dell'ex area Falck, progetto definito di interesse dalla stessa Repubblica popolare cinese, il cui sviluppo è seguito dal consolato cinese a Milano”.
Che l’allarme sia insolito lo dicono, ma così insolito poi non è: i servizi di intelligence dovrebbero occuparsi di altro, in realtà non lo hanno mai fatto né forse lo faranno mai. Ma verrebbe da dire: “E allora? Sono soldi sporchi? Trattasi delle Triadi cinesi?” L’articolo non lo specifica, perlomeno nella parte free. Questo è il mercato, belli!
Loro hanno i soldi e loro comprano, come hanno fatto per decenni le multinazionali anglosassoni e come hanno cominciato a fare, in tempi più recenti, ex sovietici e arabi. Basti pensare al recente shopping della Qatar Holding in Costa Smeralda.
In calce si leggono dei commenti che invece tutto questo timore non lo vedono. Qualcuno dice che i cinesi si son “comprati” anche l’America, e io aggiungo che stanno facendo lo stesso con alcune parti dell’Africa; qualcun altro intravede in questo “shopping” una possibilità di ripresa per l’Italia, stante una certa stagnazione dei nostri Capitani d’Industria che sembrano essere bravi solo quando hanno lo Stato a spalleggiarli, in ossequio alla famosa massima e usanza, perlopiù italiana, di privatizzare i profitti e socializzare le perdite.
E’ questo un altro spread da abbattere: la capacità di essere competitivi e innovativi senza scaricare ogni colpa sul welfare e sui sindacati. Perché abbiamo già visto che così non è.
O forse la politica teme di perdere qualche clientes? Meglio i soldi della Mafia e della ‘Ndrangheta? Io resto convinto che per cercare di ovviare alla crisi c’è bisogno che Cina e India comincino a comprare e non solo essere la fabbrica del mondo. Un altro commento suggerisce alla Regione di mediare in modo da far assumere giovani italiani. Insomma, gli italiani non sembrano poi avere tutta questa paura dei soldi e degli investimenti cinesi.
Massimo Bencivenga
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