Cinque anni scrissi che un vento di destra, xenofobo e anti-islam avrebbe accompagnato le elezioni europee del 2009. Le elezioni europee del 2014 saranno con molta probabilità le più importanti da almeno un paio di decenni a questa parte. Io ho votato per la prima volta alle europee nel 1994, sembra una vita, e fu un voto entusiasta, c’era un sogno, una speranza che oggi francamente non c’è più. Il mio illuminato prof, non nel senso che era massone o altro, ma nel senso di intelligenza lungimirante, delle medie aveva ragione quando mi disse: “Massimo, dopo il 1989, niente sarà più come prima!” Amen.
La contrapposizione capitalismo-comunismo è stata risolta in un turbocapitalismo che non fa il bene dei lavorati e dei contribuenti occidentali, che anno dopo anno vedono ridursi, congiuntamente, risparmi e servizi.
Star delle prossime elezioni sarà invece l’Euroscetticismo. Un sentimento che da strisciante che era nel 2009 sarà fragoroso nel 2014, anche per effetto delle timide, e perlopiù sbagliate, risposte degli Stati a un crisi sistemica e lunga perché imperniata sul debito di lungo periodo.
Diamo qualche numero, per capire un po’ le dimensioni del fenomeno. Partiamo dallo splendido isolamento del Regno Unito. In Gran Bretagna l’Ukip, il Partito per l’indipendenza del Regno Unito prese nel 2009 il 16,1%, adesso lo accreditano al 26%, secondo partito del paese, ma davanti ai conservatori del premier Cameron. Non male per un partito che un po’ di tempo fa sembrava folkloristico (e che in patria alle amministrative prendeva il 3%) dal momento che aveva un unico obiettivo: l’uscita di Londra dall’Unione Europea. Lo guida Nigel Farage, che adesso molti italiani hanno cominciato a conoscere su Youtube per le sue invettive.
Ero piccolo, son diventato adolescente e sempre, in Francia, Jean-Marie Le Pen era stigmatizzato come qualcosa di “pericoloso”, un estremista. E raccoglieva un pugno di voti. Adesso Jean-Marie, non c’è più, alla guida del partito c’è la figlia Marina, che alle Europee del 2009 raccolse il 6,3%. Gli ultimi sondaggi francesi danno il Front National (FN) come primo partito transalpino al 24% delle intenzioni di voto.
Come detto in un’altra occasione, Marine Le Pen sta cercando un alleato e una sponda in Geert Wilders, un impresentabile sino a qualche anno fa, una “persona non gradita” per i britannici per via della sua islamofobia. Il Partito per la Libertà (in olandese Partij voor de Vrijheid, PVV) alle Europee del 2009 prese il 17%, non poco, ma adesso lo danno al 27%, primo assoluto nel paese, davanti al partito socialista olandese.
Olanda, Regno Unito e Francia con una marea di euroscettici. Ma gli indizi per una valanga di voti per chi vede come il fumo negli occhi questo tipo di Europa non sono finiti. Vi ricordate di Jörg Haider? Il politico austriaco morto tragicamente e sempre sospettato di essere un criptonazista? Bene, nel 2009, quando Haider già era morto, e quattro anni dopo aver abbandonato il partito, il Fpö, il Partito della libertà austriaco, prese il 12,7%. Adesso, il Fpö è accreditato di un consenso oscillante tra 25 e il 26 per cento delle preferenze, che ne farebbero il primo partito del paese davanti ai socialisti e ai popolari.
Altra crescita importante, ma qui non so darvi i numeri, potrebbe essere quella del Svezia-Sverigedemokraterna, partito democratico nel nome e nazionalista nei fatti, che nel paese scandinavo sta buttando benzina sul fuoco dei disordini scoppiati tra e con gli immigrati a Goteborg e Malmo. Ne trarrà un indubbio vantaggio. In Belgio alcuni vaticinano una crescita percentuale importante per Vlaams Belang, partito di destra, nato una decina di anni fa e che raccolse il 9,8% alle Europee del 2009. Punto fermo di questa compagine, oltre a una smaccata ideologia etnonaziolista, è l’assoluta contrarietà a qualsiasi ingerenza della Ue negli affari interni.
Ma non è solo la “vecchia” Europa a essere euroscettica. Ci sono anche i nuovi arrivi, come l’Ungheria. Anche se l’Ungheria rappresenta invero la vecchia nobiltà europea, essa è approdata da poco nella UE, in tal senso l’Ungheria è una novizia. Ebbene, anche in paesi come l’Ungheria che stanno ricevendo copiosi aiuti per allinearsi agli altri, il sentiment anti Europa è forte. Tanto per dire, gli ultranazionalisti antisemiti dello Jobbik sono stimati al 17% per cento. Nel 2009 presero il 14,8%.
E poi ovviamente c’è il caso-Grecia, con il partito eurocritico di sinistra radicale con più percentuali d’Europa: Syriza di Alexis Tsipras, che col 29-30 per cento delle intenzioni di voto supera, sia pure di poco, Nea Dimokratia (centrodestra) del premier Antonis Samaras.
Insomma molti seggi andranno a politici molto, molto critici con l’Europa, ma anche in disaccordo tra loro, perché abbiamo trovato partiti ultranazionalisti e di destra accanto a compagini che dovrebbero far riferimento alla sinistra. In Italia, attualmente, il M5S è il secondo partito, e ideologicamente è di difficile collocazione.
Questa massa euroscettica è informe, localista, potranno tendere imboscate, fare ostruzionismo, rendere il Parlamento Europeo una palude vietnamita, ma difficilmente riusciranno a dare una impronta e guida politica in proprio. Ed è un peccato, perché potrebbero avere almeno, dico almeno il 30% dei seggi. Che non sono pochi.
Massimo Bencivenga |