Sull'Europa spira un vento di destra
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Sull'Europa spira un vento di destra

L'Europa delle banche non è ancora l'Europa dei popoli. E forse non lo sarà mai...

Sull'Europa spira un vento di destra

Questa volta bisogna dare atto ai politologi. Quello che è giusto è giusto. Non pochi ed autorevoli analisti politici avevano paventato un forte vento di destra sulle elezioni europee. Ebbene la brezza della destra politica è spirata insieme ad un refolo più mefitico e insieme all’astensionismo che, per certi versi, è stato il vero protagonista della tornata elettorale. La destra politica, insieme a compagini più estremiste, per non dire xenofobe, ed euroscettiche, è stata la star delle elezioni europee 2009. Strano mondo l’Europa, quando le elezioni non contavano molto, anni ’80, si andava alle urne ben più numerosi di adesso che, viceversa, le leggi e le decisioni di Strasburgo pesano molto di più nelle nostre vite. Forse perché in quegli anni c’era un sogno e adesso solo disillusione. Nel fiume di parole, commenti ed ipotesi intorno alle elezioni europee 2009 una considerazione merita ben più di una riflessione: l’Europa delle banche non è ancora l’Europa dei popoli, forse non lo sarà mai.

E’ così, non siamo gli Stati Uniti d’America, una nazione giovane, cresciuta insieme, con una storia comune e senza la condizione psicologica di anni ed anni di re e regnanti, feudi e feudatari, in perenne lotta tra loro. La Storia ha un peso, e la Storia dell’Europa è radicalmente diversa da quella statunitense. Il vento della destra politica è spirato forte anche in nazioni, come la Spagna, governata dai socialisti; in Inghilterra il Labour è diventato il terzo partito con i conservatori di Cameron e il partito degli euroscettici sugli scudi, a questi va aggiunto il British National Party, partito nazionalista di estrema destra, xenofobo, razzista, anti-immigrati, anti-Europa, e secondo alcuni chiaramente fascista, ha vinto per la prima volta due seggi al parlamento europeo di Strasburgo in virtù di un 6%.

Inutile nascondersi dietro un dito: uno svedese è diverso da bulgaro e un mediterraneo da un olandese.

 

I partiti xenofobi ed euroscettici, diversi per denominazione da paese a paese, hanno riportato un sensibile aumento in ogni dove, in questo quadro può essere inserita anche la nostrana Lega Nord. In Ungheria il partito dell'ultradestra di Jobbik, i Migliori, il partito vicino alla milizia paramilitare Magar Garda, un gruppetto che si propone l’eliminazione, fisica, dei gitani e riguardo ad Israele appoggia le posizioni del presidente Ahmadinejad, è accreditato dell’8 per cento ed entra nell'Europarlamento insieme, giocoforza, ad esponenti rom. Prevedo bufera. Il più euroscettico tra i capi di Stato è il ceco Vaclav Klaus che ha candidamente affermato le elezioni europee non servono perché non esiste una coscienza nazionale europea. La Polonia, tra i paesi slavi, è una entusiasta europeista, spinta in tal senso dal riformatore, moderno e liberale premier Donald Tusk, sembra superata la parentesi del nazionalismo xenofobo e omofobo dei gemelli Kaczynski e la loro politica della paura dell’Europa e del diverso. In Svezia tengono ancora banco i socialisti, ma entrano in Parlamento anche i rappresentanti del cosidetto “Partito Pirata”, una formazione che si batte per ridurre il limite ed arginare il copyright e favorire la condivisione dei file su internet, questo partito ha ottenuto il 7,4. L’Irlanda, al solito, cerca, nonostante la bancarotta, di sganciarsi dall’Europa mentre in Finlandia è stato eletto, con ben 71.500 voti diretti, un prete ortodosso che era stato sospeso dalla propria chiesa dopo essersi presentato come candidato alle europee; Padre Mitro Repo, 50 anni, è stato candidato ed eletto tra i socialdemocratici. In Francia male il partito socialista; in Austria non c’è stato il previsto sfondamento dell’estrema destra xenofoba del partito della libertà che fu di Haider e oggi è di Heinz-Christian Strache che comunque si attesta come quarta forza al 13,1%. Un simile coacervo di personaggi portatori dei più diversi ed eterogenei punti di vista rende problematica la questione identitaria dell’Europa ed estremamente  liquidi (vero Bauman?) i valori e le linee guida dell’Europarlamento. In Italia prevista, seppur in calo, affermazione del Pdl ed esclusione dall'Europeo per le tante italiche sinistre. A dirla brutalmente sono state le elezioni della paura del diverso, che per l’Europa significa slavo e islamico, in luogo dell’integrazione tra i popoli.

Tutto ciò suona come un requiem per la sinistra e il sogno dell’internazionale; ma provate un po’ a vedere solo 10 anni fa di che colore erano i partiti al governo nel mondo e capirete come sono volatili, estremamente volatili, i flussi e i trend elettorali.  

                                              Massimo  Bencivenga

 
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