Il 14 Dicembre il Giappone andrà alle urne. Così ha deciso Shinzo Abe, il principino nero, l’erede di un criminale di guerra, peraltro mai rinnegato, com’è usanza nel Paese, l’unico dell’Asse a non aver fatto ammenda. In Giappone la Seconda Guerra Mondiale viene insegnata come una guerra di difesa, con gli Usa nel ruolo di aggressori.
La mossa di Abe può aver sorpreso molti, ma non chi è abituato a fare i conti con la realpolitik. Meglio votare adesso e ottenere un nuovo mandato che aspettare la naturale scadenza del mandato (cioè fra due anni) e far i conti con il fallimento dell’Abenomics, ossia della politica economica di Abe.
Le tre frecce dell’Abenomics sono rappresentate da: - una politica monetaria audace (che ponga fine alla deflazione e anzi raggiunga un target d’inflazione del 2%); - una politica fiscale “flessibile” (ossia non restrittiva); - una strategia di crescita con cui la mano pubblica finisca per stimolare gli investimenti privati.
Una politica orientata a far ripartire il Paese mettendo, perlomeno all’inizio, in secondo piano il debito pubblico, che veleggia verso il 240% del Pil. Un debito enorme, che può però giovarsi del fatto che detto debito è al 90% detenuto da investitori domestici.
In ogni caso, in questi due anni non si son visti grossi balzi in avanti, il paese è l’unico, insieme all’Italia, del G8 a essere in recessione Da qui la decisione di antipare le elezioni, cercando di monetizzare politicamente il credito ancora spendibile.
In più, il Giappone è un Paese che diventa sempre più vecchio e nel quale le nascite latitano. Gli economisti più coraggiosi hanno contestato ad Abe la mancanza di coraggio nel continuare con l’aumento dell’Iva, che nel 2011 era la 3%. Ebbene, se pure per gli economisti classici quella può essere la strada per evitare bolle e speculazioni, l’ultimo aumento, della scorsa Primavera, dal 5 all’8 per cento ha avuto come effetto, forse non da solo, di frenare di nuovo la crescita. Per Ben Bernanke, l’Helicopter Ben statunitense, pompare denaro va anche bene, a patto che sia a pioggia in modo che a beneficiarne, per far ripartire i consumi, siano tutti e non solo chi sta più vicino al premier.
I giapponesi stanno sperimentando la crescente forbice tra i ricchi e i poveri che attanaglia anche Usa e Italia (il famoso Fattore Gini), la non crescita dei redditi, i servizi (ottimi per carità!) sempre più cari e bollette sempre più care. Eppure, in un quadro del genere, Abe è il favorito. Ecco, quando guardiamo un Paese dell’esterno, e cerchiamo di giudicarlo con i nostri criteri di valutazione, commettiamo degli errori. Tanti governanti vorrebbero avere dalla loro i numeri di Obama, vorrebbero presentarsi agli elettori con i numeri di Obama nella lotta alla disoccupazione, eppure la sua azione è stata bloccata preferendo al suo modo di governare quello dei repubblicani, creazionisti, antiabortisti e liberisti.
Abe, salvo sorprese, dovrebbe vincere di nuovo. E forse il fatto di aver avuto un antenato additato come criminale di guerra potrebbe anche aiutarlo. Nelle situazioni di crisi, i paesi tendono a riscoprire le identità nazionali. E avere alla guida del Paese il discendente di un militare scampato alla morte solo per aver barattato la sua vita in cambio di informazioni sulla famigerata Unità 731 può intensificare il nazionalismo. L’Unità 731 era composta da un gruppo di medici che faceva esperimenti per conto dell’Armata Imperiale sui prigionieri di guerra, perlopiù russi e cinesi.
Staremo a vedere come il nuovo Giappone, non più egemone nell’area asiatica, interagirà con i vecchi e nuovi nemici cinesi e coreani.
Anche questa è politica, anzi geopolitica, che si può comprendere meglio usando anche gli strumenti propri della Teoria dei Giochi.
Tu che ne pensi?
Massimo Bencivenga |