
Il 6 Novembre si avvicina e con esso le attese elezioni presidenziali Usa del 2012. I candidati principali come sapete sono due: il POTUS (Presidente of the United States) uscente, Barack Hussein Obama, e il candidato del GOP (il Grand Old Party), il repubblicano, mormone e milionario Mitt Willard Romney. Domani 16 Ottobre ci sarà il return match, ossia un nuovo confronto uno contro uno, un mexican stand-off nel quale in tanti si aspettano un Obama più pugnace.
A questo nuovo confronto ci si arriva con la stoccata di Rupert Murdoch via Twitter a Obama. Anzi, al suo vice, Joe Biden, accusato dal magnate delle Tlc di non aver detto la verità in merito ai rapporti con il premier israeliano Netanyahu. E di aver altresì lascito non poche ombre sull’attentato al consolato americano a Bengasi dello scorso Settembre. Attentato nel quale rimanse ucciso Chris Stevens, ambasciatore Usa in Libia. “Un incubo per Israele se Obama vince. Biden ha totalmente mentito sul suo rapporto con Bibi. Susan Rice al Dipartimento di Stato un incubo”. Queste le parole, come si vede non è stato tenero e galante neanche con Susan Rice, da molti data come nuovo Segretario di Stato, sempre in caso di vittoria per Obama.
La Rice è figlia di Emmet Rice, ex presidente della Fed per lo Stato di New York. Una che ha studiato Storia alla Stanford, risultando la migliore e fregiandosi della chiave Phi Beta Kappa; non bastasse ciò la Rice ha altresì conseguito una Truman Scholarship, nonché anche una Rhodes Scholarship. E’ una prima della classe, ma con una vision fortemente americana della missione degli Usa nel mondo. Da lei non ci si aspetta qualcosa di “creativo”. Se sarà insignita farà un buon lavoro, ma niente di rivoluzionario. Murdoch evidentemente ha delle buone spie se già chi sarà il prossimo Segretario di Stato. Ma lasciamo la Rice e torniamo a Obama-Romney. Nonostante la figura del primo confronto, e nonostante alcuni sondaggi diano Romney alla pari, Obama può rallegrarsi per alcune “cosucce”.
Un rilevamento Reuters/Ipso ha riportato che, all’interno del 7% di quanti hanno già espresso il proprio voto personalmente o per posta, il 59% avrebbe scelto Obama. E solo il 31% Mitt Romney. E il restante 10%? Le agenzie informano che il margine di errore è intorno al 10%, ma il dato appare già indicativo. Va detto che questa cosa di votare prima della data negli Usa è abbastanza diffusa, per quanto spesso questa miscellanea di sistemi e tempi di votazione abbia sollevato più d’un dubbio.
Sono 40 gli Stati che hanno già iniziato a raccogliere i voti in anticipo sul giorno delle elezioni, il già detto 6 novembre, e i sostenitori dei due candidati invitano a votare il prima possibile. Obama nel 2008 aveva già beneficiato di una massiccia dosi di consensi tra i voti anticipati nella vittoria dl 2008, quando a non attendere il 6 novembre fu un elettore su tre. Lo staff di Obama sostiene, e le dichiarazioni vanno prese come “di parte”, che Obama sarebbe avanti anche nei voti anticipati in due Stati-chiave in bilico (o Tossup) come Iowa e Ohio; e avrebbe uno svantaggio inferiore al 2008 in altri Stati-chiave.
E nessun repubblicano, dopo la Seconda Guerra Mondiale, è mai stato eletto presidente Usa senza aver “conquistato” l’Ohio.
Massimo Bencivenga
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