Si chiama Ernst.
E’ un ex ufficiale dell’esercito Usa con operazioni all’interno della missione Iraqi Freedom. Può essere un candidato repubblicano a Usa 2016. Ed è una donna.
Nella corsa dei repubblicani spunta anche il nome di Joni Ernst.
Magari non come candidato, ma come vicepresidente sarebbe anche una bella mossa, perché, come amano dire quelli che si occupano di Storytelling, “Joni Ernst è una Storia”. E gli americani, si sa, vanno pazzi per le Storie, specie quelle che inneggiano e avvalorano Il sogno Americano.
Se i democratici hanno contato sulla Storia di Obama, “Mio nonno pasceva pecore in Kenya e io sono senatore degli Usa”, diceva nel Keynote speech pro Kerry del 2004 il senatore dell’Illinois; se potranno contare sulla Storia di Julian Castro, “Mia nonna avrebbe trovato straordinario il fatto che appena due generazioni dopo il suo arrivo a San Antonio, uno dei suoi nipoti sarebbe diventato sindaco della città”, pronunciate a sua volta dal giovane sindaco democrats durante un altro Keynote speech, quello pro Obama del 2012; nondimeno anche i repubblicani sono alla ricerca di simili narrazioni, di storytelling d’impatto. Accattivanti sono anche quelle di Ted Cruz o Marco Rubio, come quella di Bobby Jindal.
Ma qual è la Storia di Joni Ernst? “Sono cresciuta castrando maiali in Iowa”, sosteneva in un video la prima senatrice donna della storia dell’Iowa, nonché la prima veterana di sesso femminile a mettere piede al Senato. L’Old Party crede in questa donna al punto tale da aver affidato a lei la risposta del GOP al discorso sullo Stato dell’Unione pronunciato a Gennaio da Obama. Ex tenente colonnello dell’esercito, membro attivo e a vita dell’American Rifle, Joni Ernst ha posizioni ultraconservatrici che piacciono a quelli del Tea Party; è infatti anti-abortista, ferocemente contro i matrimoni gay e fiera avversaria di politiche come il salario minimo e dell’ingerenza delle leggi federali in materia di istruzione.
Mitch McConnell, leader repubblicano al Congresso crede che possa dare tanto perché “Porta una prospettiva unica al Senato: è madre, è soldato e leader indipendente”. Più giovane di Sarah Palin, meno appariscente della stessa è più misurata e potrebbe portare con sé una sobrietà che manca a Sarah. Ma c’è un’altra cosa che gioca a favore di Joni.
Joni afferma che la sua voglia di servire il paese le venne dopo una “gita” in Ucraina organizzata dalla facoltà di Agraria, en passant diciamo anche che alle superiori fu, come Ted Cruz, Valedictorian dell’high school, un privilegio di solito riservato all’allievo più brillante e capace.
Per anni, chi voleva far carriera in Usa, all’interno di alcuni settori, doveva conoscere le “cose sovietiche”, perché erano i nemici. Così fece per esempio Condoleeza Rice. Per un po’ la cosa non è valsa più, ma da un po’ i russi stanno ridiventando di nuovo “gli altri”. Combinazione o meno, anche questo gioca a favore dello Storytelling di Joni Ernst.
Resto convinto che i democrats sceglieranno Julian Castro, ma che ne direste di un ticket repubblicano Ted Cruz-Joni Ernst?
I due, ormai dovreste averlo capito, hanno e sono un Storia.
Massimo Bencivenga |