 Sarebbe interessante porre questo quesito agli Italiani. Sicuramente otterremmo risposte diverse in base al ruolo e al ceto sociale.
Vediamo cosa potrebbero rispondere varie categorie di persone:
I POLITICI. I governo, dovendo far quadrare i conti solo per il periodo di "reggenza", la vedono solo come una spesa, tanto loro non nè devono più usufruire e i loro figli o nipoti frequentano istituti privati. L'opposizione contesta e dice NO! Ovviamente cambiando il colore del governo cambierebbe la musica ?, infatti se ci fosse la sinistra alla reggenza, allora il governo farebbe tagli sull'istruzione e l'opposizione contesterebbe e direbbe NO!
I GENITORI. I genitori, sono i più disperati, perchè si sentono impotenti di fronte ad un impoverimento del livello culturale dei loro figli. Loro ovviamente vedeno la scuola come un giusto e fondamentale investimento per il bene del Paese. Illusi anche dal fatto che i loro figli grazie ad un diploma o ad una laurea hanno "diritto" ad un lavoro. Purtroppo non è così e non lo sarà mai. Il lavoro lo si trova solo se si sa fare qualcosa che viene ricercato da un datore di lavoro.
GLI STUDENTI. Molti degli studenti oggi in piazza, non sa neanche davvero quello che sta succedendo e che conseguenze implica. Loro protestano!. Solamente una piccola % dei ragazzi è totalmente cosciente della manovra scellerata proposta dal ministro Gelmini (molto probabilmente una marionetta da sacrificare in pubblica piazza).
IL MINISTRO GELMINI. Il ministro dell'istruzione è un politico non certo esperto, è alla sua prima esperienza politica di una certa rilevanza e gli hanno affidato un compito delicatissimo, molto più adatto ad un politico navigato. Ma questo dimostra come Berlusconi e la sua squadra vedano la scuola come una spesa da tagliare per racimolare soldi per risanare Alitalia e alcune Banche gestite da manager incompetenti.
LA SCUOLA. La scuola sicuramente va riformata. Ma non facendo tagli a casaccio seguendo solamente una logica economica. La scuola va riformata perchè non forma i ragazzi per il mondo del lavoro. La maggior parte delle università in Italia sfornano un numero enorme di ragazzi che hanno un'accozzaglia di informazioni poco spendibili sul mercato. I neo-laureati, infatti, passano altri e 2-4 anni, nel migliore dei casi, a fare praticandati e stage per imparare il lavoro. Molto probabilmente, senza sfruttare le informazioni avute dalle università.
La situazione è certo assurda e complicata, ma vedere come la sista affrontando rattrista e mi fa avere sempre più la consapevolezza che mancano i tempi dove l'europa ci invidiava le nostre università Certo erano altri tempi e altri politici! |