 Petrucci è amareggiato, ma è anche colpa sua se l’attesa Valanga Azzurra a Vancouver 2010 non s’è vista. Nello sci di fondo, nella staffetta, dal 1992 per noi era o un oro o un argento: a Vancouver 2010 i nostri Checci, Di Centa, Piller Cottrer e Zorzi, non sono andati oltre il nono posto. Armin Zöggeler è stato immenso con il suo bronzo nello slittino, mentre il giovane Alessandro Pittin, nella combinata nordica, è stato la sorpresa insieme alla sua coetanea Arianna Fontana, che nello short track ha bissato il risultato ottenuto, a neanche 16 anni, nel 2006 a Torino. Le note dolenti sono arrivate da Enrico Fabris nel pattinaggio di velocità (nessuno sa cosa è capitato al ragazzo) e dalla Kostner. Carolina Kostner ha fatto spendere bei soldoni alla federazione scegliendo di andare negli States ad allenarsi con un nuovo tecnico (pagato dallo Stato), scegliendo di farsi seguire da un motivatore, un mental coach per la parte non tecnica: il risultato di questo sforzo di soldi, di esercizi e di lavoro sulla personalità sono state 4 cadute. La regina è nuda. Adesso lo sappiamo per certo, anche se le avvisaglie le avevamo già: Carolina Kostner non è una campionessa, non è una big; un’ottima atleta sì, ma niente di più, e niente che rimarrà negli annali. Nello sci alpino si fa sempre più certo uno spettro dal nome “Zeru Tituli”. Zero medaglie. Nel supergigante ad onor del vero siamo stati grandi, quattro dei nostri nei primi sette, e sfortunati, con un quarto posto a 5 centesimi da un argento. Nel gigante e nella discesa libera abbiamo invece fatto male. Rimane, per le donne e per gli uomini, solo lo speciale. Fatta questa disamina andiamo a vedere qualche perché.
Il vero responsabile della debacle di Vancouver 2010 è il calcio. Il calcio, che in Italia fagocita soldi e diritti a tutti gli altri sport, sta relegando gli stessi a ruolo di comparsa. Vancouver 2010 fa il paio con Berlino 2009, con la più imbarazzante spedizione azzurra ad un Mondiale di Atletica, qualcosa di mai visto; due atleti, Andrew Howe e Alex Schwazer, avevano qualche possibilità di medaglia e siamo riusciti a non portare uno (howe) per infortunio e far arrivare l’altro (Schwazer) con i crampi allo stomaco.
Tra l’altro siamo l’unica nazione con gli atleti allenati da padre/madre/fratello/sorella/partner. Roba da terzo mondo sportivo. E con il reclutamento delle giovani leve come andiamo? E con gli impianti sportivi? Degli allenatori ho già parlato. Vediamo oltre all’atletica qualche sport annichilito dal Calcio.
Basket. Un tempo rivaleggiava con il calcio. Il movimento non c’è più e se abbiamo tirato fuori 3 Nba non è certo da attribuirsi alla serietà di una programmazione. Tennis. Terzo mondo. Come lo sci è uno sport molto dispendioso, quasi di elite all’inizio; se mancano i soldi non possono venir fuori atleti. I nostri staffettisti avevano, in 4, 142 anni di età. Il ricambio non c’è perché non ci sono i fondi. Pallavolo. Quasi dal niente emersero i Zorzi, i Bernardi, i Giani, i Gardini della straordinaria epopea degli anni ’90. adesso abbiamo la base e la scuola ma non i talenti. La vita è strana. Nuoto. Grandi passi avanti dalla metà dei ’90 quando portavamo a casa solo la finale nei 200 dorso di Emanuele Merisi che ha fatto da trait d’union tra l’onda azzurra di Giorgio Lamberti e Stefano Battistelli e quella di Massimiliano Rosolino e Domenico Fioravanti.
Poi s’innesca un circolo vizioso negativo, meno risultati e meno soldi, quindi meno risultati e ancor meno soldi, etc.. I giornalisti poi, cercando di far del bene al movimento, fanno diventare ogni medagliato un eroe ed un campione imbattibile amplificando le attese. E le delusioni. Ah, dimenticavo: Andrew Howe NON è un campione, ergo non attendiamoci medaglie da lui.
Massimo Bencivenga |