Le specie aliene, un pericolo per la fauna autoctona e un costo per gli Stati
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Le specie aliene, un pericolo per la fauna autoctona e un costo per gli Stati

Le specie aliene rappresentano un pericolo per l'ecosistema e per l'economia

Del Punteruolo Rosso ne hanno parlato anche notiziari e telegiornali. Ma ogni giorno, l’ecosistema intorno a noi subisce un costante e invisibile attacco da parte di quelle che gli scienziati chiamano specie aliene.

Organismi, animali e funghi che, pur non appartenendo al nostro habitat, per una qualche ragione vi sono giunti e stanno facendo strame delle specie già esistenti.

Aliene perché non autoctone (il termine tecnico è alloctone), e non perché provenienti da un altro pianeta. Il punto è che, in assenza di perturbazioni esterne, ogni habitat tende a raggiungere un equilibrio più o meno stabile, anzi, per essere più precisi, si tende verso un meta-equilibrio.




L’arrivo di queste specie aliene va ad alterare radicalmente questa meta stabilità, ridefinendo anche la consueta dinamica preda-predatore. Un esempio? Gli Stati Uniti da almeno 12 anni stanno combattendo una battaglia senza esclusione di colpi con un pesce che si chiama Testa di Serpente (Channa argus), un vorace predatore asiatico che può raggiungere un metro di lunghezza, che introdotto nel Nord degli Usa ha preso fare strage delle specie già esistenti. Per cercare di contenerlo ecologi e ambientalisti hanno “avvelenato laghi” (nel senso che ne hanno aumentato la salinità) e dragato fiumi; ma il pesce, che peraltro riesce a resistere un po’ anche senza respirare e a spostarsi per brevi tratti e comparso nel Potomac e anche in California e Florida, dove una alluvione ne favorì la fuga da un allevamento nell’Arkansas. Il timore è che possa raggiungere la zona dei Grandi Laghi e alterare la fauna acquatica.
Secondo gli studiosi la sua presenza mette in serio dubbio decine di specie animali.

Ma tutto il mondo è paese, anche in Italia si vivono situazioni simili.
Il pesce siluro, voracissimo predatore proveniente dai grandi fiumi dell’Europa centrale e orientale, ha ormai colonizzato quasi tutta l’Italia settentrionale. Si nutre di grandi quantità di ciprinidi come cavedani, alborelle e triotti.
Alcune indagini, effettuate nella provincia di Rovigo hanno rilevato che questo gigante, che può raggiungere i 2,5 metri di lunghezza e 300 chili di peso, presente come detto in ogni corso d’acqua, costituisce il 27% del totale della biomassa ed è la specie più rappresentata.

Questa situazione fa pensare a ciò che è successo con l’introduzione del pesce chiamato Nilo Perch nel Lago Victoria, in Africa. Questo pesce in pochi anni ha fatto sparire 200 delle 300 specie di Ciclidi che vivevano nel lago.
L’impatto è anche economico, il governo americano ha calcolato che, tra il 1906 e il 1991, 79 specie non indigene, tra cui la falena gitana europea e il moscerino della frutta mediterraneo, hanno causato danni alla nazione per 97 miliardi di dollari, ossia per circa un miliardo di dollari l’anno. Recentemente un rapporto redatto da un gruppo di ricercatori della Cornell University ha corretto, alzandola, la stima a ben 138 miliardi di dollari. Qualche esempio? La formica rossa sudamericana costa al solo Texas mezzo miliardo di dollari l’anno.
Cinque miliardi di dollari all’anno se ne vanno per bonificare e controllare la Dreissena, un mollusco europeo delle dimensioni di un’arachide, che tappezza il fondale dei Grandi Laghi e che adesso regna sovrano anche nel Mississippi, dove fa strage di plancton necessario alla sopravvivenza delle altre specie acquatiche. L’Afide russo del grano costa agli americani 173 milioni di dollari l’anno. 10 milioni di dollari invece la lampreda di mare, anche lei, come la dreissena, arroccatasi nei Grandi Laghi.

Malattie introdotte che colpiscono tappeti erbosi, giardini e prati da golf, 2 miliardi di dollari. Bivalvi che danneggiano le navi, 200 milioni di dollari. Controllo e ricerche sul Serpente arboreo bruno di Guam che oggi infesta Honolulu e le Hawaii, sei milioni di dollari. E così via.

La globalizzazione, poi, non ha fatto che peggiorare le cose. Ecco perché ci sono normative così stringenti sull’importazione degli animali esotici. Non solo animali però, esistono anche parassiti, funghi e malattie che attaccano le piante e minacciano i raccolti. Insomma, un problema da prendere sul serio e con le molle.

Massimo Bencivenga


 
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