2001: Odissea nello spazio
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2001: Odissea nello spazio

Di Stanley Kubrick. Anno di produzione: 1968

“Ognuno è libero di speculare a suo gusto sul significato del film. Io ho tentato di rappresentare un’esperienza visiva che aggiri la comprensione per penetrare con il suo contenuto emotivo direttamente nell’inconscio.”

Stanley Kubrick

L’alba dell’uomo: il primo capitolo di questo straordinario film si apre con una comunità di primati che passa il tempo nell’inerzia pensando semplicemente a sopravvivere. Ma un giorno un misterioso monolito nero fa la sua comparsa gettando gli ominidi nella concitazione più sfrenata. Si avvicinano, lo toccano…ma non sanno cosa fare. Successivamente, un primate “giocherella” con un osso, poi guarda il monolito…La Terra è perfettamente allineata con gli altri pianeti del sistema solare, in circolo(il tema della circolarità è ricorrente).

Riceve una sorta di illuminazione. L’ominide brandisce l’osso, si rende conto che può essere utilizzato come un’arma per uccidere gli animali e, ancor di più, per conquistare il potere territoriale nei confronti degli altri ominidi. E in effetti il nostro antenato utilizza quell’osso per uccidere un suo rivale. Fieramente poi getta l’osso per aria, e nella scena successiva quell’osso si trasforma in un’astronave. Eccola: l’ellissi più ardita ed importante della storia del cinema. Quest’ellissi(in cinematografia l’ellissi è un salto narrativo, uno spazio non rappresentato che collega due segmenti filmici di un’ unica sequenza temporale)sta ad indicare con quali valori è progredito il genere umano: la violenza e la sopraffazione.

 

Ora ci troviamo nel XXI secolo. Il dottor Floyd viene chiamato su di una base lunare per studiare un monolito nero piantato in una cavità della luna. Questa è la mitica scena in cui assistiamo alla congiunzione di due navicelle spaziali accompagnata dal valzer di Richard Strauss(e come si balla il valzer? Due elementi che ruotano su se stessi e che a loro volta girano intorno ad un ambiente). Il dottor Floyd giunge alla base lunare, ed insieme ad un’equipe si appresta ad analizzare il monolito, ma quando gli uomini gli si avvicinano emette un potentissimo segnale radio. Un segnale radio verso Giove.

 

Missione su Giove: La nave spaziale Discovery diretta su Giove è composta da cinque astronauti: tre ibernati e due di turno, David e Frank. La nave è governata dal calcolatore HAL 9000(negli anni ’60 la parola computer veniva tradotta). HAL 9000 è un’intelligenza artificiale considerata pressoché infallibile. Con il suo monocolo tutto osserva e scruta, e con la sua voce(…entrata nella leggenda)interagisce con l’equipaggio. Solo il computer di bordo è a conoscenza del reale scopo della missione, ed è quindi costretto a mentire al resto dell’equipaggio. Ma HAL è programmato per non mentire mai. Questa dicotomia lo fa praticamente impazzire, anzi, lo rende in un certo qual senso umano. Inventandosi un inesistente malfunzionamento delle attrezzature, interrompe le comunicazioni con la Terra. I due astronauti, David e Frank, rendendosi conto della fallacità del computer, decidono di fare a meno di lui scollegandolo. HAL si accorge di tutto, e come tutti gli esseri viventi scatta in lui un indomabile istinto di sopravvivenza. Tale istinto si manifesta nella maniera più tragica: uccide gli astronauti ibernati e attira gli altri due fuori dal Discovery intenzionato a riservare loro la stessa sorte. La creatura si è ribellata al creatore, e non è difficile trarre da ciò anche delle venature shelliniane(la creatura di Frankenstein). Ma il piano di HAL fallisce: Frank muore, ma David riesce a salvarsi e, penetrato nella memoria centrale del computer, elimina tutte le funzioni vitali. HAL ha paura, implora, ma sente che la fine è orami vicina. Le sue ultime, distorte parole sono i versi di una monotona ed infantile filastrocca: giro girotondo…

A questo punto viene proiettato un video in cui si vede il dottor Floyd che spiega la vera natura della missione: andare alla ricerca di un altro monolito nero che vaga nell’orbita di Giove.

Giove e oltre l’infinito: Il terzo e ultimo capitolo vede l’unico superstite della missione, David, nei pressi di Giove. Il monolito gli compare dinanzi, ed inizia uno spettacolare e allucinante viaggio. Questa è l’Odissea: l’irrefrenabile istinto dell’essere umano di andare oltre e osare l’inosabile. Di penetrare l’ignoto, rappresentato dal monolito, e scrutare il non conosciuto. L’insaziabile voglia di sapere. Attraversando psichedelici bagliori e corridoi luminescenti, David e la sua navicella sorvolano stelle, galassie e l’infinità dell’universo: trafiggendo il tempo e lo spazio. Il viaggio di David finisce in una casa arredata in stile settecentesco, dove vede se stesso prima giovane, poi anziano e infine decrepito nel letto di morte. Lo sguardo passa in soggettiva, e ai piedi del letto compare ancora lui: il monolito nero. Il morente David allunga una mano, come per toccarlo un’ultima volta, ma lo sguardo in soggettiva va a sbattere letteralmente contro il monolito.

L’ultima immagine di David è un embrione che guarda verso la Terra.

 

L’uomo è rinato, si…ma nulla di nuovo ha scoperto, o meglio, nulla che avrebbe potuto scoprire. E il tema della circolarità viene finalmente a galla: gira e rigira si torna sempre allo stesso punto. Esistono cose che l’essere umano non conosce, ma che conoscerà, perché è in grado di conoscerle; ma ci sono cose che non conosce e che mai conoscerà: è il suo limite, è nella sua natura, e niente potrà cambiare questo assioma. E così il monolito nero scopre tutto il suo mistero, e da simbolo dell’ignoto diventa simbolo dell’inconoscibile, sancendo l’inesorabile e definitiva sconfitta metafisica dell’uomo.

Ispirato da un racconto di Arthur C. Clarke, “La Sentinella”, Kubrick ha scolpito un autentico monumento della storia del cinema. E’ riuscito a sintetizzare filosofia e sublime tecnica registica in un’opera memorabile come solo un genio avrebbe potuto fare. I dialoghi sono ridotti al minimo lasciando ampio spazio alle immagini che scorrono e che abbandonano lo schermo penetrando  direttamente nell’emotività, nella sfera sensoriale, nella profonda essenza. Quando si guarda questo film se ne viene letteralmente assorbiti, si percepisce quasi un qualcosa di magico nell’aria. Come spesso uso dire quando parlo di “2001: Odissea nello spazio”, esso non è assolutamente catalogabile e confinabile nel genere fantascienza, in nessun genere direi: è arte allo stato puro, e Kubrick non è inferiore a Mozart o a Michelangelo.

 

 

                                                                              Alfredo Paragliola

 

 

 

 
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2001: Odissea nello spazio

Stanley Kubrick

1968

CINEMA
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- IL CAVALIERE OSCURO - DI CRISTOPHER NOLAN - ANNO DI PRODUZIONE: 2008
- I DIARI DELLA MOTOCICLETTA, DI WALTER SALLES. ANNO DI PRODUZIONE: 2004
- IL SETTIMO SIGILLO
- INDIANA JONES, LA GENESI DI UN MITO....
- L’ODIO
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- IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
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